DALLE UOVA ALLA COQUE
ALLA PIPA
passando per un Beaujolais
passando per un Beaujolais
Un anno fa circa, dal televisore sintonizzato su un
TG, dopo aver citato Perugia, Garlasco e (l'allora recente) Avetrana udiì un
commento “In questi delitti che avvengono
in ambienti ristretti non bastano i RIS, ci vorrebbe anche Maigret!”. La
frase , ovvia e anche un po’ banale, mi è ritornata in mente ieri, a sentenza per
Garlasco già consumata. Sul momento me sono presa con gli inquirenti e la loro
sciatteria, poi mi son messo a riflettere.
Come allora quella frasetta mi ha fatto sorgere un
dubbio: quale tipo d’investigatore sarebbe più adatto? Dopo aver messo su (più
di tre anni fa) e sostenuto un blog sul genere soft boliled, mi trovo costretto a confrontarmi con altri generi
del giallo, poliziesco, hard boiled e classico nel tentativo d’individuare l’investigatore perfetto per i
delitti della provincia italiana.
La provincia italiana, da tempo, si tinge di sangue.
Le indagini ristagnano. Ci vorrebbe un investigatore speciale: Maigret. Perché
no? La tesi da discutere potrebbe essere: Maigret
sarebbe adatto per indagare nelle cittadine di provincia?
Dobbiamo esaminare diversi candidati. Procediamo per
esclusione.
Sherlock Holmes, archetipo e modello
dell’investigazione scientifica (si ricordi Umberto Eco), credo sarebbe
sommerso dai troppi indizi. Le sue abduzioni (da lui impropriamente chiamate
deduzioni) sarebbero subito bloccate per eccesso di dati. Quando ci sono troppe
informazioni la fantasia non sposa l’immaginazione: per mancanza di spazio.
Poirot, modello dell’investigatore del giallo classico
ce lo vedrei male a Cogne o a Garlasco. No, l’investigatore francofono lo
escluderei, già è un po’ ridicolo di suo, non possiamo metterlo in situazioni
così: poi dovrebbe tagliarsi i baffi per la vergogna!
Passiamo a Marlowe e all’hard boiled, per me comunque indigesto. Quando posso, mangio solo
uova al tegamino (“affrittellate” come si dice in toscana), quelle sode mi
sembrano cibo alieno, pasticche per astronauti, meglio, molto meglio, se alla coque.
Le metafore quando rivitalizzano le nostre conoscenze
comuni hanno presa, come il modo di cucinare le uova: non posso fare a meno di
parlarne. Il termine hard boiled nasce da un'espressione colloquiale.
Per un uovo, essere "hard boiled" equivale ad essere sodo,
duro e irrimediabilmente indigesto. Il classico detective del genere
giallo hard boiled (come Sam Spade di Hammett o Philip Marlowe di
Chandler), non si limita a risolvere i casi, come Poirot o Maigret, ma affronta
i pericoli metropolitani e, con piacere da masochista, si fa coinvolgere in
scontri violenti. Il detective hard
boiled ha, infatti, qualche genoma di "duro". Questi importanti
modelli, impudenti, freddi, irriverenti, cinici e a volte spietati, oggi non
potrebbero sopravvivere più di un giorno fuori di una grande metropoli.
Il loro fascino, la loro capacità d’interazione
violenta, formidabili fino a tutto il periodo della Guerra Fredda, si
scontrerebbero col gretto quotidiano delle nostra provincia. Davanti al
pragmatismo economico degli attori delle cittadine padane sembrerebbero
fastidiosi, obsoleti, fuori moda nel modo di fare e in quello che dicono.
Un esempio. Vi ricordate? Lei lo guarda e commenta: “Siete alto”. Marlowe è pronto: “Non lo faccio apposta”. In due frasi il
primo dialogo che s’incontra ne Il
grande sonno. Quando lo lessi per la prima volta, nel secolo scorso, ne
rimasi folgorato, adesso mi infonde tenerezza. Se poi lo penso svolgersi a
Vigevano, con una piccola imprenditrice locale, mi sembra davvero ridicolo e
forse anche penoso.
Rimangono il genere soft boiled e il poliziesco:
Corto e Maigret.
Il genere soft
boiled nasce nel mondo della globalizzazione, della flessibilità: il
detective non può essere duro. Le sue caratteristiche? Rispettoso, emotivo,
ironico o sarcastico (lo si capisce da quanto è in collera con l’assassino),
determinato con una velatura, solo una nuance, di cinismo. Ironia, cinismo e
curiosità, nel caso di Corto lo skipper detective che indaga nelle mie storie,
sono caratteristiche evidenti perché è nato e cresciuto a Viareggio. Una vera e
propria tara ereditaria.
Sicuramente saprebbe inserirsi nel tessuto sociale di
un paese del retroterra della Versilia: Camaiore, Pietrasanta o Massa. In tempi
brevi non saprebbe, né potrebbe farlo in Lombardia o nel Veneto. Problemi di
lingua e di amici. Ma col tempo, chissà? In Versilia è radicato, sta bene. Le
sue donne sanno cucinare alla perfezione e se è in mare c’è Pino, il cuoco di
bordo, un vero maestro, soprattutto col pesce. Gli amici poi. Corto ha un sacco
di amici: Geco, il Bestia, la Luisa, Ginko, Sughero, don Sesto, la Twina,
Rodin,... tutti con soprannome certificato. Amici veri, di basso profilo
sociale, con discutibile passato e futuro incerto, ma amici fidati, radicati
nella cittadina e pronti a dare una mano. Maldestra, ma è pur sempre un aiuto.
Maigret ha
dalla sua l’esser poliziotto (il suo genere è infatti il poliziesco): ciò comporta, rispetto a Corto, vantaggi e svantaggi.
Ha il potere, ma trova nelle persone qualche chiusura in più. Sa però parlare
con la gente, sondare gli animi ed è anche lui, pur con qualche accento
autoritario, terribilmente curioso. Quando indaga in provincia, parte da Parigi
e ci si trasferisce, s’intrufola, s’immischia, domanda, osserva, chiede... come
Corto e i suoi amici. Maigret però è solo (i suoi agenti assicurano solo
servizi fisici e supporto logistico) mentre Corto ha una corte efficiente di
amici e sodali. Questo pareggia le potenzialità. Se i tempi sono lunghi. In
tempi brevi, mio malgrado, devo scegliere Maigret. La provincia italiana è
avvolta dalla nebbia, una coltre che, se non si fa presto, dilata il tempo a
dismisura, ovatta i ricordi e tutto assorbe. Maigret, con la sua pipa, sa
contrastare la nebbia: avvolge le persone di fumo odoroso, le seduce e le sa
far parlare...
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