Rubrica letteraria
Il
gufo giallo
recensioni di romanzi gialli
recensioni di romanzi gialli
Libro n.
32
Odore di chiuso
Marco
Malvaldi
Sellerio
Un
furbetto (ammiccante) esercizio di
stile.
Premessa.
Abbandonato il Bar Lume e le vivaci mummie (qualche critico acido li ha chiamati
“non morti”) che lo frequentano Malvaldi si cimenta con la storia. Storia
minore, di pentole e mestoli, ma sempre storia. Il settantacinquenne Pellegrino
Artusi, ormai famoso per il suo libro "La scienza in cucina" (mia nonna lo conservava ed io anche!)
si trova a dipanare la matassa di un delitto. Direte: “un giallo storico?”. No, di giallo c’è poco, una nuance (Pellegrino, schifato, avrebbe scritto “una puntina di cucchiaino” da caffè). A dire la verità c’è poco anche di storia. Il libro è però piacevole, ironico e brillante. Si notano alcune forzature: situazioni da gattopardo de’ noantri - l'autore indiretto che spesso compare per dare la sua opinione oppure gli anacronismi intenzionali che riportano il lettore al presente. Anche il tentativo di creare diversi livelli di lettura è sempre troppo palese: il libro cerca essere un romanzo politico, culturale, storico e criminale: non riesce a essere mai nessuno di questi. Leggendolo si ha l'impressione di un ritmo fosse troppo sostenuto: la storia si esaurisce troppo rapidamente: “che sa da fà pe’ campa’!”. Finché “mamma Sellerio” (così la chiama l’autore) lo consente, di male non c’è niente!
si trova a dipanare la matassa di un delitto. Direte: “un giallo storico?”. No, di giallo c’è poco, una nuance (Pellegrino, schifato, avrebbe scritto “una puntina di cucchiaino” da caffè). A dire la verità c’è poco anche di storia. Il libro è però piacevole, ironico e brillante. Si notano alcune forzature: situazioni da gattopardo de’ noantri - l'autore indiretto che spesso compare per dare la sua opinione oppure gli anacronismi intenzionali che riportano il lettore al presente. Anche il tentativo di creare diversi livelli di lettura è sempre troppo palese: il libro cerca essere un romanzo politico, culturale, storico e criminale: non riesce a essere mai nessuno di questi. Leggendolo si ha l'impressione di un ritmo fosse troppo sostenuto: la storia si esaurisce troppo rapidamente: “che sa da fà pe’ campa’!”. Finché “mamma Sellerio” (così la chiama l’autore) lo consente, di male non c’è niente!
Sostanza.
Dimentichiamoci allora che sia un giallo storico. E’ un libretto scherzoso, un
po’ goliardico che cerca di non prendersi sul serio. E’ allo stesso tempo un
pregio (date le dimensioni e gli obiettivi dell’opera) e un difetto (sarebbe
l’ora che Malvadi si mettesse seriamente in gioco!). Lettura sapida da
spiaggia, da gustare insieme a un ghiacciolo alla menta sotto l’ombrellone. Per
questo, io che amo la leggerezza, lo valuto positivamente.
Note
critiche.
Troppi
ammiccamenti da parte dell’autore: risultano sgradevoli. Il finale l’ho trovato
frettoloso, traspare la voglia di andare alle stampe. Peccato c’era materia per
qualche riflessione in più. Il libro di Sherlock Holmes che sta leggendo
l’Artusi resta un mistero. E’ l’edizione del Verri (1895)? No, viene dopo, ma se lo fosse (licenza poetica), contiene solo
tre racconti e non le frasi (famose) di Holmes, saranno nei romanzi successivi.
E’ in inglese, Pellegrino conosceva così bene l’inglese da leggere Conan Doyle?
Misteri.
Conclusione:
divertente se si è disposti a stare al gioco.
Totale: ***1/2/5
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