lunedì 23 gennaio 2012

Il gufo giallo (34)

Rubrica letteraria




Il gufo giallo
recensioni di romanzi gialli


Libro n. 34

La talpa
John Le Carré 
Rizzoli



Ripreso in mano per via del film
L’avevo letto 21 anni fa, perché riesumarlo? Ieri dovevo andare al cinema e volevo richiamare alla memoria alcune cose. Perché? La guerra fredda non c’è più, il muro è caduto e la Russia s’è smontata in tanti pezzi. “Che resta ora di Smiley?” mi sono chiesto “Perché un film?”.
Ben poco credo. Sono passati mille anni e forse più, il clima del romanzo fa respirare a fondo il clima dolente e disperato del mondo dello spionaggio negli anni '60 e, in contrasto, della swinging London (impersonato da Anna, la gaudente moglie di Smiley, di cui sempre si parla, senza mai farla apparire, come la moglie del tenente Colombo!).
Il titolo italiano entra subito in argomento: la talpa è il traditore da cercare dentro i servizi segreti inglesi dopo che un intera rete è stata smantellata.
Il titolo inglese riprende una "conta" che i bambini fanno per iniziare il gioco:
“Tinker, Tailor, Soldier, Sailor, Rich Man, Poor Man, Beggar Man, Thief.”
L'indizio è questo: tra i 5 agenti si nasconde il colpevole, ma visto che sono tutti sono agenti operativi o al vertice di chi fidarsi, come scoprire il gioco? Tocca a George Smiley, stanco, scalcagnato, erudito ex agente sul campo, farsi carico dell'indagine che lo porterà fino in fondo a far cadere il mondo a cui anche lui appartiene.
E il tono con cui Le Carrè fa muovere la narrazione è proprio dolente e disperato, come il senso di un mondo che sta andando verso la distruzione. L’olocausto nucleare per adesso non c’è stato, ma l’angoscia la viviamo ancora, anche se viene dai misteri  e dalle minacce della finanza. La grandezza della   scrittura di Le Carrè sta nel saper disegnare benissimo i personaggi, i caratteri, gli ambienti di un mondo desolato, che ora è un paradigma:   ogni tassello del mosaico si paga con sangue e intorpidimento crescente. Tutto sembra ricoperto da una polvere che proviene da faldoni e incartamenti, l'azione è bloccata dal sospetto e dalla burocrazia, per cui Smiley, non si muove, a volte appare bloccato. Non con eroismo o con potenza, ma con intelligenza e senso del dovere riesce alla fine a compiere questa discesa agli inferi. Un’esplorazione  fatale per i Servizi ma soprattutto per lui e i suoi affetti.
Il romanzo aveva anticipato i tempi anche con la struttura. Adesso, dopo decenni, è più che naturale cominciare un romanzo d'azione o una spy-story con due o tre situazioni che iniziano separate, poi si intersecano e infine sfociano impetuose nel finale.  Le Carrè ha fatto scuola,  insegnato a costruire una storia a incastro: solo che lavorava lento, con paziente cesello. A volte la suspense difetta, ma lo possiamo perdonare per avrci regalato Smiley, capostipite degli eroi dolenti, al limite di un mondo che sta finendo o che sta definitivamente cambiando. Solo non poteva prevedere quanto in peggio!  
Roba d’altri tempi, ma pur sempre un classico. Voto d’affetto e di nostalgia! Il film, però, non merita recensione.
Totale: ****/5

 

 

 

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