Film
n. 22
Il terzo uomo (The Third
Man)
di Carol Reed
con Joseph Cotten,
Alida Valli, Orson Welles, Trevor Howard
Una stupenda sceneggiatura
di Graham Greene, che, mentre preparava il film, scrisse un lungo racconto con
lo stesso titolo. Fu pubblicato l'anno dopo l'uscita della pellicola, nel 1950.
La storia si
svolge a Vienna nell’immediato dopo guerra; è presidiata dalle forze di
liberazione; di occupazione se viste con gli occhi della popolazione. Si
respira il clima esausto, losco ma soprattutto confuso e caotico dell'immediato secondo
dopoguerra: Vienna, porta dell’est, è teatro ideale per traffici sporchi e
delitti.
I personaggi
sono delineati con forza espressiva e anticonvenzionale: il protagonista Holly
Martins è un antieroe. Americano, scrittore di romanzi d'avventura di serie B, decide
d’indagare sulla misteriosa morte di un suo caro amico di giovinezza, Harry Lime.
Nell'impresa sarà aiutato, e allo stesso tempo ostacolato, dalla polizia
d'occupazione inglese e dal rigido, ma
onesto, maggiore Calloway. Holly presto scoprirà che, come
suggerisce la location, nulla è come sembra, i morti potrebbero non esserlo del
tutto e se lo sono il loro nome è falso. La realtà si nasconde nelle ombre, tra
le macerie e nei sotterranei di una Vienna maestosa e decadente, inedita sul
grande schermo.
Il film è girato
in uno splendido bianco e nero (vinse l'oscar) e con molte riprese fatte con un
obiettivo angolare per suggerire il clima avvolgente e teatrale delle ombre che
invadono le strade della città. Per migliorare questo gioco di luci, il regista
ebbe la geniale intuizione di girare con le strade bagnate in modo che la luce
scintillasse sulle sue superfici.
C’è poi la
colonna sonora. Unica, inconfondibile. L’autore del brano, Anton Karas fu
scoperto da Reed in una taverna di Vienna
e lo strumento è il salterio, un’antica cetra da tavolo.
Ci sono alcune scene geniali, piene di suspense e di forte impatto emotivo: quella della luce che all’improvviso illumina Lime nascosto nel vano di un portone, l’inseguimento seguente, la caccia nelle fogne.
Le inquadrature sono rese ancor più inquietanti, tese, e piene di suspense perché deformate grazie all’uso di obiettivi grandangolari: un omaggio al cinema di Welles.
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