E I K O N E Ʃ
di
Oscar MONTANI
di Carmen Claps
Trascrizione (estratto)
della presentazione fatta a Sarzana
il 21 gennaio 2012
(prima parte)
Un’altra …
inchiesta di Corto , lo skipper viareggino … già protagonista di due romanzi e
tre raccolte di racconti. … i racconti si svolgono tutti a terra, Corto indaga
“da sbarcato”; nei romanzi, Viareggio, la Versilia, la Toscana in genere
rappresentano solo il campo base … Corto … indaga durante la navigazione, … in “EIKONEƩ” siamo catapultati dalla darsena
di Viareggio, attraverso fulminee, ma significative escursioni a Pietrasanta e
Lucca, fino a San Pietroburgo e Istanbul, passando per Creta.
… “EIKONEƩ”?
… il titolo, come sempre nei lavori di Oscar, anche in questo caso, il titolo è
quanto mai importante, malizioso e, se vogliamo, racchiude tutta la storia.
Peccato, o per fortuna, che il lettore non lo sa. I titoli, in Montani, hanno
sempre valenza molteplice. In questo caso, intanto, l’aspetto più evidente è il
fatto che Eikon è il nome di una splendida nave, di proprietà di Natalia
Sierpinski, la sorella del socio russo di Gentileschi, il capo di Corto.
L’imbarcazione, in vendita, si trova a San Pietroburgo. Il grande capo ha
intenzione di acquistarla per ampliare la sua flotta; quindi spedisce a San
Pietroburgo il nostro protagonista per … decidere se sia o meno il caso di
concludere l’affare. … il lettore, si accorge subito che la nave è avvolta in
un’atmosfera decisamente poco limpida. Secondo aspetto: il termine icona evoca
immediatamente l’ambito dell’arte, sacra in particolare e infatti, proprio a
San Pietroburgo, Corto viene a scoprire un complicato e pericoloso traffico di
opere d’arte. Terzo e più sottile aspetto è l’altra accezione del termine greco
eikon,
cioè somiglianza, similitudine, … da San Pietroburgo, una catena mozzafiato di
eventi attende il lettore, un susseguirsi di colpi di scena; … fino al finale, …
il colpevole è un’autentica sorpresa: … Tutto
ha preso le mosse in un passato abbastanza lontano, cioè nell’Armenia di fine
ottocento. Questo non sorprende chi conosce le opere di Oscar, … anche la
vicenda de “L’oro degli aranci” ha origine intorno al 1500 per opera di un
pirata turco. Il nostro autore è abilissimo a costruire storie assolutamente
attuali affondandole in un passato così remoto.
La struttura
del romanzo: … l’autore adotta la tecnica del flash back. …
Noi entriamo in medias res, cioè Corto racconta ad un amico, una gustosa new
entry di cui parleremo tra poco, quando la vicenda è già abbondantemente
avviata. … in questo modo il lettore viene messo al suo stesso livello: man
mano viene a sapere quello che sa lui, partecipa dei suoi dubbi, delle sue
emozioni, delle sue paure e, soprattutto, si mette in competizione con lui
nella risoluzione del caso. C’è da dire che Corto racconta sì all’amico per
avere conforto e consiglio, ma, soprattutto, racconta a se stesso per fare
chiarezza. Lo dice esplicitamente: “Quando racconto ricordo, collego,
analizzo”(pag. 209). …
Sempre per quel che riguarda la cornice, come al solito nel nostro autore,
sono eccezionali le descrizioni. Oscar ambienta i suoi lavori nei luoghi che
gli sono più cari e ne tira fuori brani di vera e propria poesia. Penso, per
esempio, a Viareggio nel prologo e nell’epilogo di “Viareggio piccoli delitti
imperfetti”, a Washington ne “La Delta velata”, a Siviglia ne “L’oro degli
aranci”, ma questi sono solo pochi esempi che mi si affacciano alla memoria in
questo momento. Anche in “EIKONEƩ” c’è l’imbarazzo della scelta.
Io mi soffermo su Lucca, Lucca del passato, vista attraverso gli occhi del
nonno di Corto, il nonno portatore di saggezza, memoria storica, che assurge
quasi a figura mitica. Non è una Lucca descritta nei suoi aspetti materiali ma
nella sua atmosfera più intima.
“Lucca si sveglia seguendo precisi rituali e antichi
ritmi sociali. Alle cinque cominciano a circolare i carretti e i barocci
carichi di frutta, patate e ortaggi degli ortolani che hanno gli orti nella
piana fuori le mura. Entrano dalle porte, che gli architetti militari hanno
fatto strette, facendo fuori una lunga rumorosa fila. Appena dentro sciamano
nel labirinto di stradine per fare il giro delle botteghe, ma la maggior parte
va in piazza Anfiteatro: lì hanno le bancarelle. Noi garzoni dei fornai
s'arrivava poco dopo, col carretto o con la bici. Io avevo una bici
pesantissima, con due enormi ceste, una davanti e una di dietro, L’odore
fragrante della pasticceria mi avvolgeva, ma non era facile districarsi nei
meandri di stradine e passare tra i carri e le pareti delle case. Bisognava
fare svelti per completare le consegne delle paste, bomboloni e cornetti ai
bar. Le prime volte mi perdevo in quel labirinto e le paste arrivavano fredde.
(pag. 64)”
“La notte cala da est come una coltre, una magica
coltre, e viene il tempo degli amanti. Durante il giorno non c’è tempo: o sono
fuori città o sono a bottega, comunque a fare affari. Si muovono di notte
quegli uomini furtivi, radente i muri. Nell'ombra risuonano passi svelti e
nervosi o lenti e appagati: c’è chi va e . . . . . c’è chi torna.. Se tendi le
orecchie, nel silenzio delle strade, senti sospiri di saluto, scatti di
chiavistelli e cigolio di portoni che si aprono appena. Fessure per far passare
la persona attesa. . . . . . (pag. 158).”
Su questa
linea è anche la descrizione del traghetto che trasporta i poveri pendolari a
Istanbul (pag. 85). A questo punto bisogna osservare che il nostro autore è
grande nel non cadere nell’insidiosissimo tranello di una scrittura
strappalacrime, che pure per lo scrittore sarebbe comoda e anche facile e per
il lettore accattivante. Ma non è nelle corde di Oscar: quando il sentimentale,
il serio (il serioso) rischiano di superare il limite, interviene con la sua
zampata. Con una sola frase, talvolta addirittura con una sola parola riesce a
sdrammatizzare la situazione con quell’ironia, quell’arguzia toscana che
conosciamo grazie ai grandi comici di quella regione, …
Armonia e
ironia toscana a piene mani, è inevitabile, ma il romanzo è anche estremamente
colto e raffinato, come e forse più di tutti gli altri lavori del nostro
autore. … Passiamo così dagli argomenti più seri e complessi, come la storia
(per esempio la persecuzione degli armeni a fine ‘800), la religione (il
sufismo), l’arte (le uova di Fabergè), la geografia (il canale Volga-Don) a
quelli più leggeri, come la musica leggera (Gaber e Guccini), la gastronomia,
cui, naturalmente, presta il destro Pino Lisi, Pinot, il suo straordinario
cuoco di bordo, cuoco e non solo. …
Come ci ha
abituato, Oscar, anche in “EIKONEƩ”, accompagna le varie fasi della vicenda con
degli intensi leit motiv. Ne “L’oro
degli aranci”, per esempio, sono la spirale e il falco, un elemento geometrico
e un rapace, entrambi molto inquietanti, tanto è vero che sono simbolo e causa
di eventi infausti. Qui, in “EIKONEƩ”, i ritornelli sono il labirinto e i
gabbiani. Anche qui compaiono un elemento che possiamo definire geometrico e
dei volatili. Come la spirale e forse più della spirale, il labirinto è
qualcosa di inquietante, qualcosa in cui ci si perde fisicamente, ma ancora di
più mentalmente. Del labirinto, una volta che ci si è entrati, è difficilissimo
se non addirittura impossibile, individuare la struttura, le regole, in una
parola, la via d’uscita. … Appena
invischiato in questa indagine, Corto ha la sensazione di essersi cacciato in
un labirinto: certo in ogni inchiesta ha vissuto momenti difficili, ma questa
volta lo vediamo più preoccupato, più angosciato di sempre: si sente sperduto,
non sa in che direzione muoversi, non vede via d’uscita. Molto belle le
riflessioni che il nostro autore dedica al labirinto: una per tutte “Giri, giri
e non trovi più l’uscita . . . . . incontri gente che non sai chi siano, anche
loro persi nei meandri . . . . . poi li perdi, li ricordi per un po’, ma non li
ritrovi più”(pag. 158).
Carmen Claps (1-segue)
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