domenica 12 febbraio 2012

presentazione EIKONES-Sarzana (I)


E I K O N E Ʃ
di
Oscar MONTANI

di Carmen Claps

  Trascrizione (estratto) della presentazione fatta a Sarzana
il 21 gennaio 2012
(prima parte)



Un’altra … inchiesta di Corto , lo skipper viareggino … già protagonista di due romanzi e tre raccolte di racconti. … i racconti si svolgono tutti a terra, Corto indaga “da sbarcato”; nei romanzi, Viareggio, la Versilia, la Toscana in genere rappresentano solo il campo base … Corto … indaga durante la navigazione,  … in “EIKONEƩ” siamo catapultati dalla darsena di Viareggio, attraverso fulminee, ma significative escursioni a Pietrasanta e Lucca, fino a San Pietroburgo e Istanbul, passando per Creta.

… “EIKONEƩ”? … il titolo, come sempre nei lavori di Oscar, anche in questo caso, il titolo è quanto mai importante, malizioso e, se vogliamo, racchiude tutta la storia. Peccato, o per fortuna, che il lettore non lo sa. I titoli, in Montani, hanno sempre valenza molteplice. In questo caso, intanto, l’aspetto più evidente è il fatto che Eikon è il nome di una splendida nave, di proprietà di Natalia Sierpinski, la sorella del socio russo di Gentileschi, il capo di Corto. L’imbarcazione, in vendita, si trova a San Pietroburgo. Il grande capo ha intenzione di acquistarla per ampliare la sua flotta; quindi spedisce a San Pietroburgo il nostro protagonista per … decidere se sia o meno il caso di concludere l’affare. … il lettore, si accorge subito che la nave è avvolta in un’atmosfera decisamente poco limpida. Secondo aspetto: il termine icona evoca immediatamente l’ambito dell’arte, sacra in particolare e infatti, proprio a San Pietroburgo, Corto viene a scoprire un complicato e pericoloso traffico di opere d’arte. Terzo e più sottile aspetto è l’altra accezione del termine greco eikon, cioè somiglianza, similitudine, … da San Pietroburgo, una catena mozzafiato di eventi attende il lettore, un susseguirsi di colpi di scena; … fino al finale, … il colpevole è un’autentica sorpresa:  … Tutto ha preso le mosse in un passato abbastanza lontano, cioè nell’Armenia di fine ottocento. Questo non sorprende chi conosce le opere di Oscar, … anche la vicenda de “L’oro degli aranci” ha origine intorno al 1500 per opera di un pirata turco. Il nostro autore è abilissimo a costruire storie assolutamente attuali affondandole in un passato così remoto.

La struttura del romanzo:   l’autore adotta la tecnica del flash back. … Noi entriamo in medias res, cioè Corto racconta ad un amico, una gustosa new entry di cui parleremo tra poco, quando la vicenda è già abbondantemente avviata. … in questo modo il lettore viene messo al suo stesso livello: man mano viene a sapere quello che sa lui, partecipa dei suoi dubbi, delle sue emozioni, delle sue paure e, soprattutto, si mette in competizione con lui nella risoluzione del caso. C’è da dire che Corto racconta sì all’amico per avere conforto e consiglio, ma, soprattutto, racconta a se stesso per fare chiarezza. Lo dice esplicitamente: “Quando racconto ricordo, collego, analizzo”(pag. 209). …

Sempre per quel che riguarda la cornice, come al solito nel nostro autore, sono eccezionali le descrizioni. Oscar ambienta i suoi lavori nei luoghi che gli sono più cari e ne tira fuori brani di vera e propria poesia. Penso, per esempio, a Viareggio nel prologo e nell’epilogo di “Viareggio piccoli delitti imperfetti”, a Washington ne “La Delta velata”, a Siviglia ne “L’oro degli aranci”, ma questi sono solo pochi esempi che mi si affacciano alla memoria in questo momento. Anche in “EIKONEƩ” c’è l’imbarazzo della scelta. Io mi soffermo su Lucca, Lucca del passato, vista attraverso gli occhi del nonno di Corto, il nonno portatore di saggezza, memoria storica, che assurge quasi a figura mitica. Non è una Lucca descritta nei suoi aspetti materiali ma nella sua atmosfera più intima.


“Lucca si sveglia seguendo precisi rituali e antichi ritmi sociali. Alle cinque cominciano a circolare i carretti e i barocci carichi di frutta, patate e ortaggi degli ortolani che hanno gli orti nella piana fuori le mura. Entrano dalle porte, che gli architetti militari hanno fatto strette, facendo fuori una lunga rumorosa fila. Appena dentro sciamano nel labirinto di stradine per fare il giro delle botteghe, ma la maggior parte va in piazza Anfiteatro: lì hanno le bancarelle. Noi garzoni dei fornai s'arrivava poco dopo, col carretto o con la bici. Io avevo una bici pesantissima, con due enormi ceste, una davanti e una di dietro, L’odore fragrante della pasticceria mi avvolgeva, ma non era facile districarsi nei meandri di stradine e passare tra i carri e le pareti delle case. Bisognava fare svelti per completare le consegne delle paste, bomboloni e cornetti ai bar. Le prime volte mi perdevo in quel labirinto e le paste arrivavano fredde. (pag. 64)”

“La notte cala da est come una coltre, una magica coltre, e viene il tempo degli amanti. Durante il giorno non c’è tempo: o sono fuori città o sono a bottega, comunque a fare affari. Si muovono di notte quegli uomini furtivi, radente i muri. Nell'ombra risuonano passi svelti e nervosi o lenti e appagati: c’è chi va e . . . . . c’è chi torna.. Se tendi le orecchie, nel silenzio delle strade, senti sospiri di saluto, scatti di chiavistelli e cigolio di portoni che si aprono appena. Fessure per far passare la persona attesa. . . . . . (pag. 158).”



Su questa linea è anche la descrizione del traghetto che trasporta i poveri pendolari a Istanbul (pag. 85). A questo punto bisogna osservare che il nostro autore è grande nel non cadere nell’insidiosissimo tranello di una scrittura strappalacrime, che pure per lo scrittore sarebbe comoda e anche facile e per il lettore accattivante. Ma non è nelle corde di Oscar: quando il sentimentale, il serio (il serioso) rischiano di superare il limite, interviene con la sua zampata. Con una sola frase, talvolta addirittura con una sola parola riesce a sdrammatizzare la situazione con quell’ironia, quell’arguzia toscana che conosciamo grazie ai grandi comici di quella regione, …

Armonia e ironia toscana a piene mani, è inevitabile, ma il romanzo è anche estremamente colto e raffinato, come e forse più di tutti gli altri lavori del nostro autore. … Passiamo così dagli argomenti più seri e complessi, come la storia (per esempio la persecuzione degli armeni a fine ‘800), la religione (il sufismo), l’arte (le uova di Fabergè), la geografia (il canale Volga-Don) a quelli più leggeri, come la musica leggera (Gaber e Guccini), la gastronomia, cui, naturalmente, presta il destro Pino Lisi, Pinot, il suo straordinario cuoco di bordo, cuoco e non solo. …

Come ci ha abituato, Oscar, anche in “EIKONEƩ”, accompagna le varie fasi della vicenda con degli intensi leit motiv. Ne “L’oro degli aranci”, per esempio, sono la spirale e il falco, un elemento geometrico e un rapace, entrambi molto inquietanti, tanto è vero che sono simbolo e causa di eventi infausti. Qui, in “EIKONEƩ”, i ritornelli sono il labirinto e i gabbiani. Anche qui compaiono un elemento che possiamo definire geometrico e dei volatili. Come la spirale e forse più della spirale, il labirinto è qualcosa di inquietante, qualcosa in cui ci si perde fisicamente, ma ancora di più mentalmente. Del labirinto, una volta che ci si è entrati, è difficilissimo se non addirittura impossibile, individuare la struttura, le regole, in una parola, la via d’uscita. …  Appena invischiato in questa indagine, Corto ha la sensazione di essersi cacciato in un labirinto: certo in ogni inchiesta ha vissuto momenti difficili, ma questa volta lo vediamo più preoccupato, più angosciato di sempre: si sente sperduto, non sa in che direzione muoversi, non vede via d’uscita. Molto belle le riflessioni che il nostro autore dedica al labirinto: una per tutte “Giri, giri e non trovi più l’uscita . . . . . incontri gente che non sai chi siano, anche loro persi nei meandri . . . . . poi li perdi, li ricordi per un po’, ma non li ritrovi più”(pag. 158).
Carmen Claps (1-segue)

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