Film
n. 34
Lo sconosciuto del terzo piano (Stranger on the Third Floor)
di Boris Inster
con Peter Lorre, Johm McGuire,
Margaret Tallichet
Peter Lorre, con i suoi occhi umidi fuori delle orbite e l’innata
viscida antipatia, è perfetto per i ruoli di psicopatico, assassino o pazzoide... o tutti e
tre insieme. Quando interpreta il fedele
maggiordomo Conseil, in 20.000 leghe sotto
i mari, per farsi dimenticare deve usare il registro del ridicolo!
La trama in breve. Un giornalista fa condannare un imputato con
la sua testimonianza. Dopo un po’ è costretto a dimostrare la propria
estraneità riguardo a un terribile omicidio commesso nell'edificio dove abita,
e di cui il giornalista viene ingiustamente accusato. Solo la sua fidanzata
sembra credergli. Finale carico di suspense, ed evidenti richiami onirici, in
un bel thriller gotico a basso costo, con uno straordinario Lorre.
Un piccolo capolavoro (con qualche neo), nato da una produzione di serie B: quella
che spende poco, per intenderci. Narrazione serrata, montaggio senza
smagliature, né incertezze: la suspense non ti lascia mai. E’ un concentrato (questo il primo difetto: un po’ troppa carne al fuoco, ma mai si sente la puzza di bruciato!)
di tematiche molto sentite all’epoca: innocenza, colpevolezza, i pregiudizi, il
sensazionalismo dei giornali, la superficialità e il qualunquismo di certi
processi, la coscienza che morde inesorabile, anche quando cerchiamo di
giustificarci... La fidanzata del protagonista (che grinta!) lo sostiene contro
tutti e lo costringer a non scendere a
compromessi con l'ingiustizia. E’ il periodo d’oro del B&W: molto efficaci anche le inquadrature notturne
negli interni, col reticolo di ombre che avvolge e incombe sui personaggi.
Il film vuole dare un messaggio, una morale (secondo difetto): senza
nulla togliere alla macchina della giustizia, dobbiamo guardarci bene dal
lapidare l'altro sentendoci perfetti, anche se si è macchiato di un crimine,
perché magari noi avremmo fatto altrettanto se solo ci fossimo trovati in
quella situazione. Il protagonista, nella fattispecie, ha desiderato uccidere il vicino di casa antipatico, il che,
dal punto di vista morale, è quasi come se lo avesse fatto veramente. Lo stesso
assassino non è completamente cattivo, e ha come attenuante i trattamenti
disumani ricevuti al manicomio. Così è se vi pare, ma si poteva far meglio.
Voto ***1/2/5
Nessun commento:
Posta un commento