Rubrica letteraria
Il
gufo giallo
recensioni di romanzi gialli
Libro
n. 43
Giudizio 43
Delitto e castigo
Fëdor Dostojeskij
Einaudi
Per me è il primo noir.
Questa volta voglio fare un
discorso provocatorio. Tanti (anche se non hanno la cattedra!) amano la tassonomia e la classificazione del
genere giallo; pur di non considerarlo letteratura, molti addirittura esagerano. Voglio allora cavalcare questa (tigre) corrente di pensiero! Non lo considero
il primo giallo classico, nel 1841, qui siamo nel 1886, c’era già stato E.A.
Poe. Mi piace, giusto per giocare, considerarlo un noir.
So perfettamente che è solo una delle
numerose sfaccettature di questo diamante perfetto della letteratura mondiale di
tutti i tempi, gli appassionati mi vorranno perdonare.
La trama è arcinota anche a chi non lo ha letto: San. Pietroburgo,
l’amorale, ingenuo, sensibile e squattrinato Raskol’nikov commette un delitto a
scopo di rapina, per una spiacevole situazione contingente.
Al primo omicidio
ne farà seguire un secondo; dovrà renderne conto alla sua coscienza, sarà
(con)dannato o avrà modo di redimersi? Da segnalare l’analisi logica fredda e
razionale che l’autore, attraverso l’introspezione, fa del delitto in un
paesaggio infinito di emozioni che pervadono il protagonista. Coinvolgente il contesto
che fa del romanzo un noir.
Sui delitti indaga il giudice istruttore Porfirij Petrovič. Svolge
con solerzia (è bieca umanità!) l’incarico di risolvere gli
assassinî di Raskol'nikov, fino a convincere Raskol'nikov alla confessione. Nonostante la
mancanza di prove, il giudice è sicuro, dopo diverse conversazioni col
sospettato, che Raskol'nikov sia l'omicida, ma gli dà la
possibilità di confessare spontaneamente.
Da un punto di vista “del giallo" (come ho premesso mi piace interpretare
il romanzo con questo livello di lettura, pur sempre con venature noir) questo personaggio è
ben
lontano dall'implacabilità persecutoria del sadico Javert dei Miserabili. Appare però molto sicuro di sé (certamente più di
quanto il suo understatement lascia sospettare), in tal senso
mi piace vederlo come l'archetipo del Tenente Colombo: gli
manca solo un impermeabile stropicciato! Porfirij Petrovič usa con abilità diabolica la diversione, la
dissimulazione,
la sua stessa
contraddizione
e il
sottinteso, e sa porsi
all'altezza
dell'intelligenza del
protagonista. Ad ogni pagina fa un passo avanti.
Voto *****/5
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