Film
n. 44
Il segno degli Hannan (Last Embrace)
di Jonathan Demme
con Roy
Scheider, Janet Margolin,
Charles Napier
Ricordando e citando zio Alfred
New
York: Harry Hannan (Roy Scheider) è sfuggito, in Messico, ad un attentato, nel
quale, però, è rimanasta uccisa la moglie Dorothy. Ne è rimasto traumatizzato,
come James Stewart, protagonista in Vertigo di Hitchcock. Dopo qualche
tempo, nonostante varie minacce incombenti, sembra ritrovare conforto e
serenità tra le braccia di Ellie Fabian (Janet Margolin), un'affascinante
studentessa di antropologia ritrovatasi nel proprio appartamento. L'incubo è
tutt'altro che finito: Harry rimane infatti coinvolto in una serie di
misteriosi avvenimenti e di delitti collegati ad un'iscrizione in antico
ebraico e ai propri antenati, carnefici e vittime di un losco traffico di donne
alla fine degli anni Trenta. Il film si conclude con un drammatico inseguimento
sulle Cascate del Niagara.
Storia
discontinua, a volte scontata, ma densa di momenti di autentica suspense. I
riferimenti a Alfred Hitchcock sono però troppi, forzati e a volte ridicoli:
Psyco (patetica quella doccia!), Intrigo internazionale, Complotto di famiglia,
Vertigo (troppe campane) … alla fine, nonostante
tutto, viene più in mente Dario Argento. Risultato minimale, ma non disprezzabile,
grazie ad una fermata della metro nel Queens!
La
trama non è però scontata anche se l’abduzione giusta e il colpo di scena
finale, non sono serviti nel finale: arrivano troppo presto!
Roy
è teso e giustamente straniato, ma un tantino monocorde. Janet s’impegna un po’
troppo ad apparire ragazza di campagna per poter essere credibile dopo quando si
scoprono le carte. Un po’ di ambiguità non sarebbe guastata: il “tutto non è come sembra” funziona
sempre!
Fotografia
ariosa ed è pregevole la sequenza di scene alle cascate con la conclusione che
da il titolo (inglese) al film.
Voto ***/5
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