venerdì 28 settembre 2012

Carofiglio versus Ostuni


Una querelle molto antipatica
Già l'editoria è in crisi, se poi, invece di cercare di capire e rimediare (è colpa anche nostra!) ci si mette pure a leticare ...

Intervengo sulla “lite” tra Gianrico Carofiglio e Vincenzo Ostuni perché credo, come autore e come blogger (sul blog faccio recensioni, ma solo dei gialli che credo – nel bene e nel male (gli esempi negativi sono più didattici!) – vadano letti per imparare a leggere e a scrivere) che ci siano delle osservazioni da fare, sul comportamento di tutti e due. Non amo fare il grillo parlante, ma questa volta non posso tacere!

Riassunto: Ostuni, editor della casa editrice Ponte alla Grazie critica aspramente Carofiglio a proposito del libro Il silenzio dell’onda (Rizzoli ed.). Definisce lo scrittore “scribacchino”, “mestierante” e altro. Ripeto lo scrittore! Carofiglio rifiuta il confronto estetico e passa alle vie legali.

Credo che Ostuni abbia commesso alcuni gravi errori. Evidenzio quelli che secondo me sono i più gravi.

1.     Ha portato un attacco ad hominem anziché ad rem. Voleva (poteva? Vedi punto 2.) recensire un romanzo ha invece mazziato l’autore. Nella dialettica eristica (che argomenta su questo) si dice che l’attacco alla persona è sempre proditorio e superficiale. Se avesse invece argomentato sul testo in questione (diamine non fa l’editor di mestiere?) avrebbe fatto cosa utile a se stesso e a Carofiglio. Cipolla (Le leggi fondamentali della stupidità umana) lo avrebbe classificato intelligente, come sempre è un critico preciso e circostanziato. Il suo intervento mi sembra invece dannoso per se stesso e per l’altro, applicando il teorema di Carlo M. Cipolla Ostuni risulterebbe, ahimé, uno poco furbo. Io non son bravo con quella griglia che misura il grado di stupidità, peccato non poterlo chiedere a Cipolla che ci ha lasciato da tempo, ci avrebbe chiarito!

2.     Ostuni fa l’editor per una casa editrice concorrente (è quindi anche lui uno del mestiere, se sia anche “mestierante” non saprei ) non è bon ton fare recensioni così acide e poco meditate.

3.     Quando uno poco famoso attacca un grande (Carofiglio è un grande, anche se a volte lo è meno: succede a tutti gli autori!) c’è sempre il sospetto che voglia farsi notare per mezzo di bagliori riflessi. Mica è gratificante brillare di luce riflessa!

Credo che Carofiglio (oggi più riflessivo su la Repubblica) avrebbe fatto bene ad argomentare comunque; ha rischiato di scatenare il vittimismo vigliacco (alla Calimero) del suo acidulo critico. In fondo era solo un giudizio su Facebook. Si dice che le pagine dei giornali siano carta da pesce (il giorno dopo s’usano nelle bancarelle). Le pagine di Facebook sono ancora più effimere. Durano lo spazio di un mattino, forse perché i pescivendoli non sanno che farsene!

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