Il gufo giallo
recensioni di romanzi gialli
recensioni di romanzi gialli
Giudizio n. 83
La misteriosa morte della compagna
Guan
Qiu Xiaolong
Marsilio
Come mangiare in un ristorante
cinese
Ti sazia, ti riempie, ma
non ti soddisfa. Dopo un po' hai dimenticato il sapore e ti resta solo un odore
d'olio rifritto.
Il titolo attira
ed è attraente l'ambientazione nella Shanghai del '90 (attrattività marketing).
Motivano alla lettura, che tutto sommato
costituisce un'esperienza molto interessante, esotica, come a suo tempo i libri
di Pearl Buck. Purtroppo il testo è, a tratti, davvero mediocre, spesso fa pure
incavolare. Colpa del traduttore? (Vedi nota in fondo(*)).
Non c'è una
buona armonia fra i vari livelli del racconto: le descrizioni sono penosamente retrò e il dialogo in diversi passaggi è
falso (artefatto). La narrazione in terza persona oscilla, brumosa, fra un
discorso indiretto di dubbia ispirazione e una narrazione che, pur tentando di
mantenersi interna alla psicologia del personaggio, scivola nell'onniscienza,
cosa francamente ingiustificata dal punto di vista logico, ideologico e
stilistico. Succede specialmente con le divagazioni di approfondimento socio politico.
Rappresentano una parte centrale dell'oggetto narrativo, ma non sempre sono inserite nella storia in modo amalgamato:
una besciamella con grumi.Insopportabile la descrizione dell'appartamento: al lettore appena arrivato gliene po' frega' de meno!
L'autore non
riesce a immergere i personaggi nella
controversa storia cinese post-rivoluzionaria. Ci spiattella invece delle
riflessioni storico culturali folkloristiche a intervalli programmati. Il
materiale c'era, ma viene stracotto: s'attacca ai denti.
Lo sforzo
dedicato a infarcire la vicenda di "Storia" sarebbe stato meglio
speso se l'autore si fosse impegnato, invece, a dare profondità ai personaggi.
Alcune dinamiche interpersonali risultano meccaniche, stereotipate, da maschere
o marionette, svolte sbrigativamente. Non c'è psicologia, nonostante lo sforzo
evidente nel ricreare le sembianze di personalità coerenti, e credo che questo
tolga legittimità al resto dell'opera.
Nella trama
si incontrano diversi luoghi comuni del genere giallo (il brillante ispettore
single si imbatte più volte in belle
donne subito disposte a spogliarsi, o l'insensata necessità di un flirt
incrociato al party sotto copertura ...) cose ridicole. Tutto sommato sono sopportabili
perché nel complesso, l'ambientazione originale li controbilancia, non riesco ad essere obiettivo quando si evocano
sapori e aromi di un qualunque cibo cinese, cucina per me insopportabile.
Ma il punto
è un altro. In base alla sommaria presentazione di Qiu Xialong che precede il
romanzo, il protagonista della storia, l'ispettore Chen, non sembra che l'alter
ego di convenienza dell'autore. Identificazione forzata e forzante: "cosa avrebbe potuto essere di me se"
(se non avessi ottenuto la borsa di studio in letteratura, se non fossi
emigrato negli USA nell'89, se, se, se...). A causa di questo (ma gliel'ha ordinato il dottore?) la voce
narrante è confusa: manca del necessario
distacco, è perciò autoreferenziale.
Mi sembra che
il romanzo sia un tentativo di spiegarsi da parte dell'autore a beneficio del critico
occidentale. Captatio benevolentiae o apologia di sé? Perché tentare di giustificare
il proprio operato come cinese, come intellettuale e come intellettuale cinese,
americanista per giunta? Ed esule (fino a che punto contro la sua volontà, non
si sa)!
Il testo,
che amalgama stilemi di crime fiction e di poesia cinese classica,
sembra un malcelato tentativo di conciliazione fra cultura occidentale, non
solo pop, e cultura cinese, classica e moderna. Avrei gradito un po' più di
conflitto sul piano estetico, mentre l'autore sceglie di sposare le sue
maggiori influenze culturali in modo non problematico, e di rappresentare il
conflitto residuo esclusivamente sul piano psicologico, nel protagonista. Un
duello che però tutto sommato è troppo poco concreto, resta stilizzato,
metaforico, quindi non risulta problematico e coinvolgente.
Il romanzo mi sembra invece un'occasione persa: non è un universale e di giallo
c'è solo la pelle dei personaggi. M'è rimasto anche un dubbio: chi è, questo Qiu Xialong?
(*)Nota
sulla traduzione. Mi vien da vomitare
a leggere le parole "glutammato di
sodio" in una ricetta per lo stufato. Meglio la censura.
L'uso e abuso della parola "politica" mi deprime, m'abbassa la pressione.
Sarei curioso di sapere quante volte nell'originale compare politics, e
quante policy. Francamente mi stupisce (è ridicolo!) che una quattordicenne
che vive nelle campagne della Cina meridionale pronunci le parole "da sballo".
Voto ***/5
Il romanzo mi sembra invece un'occasione persa: non è un universale e di giallo c'è solo la pelle dei personaggi. M'è rimasto anche un dubbio: chi è, questo Qiu Xialong?
L'uso e abuso della parola "politica" mi deprime, m'abbassa la pressione. Sarei curioso di sapere quante volte nell'originale compare politics, e quante policy. Francamente mi stupisce (è ridicolo!) che una quattordicenne che vive nelle campagne della Cina meridionale pronunci le parole "da sballo".
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