lunedì 18 gennaio 2016

Non c'è DNA!!!


La D(a)NnAzione del DNA
POSTILLA al post  del 27/01/2015

Sembra che nel caso "sepolto", e riesumato dopo 29 anni, di Lidia Macchi non ci siano più reperti DNA da raffrontare.
Una disdetta, per la stampa, grosso colpo di culo per me. Immaginate il costo e il tempo per perizie, contro perizie e contro contro perizie!
Bene che gli inquirenti indaghino sui fatti, sulle testimonianze sui ricordi dei testimoni. E che interroghino il presunto colpevole. se non ce la fanno chiedano aiuto a Maigret!
Che c'entra Maigret? C'entra.

Vi ricordo che il 23 settembre 2014 esposi la mia mia tesi: "In provincia la prova del DNA non funziona"! Un argomento, per chi rifiutava le soluzionipreconfezionate, su cui riflettere. Devo tornarci sopra.
E' di oggi la notizia:

"Caso Gambirasio, la perizia sul dna: «La traccia non è di Bossetti». Si riapre il giallo sulla morte di Yara"

Ne so ancora troppo poco, quando si parla di DNA bisogna sempre stare attenti, ma forse, anche se non rappresenta la svolta processuale, di sicuro è un punto a favore della difesa per far uscire Massimo Giuseppe Bossetti dalla cella del carcere di Bergamo dove è rinchiuso dal 16 giugno, accusato di avere ucciso «con crudeltà» Yara Gambirasio.

Intanto anche altrove qualcosa è accaduto. 

(I)

Così a settembre: Garlasco, eseguito l'esame del Dna su Stasi: "Trovati marcatori identici"
Il legale del giovane accusato dell'omicidio di Chiara Poggi frena: "Non sono significativi, bisogna attendere la perizia finale"
Ora questo si dice: 

Garlasco, la condanna di Alberto Stasi non fa giustizia

L'imputato è stato condannato a 16 anni per l'omicidio di Chiara Poggi. Ma sette anni dopo, tra perizie e scempi investigativi, i dubbi rimangono. Anche qui di DNA si tratta!

Ora, a freddo, guardando indietro ai sette anni di indagine e ai diversi gradi di giudizio che si sono susseguiti fino a oggi, si può dire senza ombra di dubbio che il percorso processuale a carico di Alberto Stasi abbia permesso di raggiungere una prova di colpevolezza al cento per cento? Si può escludere con certezza assoluta un piccolo dubbio sul fatto che sia stato lui ad assassinare la fidanzata all’interno della villetta di famiglia a Garlasco? La risposta è no, esiste anche più di un piccolo dubbio: questo è il motivo per cui Alberto Stasi doveva essere assolto. Ma ancora non credo sia finita.

(II)

Yara, gli avvocati di Bossetti:
«Il Ris parlava di difficoltà sul Dna»
Ma il giudice: traccia ottima

L’attacco dei legali alla prova madre sarà riproposto alt ribunale del Riesame. La relazione del Ris risale al 2011. Il tribunale: «Non c’è niente da mettere in discussione».

E invece no: vedi titoli di testa.

(III)

 

Da Garlasco a Perugia, luci e ombre del Dna

La prova scientifica risolutiva nei gialli Claps, Olgiata e la strage di Erba ma non ha ancora dato un nome agli assassini di Meredith e su Chiara, scusate il gioco, non tutto è chiaro.

Da sempre affronto delitti immaginari di provincia. Nel 2010 in Una tranquilla provincia criminale sostenni, per bocca di un mio personaggio, questa tesi:
"In provincia il delitto è, per sua natura, sotterraneo, nei moventi e nelle attese. Cova  sotto la cenere o sonnecchia velenosa, nel meriggio, come un'aspide. Qui tutto è liquido, un lento flusso, come l'acqua vicino alle rive quando il fiume sonnecchia. Eppure si muove, silenziosa, con qualche piccolo gorgo che rilascia bolle di gas o di putredine: segnali di pericolo. La minaccia strisciante si attua di colpo: una molla che scatta. Era caricata da anni di cupi rancori. Dopo il fulmineo assalto, spesso, viene coperta da pigra, o complice, omertà. Come un sasso gettato nell'acqua: un tonfo, le rane zittiscono, onde che si allargano e poi tutto torna calmo, come prima."
Oggi alla luce di quanto accade non so se riscriverei quelle frasi, forse sì. Non è detto che non faccia un sequel. Di certo, ne sono sempre stato convinto, il DNA è per gli inquirenti "una dannazione", fa loro trascurare di approfondire i tratti psicologici dei sospettati e anche le caratteristiche, sempre psicologiche, del contesto.
Un anno fa circa, da un TeleGiornale, dopo aver citato Perugia, Garlasco e   Avetrana   udiì sentenziare: “In questi delitti che avvengono in ambienti ristretti non bastano i RIS, ci vorrebbe anche Maigret!”. 
La provincia italiana, da tempo, si tinge di sangue. Le indagini ristagnano. Ci vorrebbe un investigatore speciale: Maigret. Perché no? La tesi da discutere potrebbe essere: Maigret sarebbe adatto per indagare nelle cittadine di provincia?
Sicuramente saprebbe inserirsi nel tessuto sociale di un paese del retroterra della Versilia: Camaiore, Pietrasanta o Massa. In tempi brevi saprebbe    farlo in Lombardia o nel Veneto. 
Maigret ha dalla sua anche l’esser poliziotto: ciò comporta, vantaggi e svantaggi. Ha il potere, ma trova nelle persone qualche chiusura in più. Sa però parlare con la gente, sondare gli animi ed è anche lui, pur con qualche accento autoritario, terribilmente curioso. Quando indaga in provincia, parte da Parigi e ci si trasferisce, s’intrufola, s’immischia, domanda, osserva, chiede. Maigret non è solo, i suoi agenti assicurano servizi fisici e supporto logistico e indagini a tappeto.    E' una buona idea affidarsi a   Maigret. La provincia italiana è avvolta dalla nebbia, una coltre che, se non si fa presto, dilata il tempo a dismisura, ovatta i ricordi e tutto assorbe. Maigret, con la sua pipa, sa contrastare la nebbia (è uno spalatore di nebbia): avvolge le persone di fumo odoroso, le seduce e le sa far parlare, le studia ... Lui, arriva sempre prima della scientifica!

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