mercoledì 3 febbraio 2016

Sceneggiati in giallo (03)

Sceneggiati in giallo e nero  
Un morto al giorno ... ma che sia italiano!
Mini rassegna storica e critica della fiction seriale "italiana DOC"
(03)

Il cappello e la signora (1970) 
Nel 1970 viene ancora usato il termine sceneggiato, Il cappello del prete è infatti tratto dal bellissimo romanzo omonimo di Emilio De Marchi fino allora dimenticato.



Prende però il formato  della miniserie televisiva (una fiction dunque!). Composta da tre puntate, venne trasmessa in prima visione dalla RAI   1º febbraio  al 15 febbraio senza grosso clamore.




E' diretto da Sandro Bolchi, reduce da grandi prove come I promessi sposi; lo sceneggiato è, come il romanzo, uno tra i primi veri romanzi noir (con una strizzatina d'occhio a delitto e Castigo), godibile e pieno di vera suspense.

  


Protagonista è Luigi Vannucchi, già splendido Don Rodrigo nei Promessi Sposi. Qui sempre nobile è: il barone Carlo Coriolano di Santafusca.

Del cast fanno parte anche Mariano Rigillo, Franco Sportelli, il viscido prete affarista, Franco Sportelli, Giacomo Furia e Angela Luce.
L'incipit del romanzo, ripreso da una voce narrante nella fiction, è folgorante:
« Il Barone Carlo Coriolano di Santafusca non credeva in Dio e meno ancora credeva nel diavolo; e, per quanto buon napoletano, nemmeno nelle streghe e nella jettatura.
A vent'anni voleva farsi frate, ma imbattutosi in un dotto scienziato francese, un certo dottor Panterre, perseguitato dal governo di Napoleone III per la sua propaganda materialistica ed anarchica, colla fantasia rapida e violenta propria dei meridionali, si innamorò delle dottrine del bizzarro cospiratore, che aveva anche una testa curiosa, tutta osso, con due occhiacci di falco, insomma un terribile fascinatore. ...».

L'ho rivisto per dovere ed è subito diventato un piacere. La maledizione dell'implacabile cappello conduce il barone alla follia. 
 


Follia fiera, con arroganza da barone, ma sempre fuori di testa. Vi consiglio di rivederlo.



I giovedì della signora Giulia è anch'esso una miniserie tv in 5 puntate. Tratta dall'omonimo romanzo di Piero Chiara, non gli fa troppo onore. Fu trasmessa dalla RAI dal 5 aprile al 18 aprile 1970 su Rai 1. Regia a doppie mani: Paolo Nuzzi e massimo Scaglione. E' girata a colori, ma andò in onda in B&W: ancora la tv color era sperimentale!

Protagonisti dello sceneggiato sono Martine Brochard, Umberto Ceriani, Claudio Gora, Hélène Rémy, Louis Velle e Tom Ponzi nel ruolo del commissario Sciancalepre. Una mossa marketing e, date le vicende del celebre detective, incauta! Per la RAI e per lui. Che dire, è ingombrante e la dinamica della scena rallenta, tutte le scene diventano una lenta processione dietro algrasso detective, peccato che non si chiami Nero! Con narcisismo alla Hitchcock appare anche Piero Chiara nelle vesti di un pretore. Se stava a casa era meglio!


 
Lo sceneggiato narra, seguendo la traccia del romanzo, della scomparsa improvvisa della signora Giulia Esengrini, facoltosa donna lombarda, moglie del noto penalista Tommaso Esengrini e madre della giovane Emilia, studentessa a Milano, sposatasi da poco.
La donna, tutti i giovedì, si recava in visita alla figlia finché un giorno, misteriosamente, scompare. Dopo due anni di indagini viene ritrovato il corpo della povera signora Giulia, occultato in una cisterna poco distante da villa Esengrini.

Le indagini, condotte dal "bravo" commissario Sciancalepre: « Il dottor Corrado Sciancalepre arrivò nel suo ufficio verso mezzogiorno. Era stato in Pretura a deporre come testimone in un processo di furto col quale si concludeva una paziente operazione che l'anno prima l'aveva occupato a lungo... Dotato di un fiuto particolare, cioè di quella speciale forma mentale che conferisce ai grandi poliziotti la possibilità di immedesimarsi nel delinquente.»




Sciancalepre punta subito, come un segugio, il marito Tommaso. In effetti fin dai primi passi emerge che, la signora Giulia, durante le sue visite milanesi, usava incontrarsi con un tale Luciano Barsanti, poi divenuto suo amante. Tom Ponzi impacciato e molto imbarazzato non riesce a calarsi nella parte: si rivela subito un peso morto, ma il regista, visto il personaggio di peso (anche politico) che gli avevano ammollato, è costretto a continuare. Si noti la smorfia nervosa e la piega storta della bocca mentre Tom fissa il copione ma non ci sta a capire un tubo!


Torniamo alla vicenda. Nonostante il movente del marito appaia il più intonato all'ambiente e al reato, le indagini, ben presto, assumono toni molto più complicati e oscuri, tanto da coinvolgere nei sospetti prima il Barsanti e poi il genero di Tommaso.


Il giovane architetto Carlo Fumagalli, neo sposo di Emilia, ha qualcosa da nascondere. Di notte, peraltro, nel giardino di villa Esengrini, una misteriosa ombra minaccia la quiete di Emilia (la figlia della signora Giulia, col volto di Martine Brochard,  è troppo triste...) e del marito un po' troppo nervoso.

La conclusione dello sceneggiato, per sciagurate esigenze televisive ( e per colpa della acquiescenza complice di Chiara che sul finale vaeva messo le mai più volte), si discosta dal romanzo. Gli spettatori della Rai devono avere certezze e anche Tom Ponzi (pur nei panni di Sciancalepre) non ammetteva incertezze, non avrebbe accettato di rimanere in tv con un'inchiesta in sospeso! Eppoi, il romanzo era ispirato al clamoroso caso dei coniugi Bebawi e ormai molti l'avevano dimenticato. Viene dunque rivelato il colpevole, anzi i due colpevoli (nel romanzo assolti come i Bebawi).  Vengono smascherati dal fatto che entrambi indicano nella mattinata del 26 aprile, ad orari differenti, l'ultima volta che la signora Giulia è stata vista in vita dall'antagonista e che a quelle ore corrisponde il delitto. Entrambi vengono sbugiardati perché la descrizione precisa dei vestiario della signora Giulia, fatta dai due  sospettati, è fedele al vestiario indossato dalla morta, ma non tiene conto che la camicetta era stata acquistata proprio quella mattina dalla signora Giulia in una boutique di Milano.
La furbizia non paga: fu un insuccesso (anche in Francia, mercato a cui mirava), ma la Rai del "centro sinistra organico" di Colombo riuscì a insabbiarlo.
Alla fine il vero colpevole risultò essere Tom Ponzi. Poco tempo dopo fu coinvolto in un grosso scandalo giudiziario con l'accusa di aver pianificato una vasta rete di intercettazioni non autorizzate ai danni della Montedison e di alcuni esponenti politici. Tom Ponzi, sentendosi tradito, fuggì a Nizza, dove rimase sei anni. Tornato in patria, benché assolto, gli fu ritirata la licenza di investigatore e non riuscì più a riottenerla.

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