Sceneggiati in giallo e nero
Un morto al giorno ... ma che sia
italiano!
Mini rassegna storica e critica della
fiction seriale "italiana DOC"
(02)
Laura
e il maresciallo (1965-68)
1965, già da un anno, il commissario Maigret
parlava Bolognese, se non basso padano, come il sindaco Giuseppe Bottazzi. La
Rai per mantenere alto l'interesse causato dallo straripante successo invernale,
cercava alternative per il fine estate. Ci voleva roba leggera e soprattutto
una donna: Laura Storm.
Lauretta Masiero
ne era la protagonista, interpretava il ruolo di un'eclettica spiritosa giornalista-investigatrice
dedita allo judo e al karate il cui vero nome era Laura Persichetti e
che si muoveva indossando un elegante trench di colore bianco (avete
presente Bogart?) ed eleganti scarpe con tacco a spillo: costituiva un'esplicita
e ironica risposta alla figura del celebre detective dell'allora giovane
televisione italiana: il serioso tenente Sheridan.
Da notare che si
verifica una salto di stile narrativo di tutto rilievo. Le indagini di Sheridan
erano indagini pure, procedurali. Qui entra nel plot narrativo il lato
sentimentale: il tormentato rapporto di Laura con il capo redattore-fidanzato (Aldo
Giuffré, che si vedeva rinviare continuamente le nozze dalla
fidanzata-investigatrice sempre alle prese con un nuovo caso).
Questo stile è
diventato poi, prima con il maresciallo Rocca e poi con Don Matteo, ma soprattutto
con la Baudino "la Prof che ci riprova",
una costante delle fiction gialle di prima serata.
Nel cast
figuravano anche Oreste Lionello nel ruolo di Michelino Colnaghi,
fotografo e braccio destro di Laura Storm (figura ispirata dal fotografo Jimmy Olsen
nei fumetti di Superman, allora Nembo kid!), e Stefano Sibaldi nel ruolo del
commissario di polizia Ferretti.
La sceneggiatura, tipica del giallo fu firmata da
Camillo Mastrocinque e Leo Chiosso con la collaborazione di Andrea Camilleri, allora
delegato RAI alla produzione! La era dello stesso Mastrocinque.
Da ricordare la tag line che serviva da presentazione
della serie: « Sorrisi e judo le armi
di Laura Storm, giornalista e detective in cerca di guai »
I telefilm di Laura Storm hanno costituito una delle migliori
prove televisive di Lauretta Masiero, chiamata a impersonare, con sottile
ironia, le vicende giallo-rosa di una giornalista mondana e pettegola, ma anche
una ragazza coraggiosa capace di difendersi a suon di sberle.
I
titoli delle puntate, molto leggere da fine estate, erano di maniera, in
perfetto stile POP, si veda sopra quello della IV puntata.
Di
altro spessore I racconti del maresciallo, diretti da
Mario Soldati, regista, oltre che scrittore, di Piccolo mondo antico e di Policarpo ufficiale di scrittura, capolavoro sottovalutato.
Si trattava di storie poliziesche vissute da un personaggio
di fantasia, il maresciallo dei Carabinieri Gigi Arnaudi, un investigatore
molto umano le cui origini erano in Piemonte che viveva e lavorava in una
località non precisata della Val Padana.
Nella struttura narrativa è amico dell'autore e a lui
racconta di piccole storie di malaffare, con conseguenti indagini
investigative, di cui è stato protagonista. Arnaudi è una sorta di anti-eroe
che procede all'arresto di un malvivente proprio quando non può farne a meno, e
comunque, per via della sua empatia, sempre a malincuore.
Le storie prendono avvio sempre allo stesso modo:
Soldati e il suo ospite sono seduti a tavola in una trattoria (solitamente il Leon
d'Oro o Le Tre Ganasce) o in un vagone ristorante ferroviario, dove
però devono fare a meno del vino rosso troppo costoso.
Lo sceneggiato, strutturato anticipando lo schema della
miniserie tv, aveva, per motivi tecnici, un grosso impiego di riprese in interni a cui Soldati,
regista di film ariosi, si dovette piegare. Andò in onda fra il 12 gennaio e il
23 febbraio 1968 su RAI2.
Il ruolo principale del maresciallo Luigi
"Gigi" Arnaudi era interpretato dall'attore Turi Ferro, coadiuvato
dallo stesso autore Soldati nel ruolo di se stesso. Il personaggio del
Maresciallo nell'originale letterario è piemontese (e il cognome è tipicamente
piemontese), mentre nello sceneggiato televisivo è un siciliano (come Turi
Ferro) che si trova da molto tempo al Nord.
Altri interpreti sono stati: Marina Lando (la signora
Arnaudi, apparsa in due episodi), Giulio Maculani (il guardiacaccia Giulio,
anch'egli presente in due episodi, Tuccio Musumeci (l'appuntato Bastiano, due
episodi).
Nel 1984 fu realizzata una seconda serie, sempre su
testi scritti da Mario Soldati (I nuovi racconti del maresciallo), per la regia
di suo figlio Giovanni; il protagonista era interpretato da Arnoldo Foà.
Questa seconda serie non ebbe il successo
della prima. Arnoldo Foà, pur bravo, sembrò un po' rigido. Giovanni Soldati non all'altezza. Ma la spiegazione vera credo sia nella prefazione fatta dallo stesso Soldati: "L'ambiente in cui Arnaudi rientra in azione è assai mutato in questi anni. Tira un'altra aria. Oggi, il maresciallo dei carabinieri non conduce più le indagini in bicicletta, ma accorre sul luogo dei delitti a sirene spiegate; si serve dell'alta tecnologia e del programmatore elettronico per le indagini come per la classificazione delle prove; interroga i tecnici del laboratorio più volentieri dei testimoni ...". In più c'è da dire che Soldati scrisse queste stori proprio perché fossero sceneggiate. Non c'è niente di peggio che scrivere per un medium anziché per un destinatario.
Siamo alle soglie degli anni '70. La
tecnologia ha fatto enormi progressi, si parla di colore, ma fu la tecnica di
registrazione magnetica a far fare il salto di qualità. Nel seguito ne vedremo delle belle, ma prima bisognerà far passare il ciclone "Tino", il suo Nero Wolfe lasciò il segno ma demotivò la produzione RAI ad utilizzare testi e ambientazioni italiane...










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