lunedì 14 marzo 2016

Il Gufo Giallo (100)


Il gufo giallo
recensioni di romanzi gialli

Giudizio n.  99


I nuovi racconti del maresciallo  
Mario  Soldati
Rizzoli

 

 

 

 

Vent'anni dopo: ci son le novità tecnologiche!

 

Mario Soldati per assecondare la voglia di regia del figlio Giovanni, diciassette anni dopo, scrive  5 Nuovi racconti del maresciallo. Li scrive come fossero proto sceneggiature di telefilm. Che 'un si fa pe' figlioli! No, c'è da credere che avessero, padre e figlio, già in tasca il contratto firmato Rai.

Non gli vengono bene come le prime tenere storie del maresciallo Arnaudi. Quelle erano corti calibrati e pieni di sottile umanità. Questi sono racconti tre o quattro volte più lunghi dei primi e un tantino più macchinosi. meno fluenti e meno leggeri. Il maresciallo non si reca più in bici sul luogo del delitto, ma ci arriva con una gazzella a sirene spiegate. Si avvale anche del "programmatore elettronico" per classificare e "incrociare" le prove. Anche  Mario soldati, suo malgrado, si deve  confrontare con le evoluzioni tecnologiche. Si vede che non gli sono congeniali. Lui così pieno di umana pietas e sensibilità verso il prossimo è impacciato persino con un paio di cuffie di walkman. Non se la cava meglio col guanto di paraffina, che oggi, a noi drogati da CSI e da analisi RIS, ci fa ridere!

Peggio di tutti ne esce il maresciallo Arnaudi. Praticamente esce di scena, fa da carta da parati. La sua mente psico analitica  non è più utile. Perché fargli fare una fine così anonima?

Che dire della scrittura? Anche su questa ci sono troppe concessioni alla destinazione televisiva. Narra al presente e trattasi di meta racconto: l'autore narra il racconto del maresciallo. Così la prosa di Soldati, che di solito è sciolta e leggera, risulta zoppicante e debole nel montaggio. Per non parlare di alcuni imbarazzanti flashback.

 

Anche i personaggi sono premoderni. Hanno comportamenti tardoromantici e l'esito delle storie è, a dir poco, ottocentesco. Soprattutto mancano di dinamismo interiore, i loro caratteri s'abbioccano nei dialoghi. Insomma un tran tran di routine che poi dette luogo agli sceneggiati interpretati da Arnoldo Foà. Un attore che non meritava così misero copione. Anche i filmetti tv non lasciarono traccia.

 

Voto **1/2/5

 

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