giovedì 16 giugno 2016

Turismo in noir (IV)


Città italiane in noir

Un giro turistico tra le  città italiane
che hanno accolto storie gialle o noir
(IV)


Bologna città ferita a morte

Bologna aveva sempre avuto una vocazione alla cultura festosa, e ad essere bonaria, gaudente, no, meglio, godereccia. Purtroppo, nonostante l'antica università, non si è mai consolidata nelle idee. Non per colpa sua: tra l'incudine del Papa e il martello dell'impero ha sempre avuto una storia altalenante tra eventi più grandi di lei e faziosità interne. Col passare del tempo s'è un po' persa, disorientata e avuto una mazzata difficile da riassorbire. Lo dice anche in suo trovatore, messer Francesco.


"Bologna è una vecchia signora dai fianchi un po' molli
col seno sul piano padano ed il culo sui colli,
Bologna arrogante e papale,
Bologna la rossa e fetale,
Bologna la grassa e l' umana già un poco Romagna e in odor di Toscana..."





Trascinati dalle note dolenti di Francesco Guccini, dopo un minuto di silenzio alla Stazione, pensiamo di passeggiare sotto i bei portici rossi al riparo dalle intemperie.

Il rosso si fa nero, nero di china. Sam Pezzo ci porta invece in periferia. Piove a dirotto e l'unico riparo è una cabina della Sip col telefono a gettoni, quelli scanalati. Sì allora la Telecom non c'era. Ora non ci sono più neanche le cabine, in periferia, puoi solo  bagnarti!

Altro che rossa! I chiaroscuri sono cupi, contrastati da luci incerte riflesse dall'asfalto bagnato. Influenze del Gruppo13, l'associazione di scrittori noir fondata da Lucarelli? Mi chiedete. No, Vittorio Giardino viene prima e viene prima anche Sam il suo personaggio.

Giardino sapeva vedere oltre la coltre delle apparenze. Sam Pezzo si aggira armato tra i pericoli e le ombre di Bologna. Una città di nero di china un po' onirica, ma molto realistica e pericolosa. Ma Sam è svelto, riesce a sgommare con una R4. Bisognava saperci fare! Ci fa sognare e tornare fanciulli agli anni '70.



Poi nell'estate del 1980 la strage alla Stazione. E' un brutto risveglio e tutto cambia. Giardino, autore sensibile, capisce di aver capito molto prima e smette di disegnare Sam. Noi con dolore diventiamo grandi. Lo squarcio commemorativo alla Stazione rappresenta anche lo squarcio nell'anima sanguinante dei bolognesi.


Loriano Macchiavelli, anche lui attento agli eventi più oscuri, è il primo a cogliere la sofferenza e il malessere della sua città. Lo esprime attraverso le gesta di Sarti Antonio. Triste brigadiere e poi ispettore, ma non ne farà più di carriera. resterà anche, per sempre, alla declinazione burocratica del suo nome.


"Un poliziotto una città", la Rai ci sa fare coi titoli. La Mondadori lo capisce subito e se ne appropria.

Mette in copertina anche il volto stranito di Gianni Gavina, perfetto Sarti Antonio, uno sbirro che non capisce ma risolve, e poi, dopo, capisce. Sarti Antonio si sente inadeguato, ma procede. Come Bologna: non capisce, ma cerca di andare avanti.




Lucarelli, l'eclettico, il creativo, il produttivo Carlo, va oltre la benedizione al Gruppo 13. La collaborazione con Dario Argento gli ispira molto spargimento di sangue. Ma non insiste più che tanto, varia, più per uggia che per stanchezza. Va anche oltre le indagini di Grazia Negro: c'è De Luca e poi lo scoglionato Coliandro.
La sua idea di Bologna (da un'intervista), ci fa capire meglio questa città, che è molto metropoli e non lo sa ancora:

"Quella che lei chiama Bologna, è una cosa grande, ampia, che va da Parma fino a Cattolica ... dove davvero la gente vive a Modena, lavora a Bologna e la sera va a ballare a Rimini ... è una strana metropoli ... che s'allarga a macchia d'olio tra il mare e gli Appennini".




Da ricordare, per concludere, Grazia Verasani. Anche lei, come Lucarelli, ma meno grande, è incerta tra fare la cantautrice, la giornalista, l'attrice o la doppiatrice. Scrive un passabile romanzo noir: Quo vadis baby? Titolo furbetto, che non c'entra un tubo (con niente di Bologna) che però da spunto a Salvadores. Buona l'ambientazione, meno il personaggio che tende a fare troppo da mirror alla sua autrice.



Ci sarebbero anche altri (minori? Ancora è presto per dirlo), ma il nostro tempo qui è finito. Firenze ci aspetta, ma stiamo attenti a non passar per boschetti o fratte....

(IV - segue)
 
 

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