Città
italiane in noir
Un giro
turistico tra le città italiane
che hanno
accolto storie gialle o noir
(IV)
Bologna città
ferita a morte
Bologna aveva sempre
avuto una vocazione alla cultura festosa, e ad essere bonaria, gaudente, no, meglio, godereccia.
Purtroppo, nonostante l'antica università, non si è mai consolidata nelle idee.
Non per colpa sua: tra l'incudine del Papa e il martello dell'impero ha sempre
avuto una storia altalenante tra eventi più grandi di lei e faziosità interne.
Col passare del tempo s'è un po' persa, disorientata e avuto una mazzata
difficile da riassorbire. Lo dice anche in suo trovatore, messer Francesco.
"Bologna
è una vecchia signora dai fianchi un po' molli
col
seno sul piano padano ed il culo sui colli,
Bologna
arrogante e papale,
Bologna
la rossa e fetale,
Bologna
la grassa e l' umana già un poco Romagna e in odor di Toscana..."
Trascinati dalle note dolenti di Francesco Guccini, dopo un
minuto di silenzio alla Stazione, pensiamo di passeggiare sotto i bei portici
rossi al riparo dalle intemperie.
Il rosso si fa nero,
nero di china. Sam Pezzo ci porta invece in periferia. Piove a dirotto e
l'unico riparo è una cabina della Sip col telefono a gettoni, quelli scanalati.
Sì allora la Telecom non c'era. Ora non ci sono più neanche le cabine, in
periferia, puoi solo bagnarti!
Altro che rossa! I chiaroscuri sono
cupi, contrastati da luci incerte riflesse dall'asfalto bagnato. Influenze del
Gruppo13, l'associazione di scrittori noir fondata da Lucarelli? Mi chiedete.
No, Vittorio Giardino viene prima e viene prima anche Sam il suo personaggio.
Giardino sapeva
vedere oltre la coltre delle apparenze. Sam Pezzo si aggira armato tra i
pericoli e le ombre di Bologna. Una città di nero di china un po' onirica, ma
molto realistica e pericolosa. Ma Sam è svelto, riesce a sgommare con una R4.
Bisognava saperci fare! Ci fa sognare e tornare fanciulli agli anni '70.
Poi nell'estate del
1980 la strage alla Stazione. E' un brutto risveglio e tutto cambia. Giardino,
autore sensibile, capisce di aver capito molto prima e smette di disegnare Sam.
Noi con dolore diventiamo grandi. Lo squarcio commemorativo alla Stazione
rappresenta anche lo squarcio nell'anima sanguinante dei bolognesi.
Loriano Macchiavelli,
anche lui attento agli eventi più oscuri, è il primo a cogliere la sofferenza e
il malessere della sua città. Lo esprime attraverso le gesta di Sarti Antonio.
Triste brigadiere e poi ispettore, ma non ne farà più di carriera. resterà
anche, per sempre, alla declinazione burocratica del suo nome.
"Un
poliziotto una città", la
Rai ci sa fare coi titoli. La Mondadori lo capisce subito e se ne appropria.
Mette in copertina
anche il volto stranito di Gianni Gavina, perfetto Sarti Antonio, uno sbirro
che non capisce ma risolve, e poi, dopo, capisce. Sarti Antonio si sente
inadeguato, ma procede. Come Bologna: non capisce, ma cerca di andare avanti.
Lucarelli,
l'eclettico, il creativo, il produttivo Carlo, va oltre la benedizione al
Gruppo 13. La collaborazione con Dario Argento gli ispira molto spargimento di
sangue. Ma non insiste più che tanto, varia, più per uggia che per stanchezza. Va
anche oltre le indagini di Grazia Negro: c'è De Luca e poi lo scoglionato
Coliandro.
La sua
idea di Bologna (da un'intervista), ci fa capire meglio questa città, che è molto metropoli e non
lo sa ancora:
"Quella
che lei chiama Bologna, è una cosa grande, ampia, che va da Parma fino a
Cattolica ... dove davvero la gente vive a Modena, lavora a Bologna e la sera
va a ballare a Rimini ... è una strana metropoli ... che s'allarga a macchia
d'olio tra il mare e gli Appennini".
Da ricordare, per
concludere, Grazia Verasani. Anche lei, come Lucarelli, ma meno grande, è
incerta tra fare la cantautrice, la giornalista, l'attrice o la doppiatrice. Scrive
un passabile romanzo noir: Quo vadis baby? Titolo furbetto, che
non c'entra un tubo (con niente di Bologna) che però da spunto a Salvadores.
Buona l'ambientazione, meno il personaggio che tende a fare troppo da mirror
alla sua autrice.
Ci sarebbero anche
altri (minori? Ancora è presto per dirlo), ma il nostro tempo qui è finito. Firenze ci
aspetta, ma stiamo attenti a non passar per boschetti o fratte....
(IV - segue)
(IV - segue)
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