Quando a indagare non è uno sbirro, un detective o un magistrato,
ma un "professionista altro"!
Parte IV
Quando il matematico indaga ...
è il momento di far meglio due conti: qualcosa non torna!
L’enigma matematico sarebbe tipico del giallo classico, se ci fossero stati autori all’altezza. Di meglio, ma non troppo, s’era visto al cinema, con l’enigmistica però, che è cugina stretta della matematica.
Sono
appassionato di matematica e di enigmistica, per prendere in giro
questo sotto-genere (lo meritava per lo spessore troppo sottile di
argomenti e situazioni) pubblicai la raccolta Viareggio, piccoli delitti imperfetti – Marco del Bucchia editore 2006. Contiene otto racconti gialli, tutti basati su enigmi matematici o enigmistici.
A
suo tempo fu segnalata da Ennio Peres (il più grande l’esperto italiano
di giochi enigmistici e matematici) sul mensile di fumetti Linus. Dico
questo per farvi capire quanto tenga alla matematica applicata alla
costruzione di una trama gialla.
Carlo
Toffalori, docente di Logica all'Università di Camerino e appassionato
di gialli, l’ha presa più sul serio di me. Cerca di dimostrare come la
matematica possa essere (spero solo sulla carta) uno strumento
simbiotico tra le attività del crimine e quelle di detection.
Con E. A. Poe inizia il capostipite dei detective, le chevalier
Auguste Dupin. Per dare una soluzione logica al "Mistero di Marie
Roget", utilizza il calcolo delle probabilità nella narrazione per
sottolineare le differenze tra due assassinii. Sherlock Holmes incarna meglio le caratteristiche del lucido ragionatore. Holmes “fa del metodo deduttivo e dunque, si potrebbe dire, matematico, la base delle sue indagini…)”.
Niente di nuoco, ma Holmes è più un chimico eccentrico (manipola
polveri) che un matematico. Il suo avversario, il perfido professor
Moriarty, è davvero un matematico, ma ha messo la sua intelligenza al
servizio del crimine.
Un altro "assassino matematico" lo si incontra nei romanzi di Rex Stout. In Invito a un'indagine, Nero Wolfe scopre l'assassino di una donna grazie
a un'intuizione sul suo pseudonimo Talete, come il saggio di Mileto, e a
una serie di riflessioni sulla storia della geometria. Anche in altri
romanzi di Wolfe emergono frammenti di matematica: si trova un curioso
paragone tra Nero e Newton. E’ frequente il ricorso alle mathematical fiction. Nel racconto Nero Wolfe fa due più due la vittima è un matematico e la soluzione emerge dalla storia della nascita della cifra zero.
Ci
sono poi gli "investigatori matematici" alla Ellery Queen. Nel "Mistero
di Capo di Spagna" si espone una teoria sull'arte dell'investigazione
che manifesta una chiara impostazione matematica e richiama
esplicitamente il "Programma" di Hilbert. Quel che conta, per Ellery, è
"la logicità, il perfetto concatenamento di indizi e particolari verso
una soluzione che, alla stregua di un problema matematico, possa
considerarsi ineccepibile e inattacabile sotto ogni aspetto". Queen è
anche uno dei maestri dei cosiddetti "delitti impossibili": non tanto
crimini reali, tratti dalla vita comune, quanto vere sfide al lettore
sul piano logico, enigmi e giochi intellettuali complessi.
John
Dickinson Carr è un altro famoso autore del "genere della camera
chiusa", nel quale il delitto avviene tra quattro mura e non si capisce
da dove e come sia fuggito l'assassino, se non violando le leggi della
fisica.
Non
ci si dimentica del commissario Maigret, anche se il suo "metodo" è
quanto di meno scientifico ci possa essere, basato sull'introspezione
psicologica degli indiziati; ciò che lo avvicina ai matematici, secondo
Toffalori, è però quel rimuginìo lento e quasi ossessivo, senza orari,
che fagocita giornate, notti intere e passeggiate. Perché allora non
Adamsberg lo “spalatore di nuvole” di Fred Vargas?
Nel
suo saggio Toffalori, da buon matematico e professore, si mette a
verificare se e come questi giudizi sono meritati, principalmente dal
punto di vista della matematica. Da anche un voto e non è che i famosi detective di carta (e di conseguenza i loro autori) ci facciano una bella figura. Colpa anche del mercato: spesso la
descrizione della matematica presente nei gialli esaminati è fin troppo
stereotipata e banalizzata (credo che potevano far di meglio). Non
solo, nelle traduzioni degli anni '50 e '60 le poche descrizioni tecniche venivano cassate nell'edizione italiana. Capirete come il panorama sia desolante.
Toffalori,
da vero professore, racconta anche i casi della matematica che,
dall'ultimo teorema di Fermat alla congettura di Goldbach, si sono
trasformati in gialli della scienza. Cerca di dare dimostrazione della
connessione tra la "regina delle scienze" e il genere poliziesco che,
secondo Borges, è un tipo di romanzo fantastico speciale: frutto
dell'intelligenza e non soltanto dell'immaginazione.
Toffalori,
dopo un po' però cade nella ripetitività, e alcuni degli incisi
risultano piuttosto gratuiti. Non è tutta colpa sua, non è facile
pestare acqua nel mortai per fare il pane!
Purtroppo, lo spunto
apparentemente interessante, di riscrivere la storia della
dimostrazione dell'Ultimo Teorema di Fermat come se fosse un giallo, non
è originale. Già nel ’96 ci aveva pensato Amir D. Aczel, come si può
vedere dalla copertina del suo appassionato saggio.
Peccato che Toffalori non abbia letto la mia raccolta Viareggio, piccoli delitti imperfetti – E’
ancora in vendita, ma se mi contatterà gli invierò volentieri una
copia. Contiene otto racconti gialli, tutti basati su enigmi matematici.
Non sembra neppure conoscere la raccolta di Claudio Bartocci Racconti matematici
– Einaudi 2006, dove non ci sono gialli, forse qualcosa vorrà dire! Per
concludere, procuratevelo solo se siete davvero amanti dei gialli (non
della matematica, potreste rimanerci male!).
Fine
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