venerdì 9 settembre 2016

Il film giallo italiano (III)


Il film giallo italiano

Storia disincantata di un genere oscillante tra impegno sociale e spaghetti thriller.
(Parte III)


1959






Un anno importante il 1959, ma per capirlo bisogna rifarsi a quattro anni prima. Nel 1955 in Francia esce Rififi: un colpo di fulmine che abbaglia di noir e che attira l'attenzione del cinema italiano! Da questo capolavoro, in Italia, si capisce che in  Francia si sa far bene il noir: allora si deve collaborare!



Appuntamento con il delitto (Un temoin dans la ville ) è una coproduzione italo-francese del 1959.



Solido noir della miglior tradizione, il film è uno degli lavori più riusciti della filmografia di Edouard Molinaro. Oltre alla splendida prestazione di Lino Ventura, c'è anche una buona recitazione di sandra Milo: altro capolavoro del regista. Fellini lo ringraziò...   Il film rispetta e valorizza tutte le regole del genere. La vicenda si svolge in una Parigi fine anni ’50 notturna, piena di vita e  suggestiva grazie al magnifico bianco e nero con cui è fotografata.

Luci radenti, ombre contrastate, piani obliqui... ci sono tutti gli stilemi del noir, ma (forse perché c'era la mano francese) in Italia non fece scuola. Gli tolse spazio e credito anche Pietro Germi che uscì quasi in contemporanea con l'adattamento del romanzo di Gadda.


Un maledetto imbroglio è un diretto e interpretato da Pietro Germi. La trama è una rielaborazione originale del romanzo Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di C.E. Gadda.

Germi s'ispira più alla filmografia americana, che a quella francese. Il film inizia con un'inquadratura della fontana di Piazza Farnese ispirata a Sentieri Selvaggi di Ford.


Nel capolavoro Western l'immensa assolata prateria della Monument Valley, qui la Roma solare e abbacinante.



Il sole di Roma si riflette sui marmi delle fontane e sulle facciate dei palazzi e abbaglia.


Si contrappone alle penombre degli interni, quasi a voler significare che Roma nasconde la sua vera natura perversa e rapace dietro una Grande bellezza! Variazioni di stile anche per le scene girate all'interno del palazzo. Prevalgono le ombre ovattate, ma quando ola scena è drammatica ecco le luci radenti e il contrasto di chiaroscuri con  ombre al nero di seppia.


Torniamo all'incipit. In sottofondo la canzone Sinnò me moro, scritta dallo stesso Germi con la collaborazione di Rustichelli, e cantata da Alida Chelli. In questo modo lo spettatore viene  introdotto subito nell'ambiente popolare romano e capirà di stare per assistere ad un dramma sentimentale di sangue e passione.
La successiva scena ha come nucleo focale il condominio dove un caos di voci ripropone grottescamente il "pasticciaccio", l'imbroglio del romanzo.
Da ricordare la prova di Claudia cardinale, interpreta l'ambigua servetta donandole la sua bellezza prorompente.


 

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