Il film giallo italiano
Storia
disincantata di un genere oscillante tra impegno sociale e spaghetti thriller.
(Parte III)
1959
Un anno importante il 1959, ma per capirlo bisogna rifarsi a quattro anni prima. Nel 1955 in Francia esce Rififi: un colpo di fulmine che
abbaglia di noir e che attira l'attenzione del cinema italiano! Da questo
capolavoro, in Italia, si capisce che in Francia si sa far bene il noir:
allora si deve collaborare!
Appuntamento con il delitto (Un
temoin dans la ville ) è una coproduzione italo-francese del 1959.
Solido noir della
miglior tradizione, il film è uno degli lavori più riusciti della filmografia
di Edouard Molinaro. Oltre alla splendida prestazione di Lino Ventura, c'è anche una buona recitazione di sandra Milo: altro capolavoro del regista. Fellini lo ringraziò... Il film rispetta e valorizza tutte le regole
del genere. La vicenda si svolge in una Parigi fine anni ’50 notturna, piena di
vita e suggestiva grazie al magnifico
bianco e nero con cui è fotografata.
Luci radenti, ombre
contrastate, piani obliqui... ci sono tutti gli stilemi del noir, ma (forse
perché c'era la mano francese) in Italia non fece scuola. Gli tolse spazio e
credito anche Pietro Germi che uscì quasi in contemporanea con l'adattamento
del romanzo di Gadda.
Un maledetto
imbroglio è un diretto e
interpretato da Pietro Germi. La trama è una rielaborazione originale del
romanzo Quer pasticciaccio brutto de via
Merulana di C.E. Gadda.
Germi s'ispira più
alla filmografia americana, che a quella francese. Il film inizia con un'inquadratura
della fontana di Piazza Farnese ispirata a Sentieri Selvaggi di Ford.
Nel capolavoro Western l'immensa assolata prateria della Monument Valley, qui la Roma solare e abbacinante.
Nel capolavoro Western l'immensa assolata prateria della Monument Valley, qui la Roma solare e abbacinante.
Il sole di Roma si
riflette sui marmi delle fontane e sulle facciate dei palazzi e abbaglia.
Si contrappone alle penombre
degli interni, quasi a voler significare che Roma nasconde la sua vera natura
perversa e rapace dietro una Grande bellezza! Variazioni di stile anche per le
scene girate all'interno del palazzo. Prevalgono le ombre ovattate, ma quando
ola scena è drammatica ecco le luci radenti e il contrasto di chiaroscuri con ombre al nero di seppia.
Torniamo
all'incipit. In sottofondo la canzone Sinnò me moro, scritta dallo
stesso Germi con la collaborazione di Rustichelli, e cantata da Alida Chelli.
In questo modo lo spettatore viene introdotto subito nell'ambiente popolare
romano e capirà di stare per assistere ad un dramma sentimentale di sangue e
passione.
La successiva scena
ha come nucleo focale il condominio dove un caos di voci ripropone
grottescamente il "pasticciaccio", l'imbroglio del romanzo.
Da ricordare la
prova di Claudia cardinale, interpreta l'ambigua servetta donandole la sua
bellezza prorompente.
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