mercoledì 14 settembre 2016

Il film giallo Italiano (V)


Il film giallo italiano

Storia disincantata di un genere oscillante tra impegno sociale e spaghetti thriller.
(Parte V)


1964
Nel 1964 il giallo all'italiana è ormai un fiume in piena: sulle acque limacciose e putride galleggiano cadaveri di ogni genere.

Ma è sempre Mario Bava a dettare gli stilemi.  Ripercorre quel sentiero di morte con Sei donne per l'assassino,  ma stavolta in Technicolor: è lo stesso tema del film precedente, ma delinea con precisione (quasi maniacale) altri stilèmi che, da lì a qualche anno, il cinema italiano avrebbe fatto suoi. Dalla rappresentazione grafica e ricca di dettagli dei delitti (compiuti all’arma bianca) al look del killer, spesso vestito con impermeabile nero, cappello e guanti …





E' iniziata una stagione felice per il botteghino, meno per l'arte cinematografica in generale. registi pasticcioni, attori sciatti, marketing "borgataro". Purtroppo è una storia che è durata due decenni abbondanti: per me una calamità.


Basta dare un'occhiata ad alcuni titoli degli immediati anni a seguire, e questi non sono i peggiori! In sottofondo il fumetto giallo horror all'italiana, dove (seguendo gli stilemi di Bava) donne malvagie e perverse spandono cadaveri.

1967


Nel 1966 Leonardo Sciascia pubblica il suo capolavoro: A ciascuno il suo. Un noir secco, crudo e impietoso. Il successo del romanzo invoglia un regista di alto livello a trarne un film.

« Feci il film per quest'essere "A ciascuno il suo" il sensuoso e ironico ritratto d'un intellettuale umanista e sessualmente incompetente. » (Anche ingenuo, anche bravo analista del particolare: vedi foto sopra n.d.a)
(Elio Petri, 1979)

Elio Petri, si mette controcorrente. Ingaggia un cast eccellente e si mette a adattare il romanzo. L'anno dopo esce nelle sale e il successo è immediato.



Presentato in concorso al 20° Festival di Cannes, il film  conquistò il premio per la migliore sceneggiatura e fu protagonista ai Nastri d'argento 1968, con quattro premi vinti: regista del miglior film, migliore sceneggiatura, miglior attore protagonista (Gian Maria Volonté) e miglior attore non protagonista (Gabriele Ferzetti).
Come se niente fosse accaduto. Gli altri (avidi e insensibili) continuano imperterriti a seviziare cinema e spettatori con storie sempre più pessime assai, ma incassano molti soldi, nonostante i pochi consensi. 

 

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