SPECIALE GIORNATA INTERNAZIONALE PER L'ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE
Oggi
25 novembre 2017 è "La Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne" è una ricorrenza istituita dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999.
L'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel designare il 25 novembre
come data della ricorrenza, ha invitato i governi, le organizzazioni
internazionali e leONG a organizzare attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica. Cercherò di dare un contributo, ma a modo mio.
Se n'era già
parlato a marzo (il giorno 8) e se ne riparlerà. Non intendo riportare dati o statistiche
o notizie dell'ultima ora. Non intendo intristire col lutto...Voglio solo ricordare che contro la violenza non si possono dare delghe, occorre combattere. Vi invito allora a guardare (o riguardare con altri occhi... scusate , data la storia, la parola!) questo film per ricordarvi con determinata leggerezza
che le donne, ancorché deboli e prive della vista, possono reagire e, alla fine, contrastare
la violenza. Sappiano, comunque, che che c'è chi fa un tifo attivo tifo per loro!!!
Film
n.111
Gli
occhi della notte (Wait
Until Dark) - 1967
di Terence Young
con Audrey Hepburn, Alan Arkin, Richard Crenna, Efream Zimbalist Jr
Un appartamento al buio?
Da non credere!
Sinossi. Entrata casualmente in possesso di
una notevole quantità di droga contenuta in una bambola consegnata in aeroporto
a suo marito, una donna cieca deve scontrarsi con tre malviventi che vogliono
recuperarla. Approfittando dell'handicap della donna, si fingono agenti di
polizia e falsi amici del marito per introdursi in casa. Quando lei se ne accorge, riesce a
staccare la corrente e a far precipitare l'appartamento nel buio, per
combattere ad armi pari con i criminali.
Trama. Una coppia di newyorkesi (lui
fotografo, lei giovane donna divenuta cieca a seguito di un incidente) si
ritrova a che fare con tre malviventi decisi a tutto per rientrare in possesso
di un'ingente quantità di droga che Sam, il fotografo (Efrem Zimbalist jr)
aveva ricevuto all'aeroporto, al rientro da una trasferta in Canada, da una
giovanissima trafficante di nome Lisa, spaventata dall'uomo che l'attendeva al
JFK (il più malvagio dei tre trafficanti, un nevrotico e bravissimo Alan
Arkin). Di qui in avanti il film è ambientato quasi interamente all'interno
dell'appartamento dove la coppia vive. Con stratagemmi vari i tre, a turno,
iniziano un via-vai nell'abitazione per cercare di farsi dire da Susy (Audrey Hepburn)
dove suo marito abbia messo la bambola (dove è nascosta la droga: in realtà
l'ha presa Gloria, una sveglia ragazzina che abita al piano di sopra e che
aiuterà la protagonista ad avere la meglio (i rimanenti sono interpretati da
Richard Crenna e Jack Weston). Oltre all'ambientazione, alla regia (un ottimo
Terence Young) e alle inquietanti musiche di un sempre ispirato Henry Mancini, Wait
Until Dark si fa notare per Audrey Hepburn che per prepararsi al meglio
frequentò pure una scuola per ciechi!
Valutazione. Non è un film perfetto. Restano
evidenti alcune debolezze drammaturgiche
e una certa macchinosità nell’avvio dell’azione. hanno fatto discutere un paio
di svolte psicologiche poco motivate nel personaggio di Susy: eccessiva e
immediata la fiducia accordata allo sconosciuto Mike, e decisamente irrazionale
la caparbietà di non cedere sul finale alle minacce di Roat. Personalmente
le considero invece la chiave d'interpretazione del film. Il filo conduttore che
lo rende attuale fino ai giorni nostri: il tema della rabbia scaturita dalla fiducia
tradita.
Ciononostante
nelle sue grandi linee Gli occhi della notte resta comunque ben
costruito, affidando tre quarti del racconto alla suspense della parola
ingannevole e della messinscena e ritardando sapientemente, quasi fino
all’asfissia, l’esplosione dell’azione. È un film che nasce col chiaro intento
di spaventare il pubblico ma senza ricorrere agli effettacci e alle tinte forti
(Dario Argento rifletta!). E' da considerare un thriller coevo di quelli già prodotti
e anticipatore di molti canoni espressivi anni Ottanta.
Il
film di Young s’impenna emotivamente nell’ultima mezz’ora, quando l’unità di
luogo chiuso si stringe intorno a due soli personaggi, Susy e il nevrotico
Roat. La tensione e la minaccia si fanno sempre più più esplicite e incombenti.
Alcune soluzioni narrative ed espressive
appaiono geniali (la sfida con la tanica
di benzina e i fiammiferi, Susy che cerca insistentemente il buio per giocare
ad armi pari con l’aggressore, quel frigorifero aperto da Roat a tradimento
come unica fonte di luce capace di riportare la sfida su un piano impari…). Il
risultato è che il buio del bilocale di Susy, in quegli attimi di sospensione,
si tramuta in buio totale, extrafilmico, si espande fuori dallo schermo, ci
coinvolge e ci riguarda, con perfetta acrobazia di mimesi e identificazione, e
il fiato sul collo di Roat lo sentiamo anche alle nostre spalle dietro la
poltrona.
Nella
sua ultima mezz’ora Gli occhi della notte si tramuta in un perfetto
oggetto di “filmicità”, un’opera che si
pone lo scopo che di mettere in funzione tutti i suoi possibili strumenti per
una finalità metaforica, è cinema che si
esibisce in tutte le sue potenzialità rivolte a descrivereil terrore, lo spavento
e la determinata reazione di una donna. Alan Arkin è un perfetto
psipatico stalker: indovinato pure nella sua fisicità e nel suo abbigliamento
con giubbotto di pelle nera, il Roat di Alan Arkin è un magnifico prototipo per
tutti gli squilibrati, a prima vista dei "normali", che stano seminando
morte tra le donne. Cinico, dalla battuta pronta e tagliente, fascinoso e
respingente, poi scopertamente aggressivo e violento.
Voto
***1/2/5
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