lunedì 27 novembre 2017

Delitti nel Rinascimento (I)


Come si uccideva nel ‘400
Un videogioco di successo. che ha per protagonista un sicario arabo (Altaïr Ibn-La'Ahad) del '400 è diventato anche film. E' un mestiere ancora in voga: ora si fanno chiamare killer, allora erano senza nome o al massimo un soprannome ... Cesare Borgia ne aveva uno,  che stando nell'ombra lo seguiva sempre, per difesa e spesso per offesa. Michelotto Corella, spagnolo, è passato alla storia come il "boia del Valentino". Il Borgia l'aveva conosciuto  durante i suoi studi teologici all'Università di Pisa. Riprendendo in mano la scrittura di una nuova puntata delle indagini di Mastro Bertuccio mi sono ricordato di lui: Cesare (vedi precaria Tempora) è il nemico mortale di Bertuccio.
 
Molti lettori, ancora oggi, dopo aver letto tutti i quattro i volumi della serie di Bertuccio, mi  chiedono ancora come si uccideva nel ‘400. Lettori distratti, già nei racconti di Mastro Bertuccio non manca la varietà di morti ammazzati.
Ma torniamo a Altaïr Ibn-La'Ahad e osserviamo (vedi immagine sopra) il suo ARMAMENTARIO: arco, frecce (avvelenate con aconito), daga, stiletto, pistole (vetero Colt!), guanti rostrati e chissà cosa d'altro nasconde addosso! 
Lui è un professionista, ma non tutti se lo potevano permettere. come non tutti si potevano permettere Nero Wolfe!
Diciamo subito che nel Rinascimento   si ammazzava di più “in proprio”, ma chi poteva  permetterselo faceva uso di sicari, mestiere allora molto in voga e ben pagato. Gli assassini al soldo dei potenti erano professionisti seri e scrupolosi. Sapevano che farsi riconoscere non era cosa utile, né a loro, né al mandante. 
Giravano perlopiù di notte coperti da un lucco nero col cappuccio calato. Già a vederseli davanti uno moriva di paura! Capitava di rado: colpivano quasi sempre alle spalle.
Ma torniamo alle armi. Se si scartano i delitti feroci o bestiali compiuti con bastoni, attrezzi agricoli, pietre o le nude mani; restano i veleni, i dardi, le frecce, le palle di piombo e le lame, tante lame. Analizziamoli uno alla volta.
 I veleni

parte I
Il veleno era l'arma preferita dai signori. Non lasciava traccia e la cattiva igiene dei cibi, soprattutto carne e pesce, procurava solidi alibi. Ma occorreva una certa abilità e molte conoscenze della materia
Il veleno, che fece la fortuna di molti personaggi politici di spicco e di tanti alchimisti dell’epoca.
All’alba di un seppur vago delinearsi dello Stato di diritto, che rendeva più complicato sbarazzarsi dei nemici o di chiunque costituisse un intralcio alle proprie mire, in un periodo fortemente e tristemente caratterizzato da intrighi e rivalità di ogni genere per il raggiungimento del potere, l’“arma dei vili”, così come venne chiamata fin dal Medioevo, servì spesso a regolare le guerre private
sorte in seno alle famiglie dominanti, senza che quasi mai si subissero conseguenze personali e penali per i propri scellerati comportamenti.

Il veleno, in particolare l’arsenico, da sempre “il re dei veleni e il veleno dei re”, era anche in vendita, sottobanco, dagli speziali. Facile da ottenere, eliminava il “problema” alla radice, rapidamente e senza lasciare tracce. Una vera e propria manna dal cielo per i tanti principi privi di scrupoli che spadroneggiavano dal nord al sud della nostra Penisola.

Arsenico e cantarella
Iniziamo con quello sicuramente più conosciuto e più diffuso: l’arsenico. Un veleno piuttosto potente, presente in natura in forma minerale, è già piuttosto tossico ma può essere raffinato e reso letale. Si pensa che sia stato Alberto Magno il primo a isolare l'arsenico elementare, nel 1250. La dose mortale è di circa 60-120mg per un uomo. L’arsenico porta alla morte per shock dell’apparato gastroenterico. Infatti l’arsenico danneggia molto gravemente questo apparato, quasi distruggendolo e portandolo allo shock. Inoltre l’arsenico è molto solubile in acqua, quindi anche nel vino.
  
  
La cantarella è una variante dell'arsenico, molto efficace e difficile da rintracciare. Questo veleno è ottenuto cospargendo l'arsenico nelle viscere di suini e poi facendole essiccare. Quando sono ben croccanti vengono accuratamente macinate. Si usava anche fare una mistura di urina e arsenico che fatta essiccare veniva triturata.
Si presenta come una polvere bianca simile allo zucchero. È un veleno molto tossico che provoca la morte, tra atroci tormenti, in 24 ore.
Secondo gli storici fu l'arma di cui si servirono i Borgia, ed in particolare Cesare e Lucrezia Borgia.
Lo Stiletto
Lo stiletto (dal latino stilus, "piolo, bacchetta") è un'arma bianca simile a un pugnale, ma dalla lama molto più sottile, lunga ed acuminata, generalmente a sezione triangolare (talvolta anche quadrata ma allora si parla più propriamente di quadrello): proprio per questa sua caratteristica è in grado di provocare ferite assai gravi perché di difficile rimarginazione. Lo inserisco qui perché veniva usato, umettando di veleno la punra, come siringa. 
Lo stiletto ha iniziato a guadagnarsi la sua fama durante il Medioevo quando era popolare come strumento contro i cavalieri pesantemente corazzati perché la sua lama sottile poteva passare agilmente attraverso le maglie della cotta. Nel Rinascimento era arma preferita dai sicari: facile da nascondere addosso e micidiale per la penetrazione. 
Inoltre, lo stiletto, è stata una delle armi preferite dagli assassini, perché era un'arma facile da nascondere, che si poteva tenere in una manica o sotto il mantello. L'assassino poteva indossare abiti comuni, e colpire senza troppa violenza: data infatti l'estrema capacità di penetrazione della lama era sufficiente spingere con forza, evitando così di farsi notare e rendendo difficile una successiva identificazione.
Fu considerato, nel corso dei secoli, quasi sempre come arma particolarmente insidiosa e, a fasi alterne, ne fu proibito il porto e, naturalmente, l'uso.
Ancora oggi è considerato (come il pugnale) dalla legge italiana come "arma propria", la cui naturale designazione è cioè l'offesa alla persona, ed il suo acquisto e detenzione richiedono una autorizzazione da parte della Questura di appartenenza e la successiva denuncia, al pari di qualsiasi arma da fuoco consentita.

Aconito
Con l’olio, ottenuto tramite un processo di distillazione, lungo ed elaborato (vedi la fornace sotto) si poteva preparare anche l'unguento. 




Con unguenti di aconito particolarmente densi e appiccicosi si umettavano i pugnali: una garanzia sull’esito della pugnalata! L’aconitina viene rapidamente assorbita dopo ingestione orale o (come nel caso del pugnale) per contatto dermico, meglio se direttamente nel sangue. L’ingestione di 3 grammi di droga fresca può portare alla morte un uomo in poche ore. Gli alcaloidi dell’aconito colpiscono principalmente il cuore, il sistema nervoso centrale e periferico.

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