Questa volta lasciamo indagare le donne!
"Intuito femminile è come penna su
freccia: porta al bersaglio"(Charlie Chan).
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Le
professioniste (II)
Julia Kendall
Julia Kendall non è il primo personaggio di donna detective
a fumetti, ma certo, in Itlia almemo, è il più fmoso. Julia è una giovane donna che vive e lavora a Garden
City, un'immaginaria città del New Jersey, a circa un'ora di macchina da New
York, Praticamente limitrofa a Cop Land, nota, dopo il film con Silvester
Stallone, come la cittadina dei poliziotti.
Vive in una grande casa al 96 di Tulip Street, che
condivide solo con la sua gatta Toni; ha da poco superato i trent'anni, ed è
una criminologa
(più comprensibile, come professione, ai lettori pop della Bonelli). Julia si
occupa dello studio dei reati e dei loro esecutori. E' anche psicologa.
La
vediamo spesso insieme al gatto: quello che ho mostrato nella puntata
precedente è il suo. La fa nascere, dopo un'accurata ricerca di mercato, una
felice intuizione della Bonelli editrice.
In
una prefazione a due storie di Giancarlo
Berardi e Laura Zuccheri (Classici di La Repubblica – serie oro) si legge che "Julia
è un personaggio, non un eroe!"
Ci
mancherebbe, dopo la dirompente graphic novel Il ritorno del cavaliere
oscuro di Frank Miller ha smesso di far l’eroe anche Batman! Si legge
anche: “Julia non è un mito. Julia ha una vita quotidiana che si svolge
nonostante le sue avventure.” Be’, anche Sherlock Holmes aveva problemi con
l’affitto, tant’è che si associò con Watson! Lasciamo alla Marvel gli eroi,
anzi i supereroi e torniamo ad occuparci di donne che si sforzano di apparire
normali.
Julia
è voluta così perché chi allora sapeva di mercato (il fumetto è prodotto di
massa, non dimentichiamolo. La Bonelli almeno, visto il successo, lo sa
benissimo!) pensava che una donna carina (è il ritratto a matita di Audrey
Hepburn), apparentemente fragile, ma colta, libera e indipendente, romantica e
sognatrice, potesse creare identificazione nelle lettrici tardo adolescenti e
nei lettori con la sindrome di Peter Pan! E’ soprattutto la Hepburn del film
Gli occhi della notte. Gli occhi di Julia, invece, sono molto grandi e ci
vedono benissimo
Molto
importante è il gatto (la gatta, è femmina!) bianco a pelo lungo. Nome Toni.
C’è da spazzolarlo con cura tutti i santi giorni: grande impegno quotidiano!
Il felino partecipa attivamente alle storie; non disdegna,
esibizionista come tutte le gatte, di apparire molte volte nelle copertine.
Julia
Kendall vive in una villetta neoclassica immersa nel verde di un quartiere di
lusso e ha un’auto molto femminile, una spider Morgan bianco latte. Non si più certo definire
un'utilitaria da routine giornaliera. Da pendolare tra il New Jersey e New
York.
Capirete
che quando sento dire che Julia “ha una vita quotidiana” mi viene un po’ da
ridere.
Se poi vado a scorrere di nuovo le storie (le avevo
lette qualche anno fa) le trovo semplici e complicate allo stesso tempo. Ma
Julia si impegna molto, rischia e resta comunque un'icona POP e pertanto non si
può criticare!
Per vedere il suo vero volto
guardate la foto, si riconosce subito! Ma forse somiglia un po' anche a Miss Cora M. Strayer... o no?
Isabell
Dalhousie,
Isabell
è una filosofa ed è pure scozzese. Si guadagna da vivere facendo direttrice
di una rivista di etica applicata, bella, intelligente e colta, prestata alla
lotta anticrimine, che a Edimburgo si interroga sul destino umano, e ogni tanto
trova anche qualche colpevole. Peccato però che l’autore sia uomo: Alexander
McCall Smith.
La
Dalhousie sarebbe una detective per caso, quasi dilettante (come miss Marple),
ma applica la filosofia per risolvere i casi. Ciò, anche se il suo metodo è a
volte ridicolo, la rende una professionista.
Da
Il
Club dei filosofi dilettanti in poi, non bisogna farsi distrarre
distrarre da amici, amanti, cioccolata bollente, dal piacere sottile della
pioggia, dall’uso sapiente delle buone maniere, dalle pratiche applicazioni di
un dilemma filosofico, dall’arte perduta della gratitudine o dalle affascinanti manie degli altri. Sono tecniche
di filosofia applicata molto sottili e intriganti, secondo l'autore, meno per
chi sa di filosofia.
Le indagini di Isabell infatti
(secondo le orgogliose imbarazzanti dichiarazioni dell'autore) si occupano di delitti immersi in "enigmi morali e
filosofici quotidiani". Tutto parte dal lavoro di Isabel come redattore di un diario
filosofico. McCall Smith, con falsa modestia, osserva: "Non
possiamo necessariamente rispondere alle grandi domande sul significato, non
puoi rispondere alla domanda su quale sia il significato della vita, ma puoi
trovare un significato in un contesto limitato, e lavorare verso quello".
Un elemento chiave è la
nozione secondo cui la semplicità e la gentilezza sono aspetti importanti della
vita: "La gentilezza non deve essere noiosa ... può anche essere
elevante e commovente". Commentando la mancanza di cattivi nelle sue
storie "misteriose" , McCall Smith spiega: " Io non faccio i
cattivi molto bene ". In definitiva, i libri esaminano " la
domanda fondamentale su come possiamo condurre una vita buona e soddisfacente".
La serie fa frequentemente
riferimenti a opere letterarie dalla Scozia, su cui, conoscendole poco, non mi
posso esprimere.
(11 - segue)
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