domenica 6 maggio 2018

Una tranquilla provincia criminale (X)









 Una tranquilla provincia criminale
rassegna di alcuni delitti  della "provincia liquida" italiana




(X)
Roma(II)
Un caso tormentato e lungo, ma irrisolto


Le prime testimonianze


La notizia del ritrovamento, siamo alla Santa Pasqua di Santa Romana Chiesa a due passi dal Vaticano, scatena la stampa.  


I giornali dedicarono ampi spazi in prima pagina e documentati (anche con fantasia morbosa) articoli nella seconda e terza. Gli inquirenti avevano interdetto alla stampa l'accesso alla camera mortuaria ove era conservato il cadavere della vittima. Tuttavia, con uno stratagemma, un cronista giudiziario de il Messaggero  riuscì ad introdurvisi furtivamente e a vedere il corpo. La descrizione che ne fece il giorno dopo, sulle colonne del quotidiano romano, indusse il padre della povera ragazza, Rodolfo Montesi, di presentarsi per il riconoscimento del cadavere. Sui giornali comincia ad apparire la fotto di Wilma che da quel momento accompagnerà indagini giornalistiche e ricostruzioni.


Anche una foto sbiadita del corpo sulla battigia, che fu scattata dagli inquirenti (e poi si biasima la pubblicazione delle registrazioni delle intercettazioni telefoniche!). Dalla ricostruzione degli ultimi movimenti emerse che la ragazza non era rientrata a casa per cena la sera del 9 aprile, contrariamente alle proprie abitudini. La madre, insieme all'altra figlia, Wanda, aveva trascorso il pomeriggio al cinema.  Wilma aveva rifiutato l'invito ad unirsi a loro, perché non le piaceva  quel film:   sarebbe uscita per una passeggiata. Al rientro, le due donne constatarono che Wilma era assente, ma – stranamente – aveva lasciato in casa i documenti e alcuni gioielli di modesto valore, dono del fidanzato, che abitualmente indossava quando usciva.
La portiera dello stabile   affermò di averla vista uscire intorno alle 17:30 e di non averla più vista in seguito. "Se una portiera può andar sui giornali... allora ci provo anch'io!". Fioriscono le testimonianze.



Alcuni testimoni, sembra attendibili, affermarono di aver visto la Montesi sul treno che da Roma portava ad Ostia verso le 18:00, mentre vi prendeva posto. Tra Ostia e Torvaianica vi sono una ventina di chilometri, un po' troppi per essere percorsi a piedi, soprattutto da una persona non pratica della zona come appunto la sfortunata govane. Il titolare di un chiosco di cartoline situato nei pressi della spiaggia di Ostia sostenne di aver conversato con una giovane apparentemente somigliante alla Montesi, che aveva acquistato una cartolina illustrata e accennato all'intenzione di spedirla al fidanzato a Potenza.


L'ipotesi scartata del suicidio e la chiusura del caso

Il corpo venne portato presso l'Istituto di Medicina Legale di Roma, dove venne condotta l'autopsia: i medici affermarono che la probabile causa della morte sarebbe stata una "sincope dovuta ad un pediluvio" concludendo che, con molta probabilità, la sfortunata ragazza aveva approfittato della gita al mare per mangiare un gelato (i cui resti furono rinvenuti nello stomaco) e fare un pediluvio in acqua di mare per alleviare una fastidiosa irritazione ai talloni di cui – a detta dei familiari – soffriva da qualche tempo. Per fare ciò, la Montesi si sarebbe sfilata scarpe e calze e, molto probabilmente, anche gonna e reggicalze, per poi immergersi in acqua, venendo tuttavia colta da un malore che il medico legale ricollegò al fatto che la ragazza si trovasse nei giorni del ciclo mestruale. Una volta scivolata in acqua priva di sensi, la Montesi sarebbe annegata.  


La distanza tra Ostia (il presumibile ultimo avvistamento della ragazza) e il punto del ritrovamento venne giustificata sostenendo che lo spostamento del corpo fosse stato dovuto a una complessa combinazione di correnti marine. 
Comincia il via vai di curiosi e girnalisti sul luogo del ritrovamento. Un moto popolare temporaneamente frenato dai medici legali.
Dall'autopsia emerse infatti che la ragazza era ancora illibata e non aveva subito violenza (come evidenziato dal fatto che il volto era ancora perfettamente truccato e lo smalto sulle unghie delle mani intatto): un guaio per la stampa. Meno male, per i quotidiani, che in seguito un altro illustre medico  affermò che la presenza di sabbia nelle parti intime della ragazza poteva essere spiegata solo come conseguenza di un tentativo di violenza. Non vennero però rinvenute tracce di stupefacenti o di alcool nel suo corpo. Ma era solo l'inizio, come dice Charlie Chan: "Il sospetto cresce se può cibarsi di dubbi!", anche i mass media di allora ben lo sapevano.


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