Il gufo giallo
recensioni di romanzi gialli
Giudizio n. 123
La misura dell'uomo
Marco Malvaldi
Scrittori Giunti
Quando il
"Genio" indaga su commissione.
"Excusatio non petita, accusatio manifesta". Fin dalle prime
pagine mi ero accorto che l'autore non procedeva in scioltezza come al suo
solito. Poi ho letto in una specie d'intervista al Malvaldi che per far
indagare il Genio "aveva lavorato su commissione", in altre parole
gli avevano "comandato" il romanzo con Leonardo detective
protagonista. Ho allora capito molte cose.
Il primo autore, famoso (ma ce ne
sarebbero altri), a far indagare il Genio fu Theodore Mathieson. Il titolo
originale della raccolta di racconti era The Great "Detectives", in italiano
"Quando il genio indaga". orribile, ma non ci dobbiamo meravigliare
erano gli anni in cui "Vertigo" diventa il proditorio spoiler:
"La donna che visse due volte"!
"Era un bel pomeriggio di tarda primavera, nel 1516. Leonardo da
Vinci sedeva a suo bell'agio sotto la pergola di roselle, nel giardino dietro
la sua dimora, presso Amboise; ..."
Così inizia il racconto, siamo in
Francia tre anni prima della morte di Leonardo. Un Genio maturo e, per quanto
sia con lui difficile, in qualche modo appagato, quindi.
Malvaldi ci porta indietro di molti
anni: 1493 a Milano. Ventitre anni mica son pochi! Leonardo non è affatto
appagato, ha molti debiti e vive con vari battibecchi con la madre Caterina!
Un'irriguardosa licenza poetica? No, ci sono fonti, non certe, che rendono probabile il suo arrivo a Milano a
metà luglio del 1493. Un anno dopo moriva.
Ma così scrivono accreditati
storici: "Nella vita lunga e
intensa di Leonardo da Vinci un personaggio fondamentale non ha mai avuto
un nome e un volto, anche se ha avuto molte identità. Si tratta della madre,
che sparisce prestissimo dalla sua vita e non compare mai più. C'è chi
l'ha identificata con una schiava araba, chi addirittura cinese. Chi l'ha vista
e riconosciuta nelle fattezze di Monna Lisa, ultimo tentativo di un figlio
ormai adulto di superare lo shock dell'abbandono".
Non sono livornese, ma una
domanda me la pongo lo stesso: "Pole
un pisano permettersi di essere irriguardoso o superficiale verso un illustre
fiorentino?" No, si dia inizio
al dibattito!, direbbe un altro illustre geniaccio del contado.
Perché queste osservazioni? Per
raccomandare agli autori di gialli storici di non esagerare coi particolari: il
personaggio, comunque la si metta (che sia Leonardo, Michelangelo, Machiavelli
o l'Ariosto) non è credibile. Si propone un gioco intellettuale al lettore e lo
si inviti a giocare, allora, non a credere che sia la "verità vera"!
Così ha fatto Theodore Mathieson
e già a suo tempo mi innervosì.
"Chi è senza peccato scagli
al prima pietra!" , io a dir la verità Leonardo l'ho fatto giungere a
Montevarchi, dopo la morte della madre (ma non dico dove sia avvenuta) a
reclamare una rendita da un notaio di Arezzo. Per volontà di Bertuccio, un
mastro ferraio, mio personaggio gli ho fatto costruire uno dei suoi trabucchi.
Non per scagliare una pietra o un masso, ma per catturare un assassino.
Torniamo al libro di Malvaldi. Lo
trovo stiracchiato nella ricerca di humor. Usa mezzucci beceri e pensando d'essere un gran simpatico spiega da pisano frequentatore del Bar Lume eventi e personaggi...
Le sue comparsate in scena non mi
piacciono! Non si rende conto che così non solo uccide il "lector in fabula" ma anche che la lettura risulta presto faticosa, no fastidiosa. La narrazione è appesantita
da troppe notazioni storiche... allora perchè irrompere sulla scena: "Excusatio non petita..."?
Non una delle prove migliori, ma ha
fatto anche di peggio questo pisano impenitente!
Voto ***/5
Oggi introduco anche una valutazione ... chiamiamola "analogica". Il libro lo posso considerare "sopravvalutato", equamente considerato o"sottovalutato". Nella fattispecie questo romanzo è da me considerato sopravvalutato per trovare il unto di equità occorre spostare il contrappeso verso il fulcro.
Pian piano, datemi tempo, metterò la stadera a tutti i libri che ho recensito: più di 120... per pietà!
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