sabato 9 marzo 2019

Lanterna gialla (114)


  Recensioni di film di genere


Film n.112




Omicidio al Cairo (The Nile Hilton Incident)
di Tarik Saleh 
con Fares fare, Mari Malek, Yasser Ali Maher



Un film che, se l'avesse potuto vedere, avrebbe fatto rimanere Regeni a Londra!

Omicidio al cairo: un bel thriller psicologico in salsa noir ispirato a una storia vere: l'assassinio di Suzanne Tamin nel 2008. Il colpevole era un importante uomo d'affari e parlamentare egiziano.




Egitto, 2011. Mancano pochi giorni al divampare (già covava) della rivoluzione (la Primavera Araba) che vedrà protagonista un vasto movimento di protesta, imperniato sull'aspirazione ad un paese meno corrotto e  sul desiderio di rinnovamento politico e sociale. Da trentanni   il Presidente Mubarak comanda il paese e la gente è allo stremo. Noredin (Fares Fares) è un maggiore di polizia nel corrotto sistema del Cairo e (corrotto pure lui) si trova ad indagare sull’omicidio di una cantante avvenuto al Nile Hilton. Quando scopre il coinvolgimento dei vertici del sistema egiziano, Noredin è costretto a guardarsi allo specchio: cambia posizione e si schiera dalla parte di chi è indifeso contro lo Stato.


Fu uno shock per la Nazione scoprire che una persona così in stretta relazione con Mubarak fosse accusata di omicidio e venisse condannata. Allo stesso modo nel film quello che all’inizio sembra essere un crimine passionale si trasforma pian piano in qualcosa che riguarda la cupola del potere egiziano: un gruppo chiamato “Gli intoccabili” che gode dell’immunità.
Uno degli uomini più potenti dell’Egitto, Hatem Shafiq, membro del parlamento e amico del presidente, è infatti implicato nell’accaduto. Si innescherà così un gioco sanguinario nel tentativo di insabbiare il caso, mentre all’esterno la tensione politica e sociale sale. La polizia si scontra con la folla e la rivoluzione raggiunge il culmine.
Ben contestualizzato, ben fotografato e ben recitato, un film da vedere. Asciutto ed essenziale, senza sbavature. Merita allora una considerazione particolare la regia.
Il regista di origine svedese e egiziana Tarik Saleh utilizza il plot di verità per
svelare e denunciare il corrotto sistema egiziano, dove è quasi impossibile scoprire la verità e dove i poliziotti sono dei veri e propri gangster in uniforme. Attraverso le strade affollate del Cairo (in realtà di Casablanca, perché in Egitto non lo permisero!), il film, con coraggio, ci mostra un paese dove la giustizia non esiste (noi italiani l'abbiamo tristemente capito!) e ci descrive cosa portò i giovani egiziani a sollevarsi contro la polizia e l’élite corrotta preannunciando la Primavera Araba. Purtroppo si è rivelata un’occasione persa e il caso Regeni non può far altro che confermarlo.

Voto ****/5


 

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