La nobile arte
della serialità
Seriali si nasce... e io lo nacqui!...
Ho sempre "seriato" me stesso, ma non è una cosa seria!
Da Salvo Montalbano
a Rocco Schiavone, tutti hanno bisogno dei consigli di Snoopy, il cane di D'Artagnan
Invece la serialità è una cosa molto sera, anzi parecchio! per avvia re riflessioni (immancabilmente surreali) sulla serialità occorre partire da Totò. Soprattutto quello dei primi film (tanti) è una maschera del teatro
classico che reitera motti e lazzi. Quindi un universale, ergo un seriale nato! Non rispondeva:
"Seriale sarà lei, s'informi!", rispondeva altro che qui non ripeto!
Ci gongolava, endava in sollucchero, perché sapeva di venire dopo Dumas, ma prima di Snoopy. Non venite a dirmi che D'Artagnan non aveva un cane, semmai un cavallo! Dumas non parla del cane, ma c'era, e si chiamava Snoupì, con l'accento sulla "i"!
Ci gongolava, endava in sollucchero, perché sapeva di venire dopo Dumas, ma prima di Snoopy. Non venite a dirmi che D'Artagnan non aveva un cane, semmai un cavallo! Dumas non parla del cane, ma c'era, e si chiamava Snoupì, con l'accento sulla "i"!
Vi spiego. L'aspirante moschettiere è,
per sue doti caratteriali ed esistenziali, personaggio seriale, Snoopy,
che di problemi di carattere ne ha da vendere, multiforme e sfaccettato è il Re indiscusso dei
personaggi seriali. E' anche aspirante scrittore e quando non riesce
neppure a
iniziare con "Era una notte buia e tempestosa..." ci fa tanta
tenerezza.
Piccola premessa
teorica. Un racconto seriale
può essere di due
tipi. Se del primo tipo la storia si suddivide in parti separate e consecutive
per far venire al lettore la voglia di continuare (parlo del feuilleton:
romanzo che usciva su un quotidiano o una rivista, a episodi di poche pagine ).
Nel secondo invece si ripete un
modello, uno schema,
una struttura narrativa sviluppando varianti, variazioni e sfumature.
La seconda
modalità è forse
la più antica:
deriva dal meccanismo
di comunicazione orale
del racconto e
può essere identificata
già nella fiaba,
nel racconto mitologico,
nei cicli omerici e
nelle saghe nordiche.
Ma anche nei cicli cavallereschi
medievali, nell’epica rinascimentale (e
oggi nella paraletteratura, nelle
saghe cinematografiche e
nelle serie televisive
a episodi) e nei fumetti a strisce.
La prima
emerge soprattutto nei tempi moderni (apice nel 1800) ed
ha come tratto
distintivo la pianificazione della
suddivisione in unità
discrete, pubblicate a intervalli di
tempo regolari, come appunto I tre moschettieri. Se ci pensate bene
D'Artagnan appartiene a tutte e due le modalità: si merita un cane come Snoopy!
Non il gatto con gli stivali, pur pertinente, non figura! Credo che avesse un cane e che fosse un regalo del duca di Buckingahm!
In entrambe
le sue forme,
con le infinite
ibridazioni possibili, la
serialità è stata
adottata da tutti
i generi e
da tutti i media: dal
fumetto al cinema,
dalla radio alla
televisione, dai videogiochi
al web. La verità è che la
serialità è l'evoluzione adulta della ripetitività della fiaba. La serialità ci
mantiene fanciulli. E' per questo che piace tanto.
La serialità
è “contagiosa”: passa
da un mezzo
di comunicazione ad
un altro, dall’oralità
alla scrittura, dalla
scrittura ai media tecnologici. Colpische gli intellettuali alla pari degli analfabeti.
In "buona sostanza" la serialità è democratica, intermediale e interculturale, perché appartiene sia alla cultura di élite che alla cultura popolare (e spesso mette in contatto culture diverse tra loro mediante i meccanismi delle comunicazioni di massa), perché coinvolge logiche di creazione innovative e allo stesso tempo logiche di mercato, perché i meccanismi della ripetizione o della successione che la regolano possono essere allo stesso tempo molto semplici quanto estremamente complessi e raffinati, e migrano da un medium ad un altro con estrema facilità.
In "buona sostanza" la serialità è democratica, intermediale e interculturale, perché appartiene sia alla cultura di élite che alla cultura popolare (e spesso mette in contatto culture diverse tra loro mediante i meccanismi delle comunicazioni di massa), perché coinvolge logiche di creazione innovative e allo stesso tempo logiche di mercato, perché i meccanismi della ripetizione o della successione che la regolano possono essere allo stesso tempo molto semplici quanto estremamente complessi e raffinati, e migrano da un medium ad un altro con estrema facilità.
Il racconto
seriale, soprattutto quando è
giallo, noir o thriller, crea una
complessa interazione tra
narrazione e attribuzione autoriale,
spesso annulla la
separazione tra autore
e fruitore, annulla la compiutezza
e a volte
perfino la conoscibilità
di un universo
narrativo che può
espandersi fino a diventare incontrollabile. Charlie Chan ne è un
esempio: arrivò al cinema, alla radio, ai fumetti, in teatro fino a
contagiare Hollywood.
Detto questo,
era importante farlo, vediamo di dare, per bocca di Snoopy (personaggio seriale,
e autore d'incipit "bloccanti") qualche consiglio agli aspiranti
autori seriali. Non andate a cercare consiglio in rete. Nel web ci sono i
consigli,in abbondanza, ma sono offerti da: sedicenti agenti letterari (la
mossa successiva è offerta di pubblicazione a pagamento!), sedicenti editor
(spero abbiano la laurea, ma hanno copiato da internet la tesi!), sedicenti
autori con varia esperienza di pubblicazione (andate a controllare le case
editrici: le trovate sulle pagine gialle sezione tipografie!) o cialtroni che
vogliono spillarvi i soldi dal cassetto (non il manoscritto!).
Così parlò il
Grande Piccolo Cane:
0. Se è il primo
romanzo di una storia che prevedi sarà seriale prepara bene i caratteri dei
personaggi e solo dopo un po' pensa alla trama.
Disse a Snoopy il gatto del vicino: "La salsiccia è cibo seriale. Per cui, quando
scriverai i seguiti, abbi sempre la regola del macellaio: "Le salsicce
devono essere tutte diverse e tutte eguali!".
In altre parole:
In altre parole:
1. Rispetto per
il lettore ultimo arrivato:
a. ripetere alcuni
elementi essenziali per descrivere i personaggi
b. dare tutti
gli elementi necessari a comprendere l'evoluzione dei personaggi;
2. Rispetto per il
lettore che c'è fin dall'inizio:
a. non
dilungarsi in tediosi riassunti
b. non
dilungarti sulla descrizione dei caratteri: usa i dialoghi per farli intuire
3. Ricerca
l'equilibrio stilistico tra il punto 2. e il punto 3.
4. Rispetto per
i personaggi:
a. Non far loro
cambiare troppo carattere e vita. Nel reale non succede così,
b. Falli agire e
chiacchierare in pace, sanno loro, meglio di te, cosa dire e soprattutto, cosa
possono fare.
5. Rispetto per
se stessi: sei un autore non svenderti a idee editoriali perverse. Ce ne sono
di tutti i tipi, troppo lungo l'elenco!
Lezione di scrittura gentimente ( e aggratis!) offerta dallla premiata ditta:
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