venerdì 31 gennaio 2020

Librialcinema (XVI)


Romanzi gialli al cinema 

influenze della letteratura
sui film gialli e noir 


Parte XVI


Quel che resta del noir (II)


Nel 1958, dopo decine forse centinaia di titoli, arriviamo a L'infernale Quinlan di Orson Welles: una tappa fondamentale. Un film magistrale nella trama, geniale nella tecnica cinematografica
Granda annata il '58, si ricordi che di questo anno è anche Vertigo di Hitchcock, e poi ci sono ltre co0se importanti:  ci si può abituare male!
Infatti molti di questi film erano considerati dalla critica d'oltreoceano produzioni di serie B e di scarso valore. Bigotto moralismo USA. Eppure  alcuni ottennero la nomination agli Oscar. In Europa li guardavamo con maggior interesse.



Negli anni '70, periodo della cosiddetta New Hollywood, il noir americano venne rivisitato da importanti registi: da Robert Altman, come già scritto, (Il lungo addio, 1973) che abbiamo già esaminato e ce ne siamo dichiarati delusi.  


Roman Polanski (Chinatown, 1974), ce ne da un'eccellente interpretazione. sa due attori formidabili, e i colori sono perfettamente in tono.


Arthur Penn (Bersaglio di notte, 1975), centra anche lui il bersaglio, ma il suo film non diventa un cult come quello di Polansky. Forse per via del   colore: non si sposa bene col noir e Penn usa pellicole da film TV e lo si nota! Inoltre J.J. Gittes, Lew Harper (L.Archer nel romanzo di Ross MacDonald) e altre new entry, non sono Marlowe! 



Ne sono consapevoli anche i registi che di versione in  versione abbandonano progressivamente lo schema classico, in cui tutto ruota attorno alla figura del private eye e/o a quella della dark lady femme fatale: per cui, si sono definiti “noir” (non sono d’accordo) anche film quali La conversazione (1975) di Francis Ford Coppola o Taxi Driver (1976) di Martin Scorsese, i quali comunque mantengono intatti situazioni, atmosfere, stati d'animo (e non di meno una sottesa critica sociale) tipici del genere, ma col noir classico c’entrano poco.

Per delineare il contesto ci eravamo un po' distratti. Sarà bene tornare al nostro tema: i romanzi che hanno ispirato grandi film gialli o noir.

L.A. Confidential




L.A. Confidential è un romanzo poliziesco scritto da James Ellroy, pubblicato negli Stati Uniti nel 1990. L.A. Confidential esce in Italia nel 1991, edito da Arnoldo Mondadori Editore.



Nel 1997 il romanzo diventa un film: L.A. Confidential, diretto da Curtis Hanson. Tra i protagonisti Russell Crowe (nei panni di Bud White), Kim Basinger (l'affascinante Lynn Bracken), Kevin Spacey (Jack Vincennes), Guy Pearce (Ed Exley) e Danny DeVito (il morboso giornalista Sid Hudgens). Il film vinse due Oscar, miglior sceneggiatura non originale e miglior attrice non protagonista a Kim Basinger.




Molte sono le differenze fra il romanzo e il film omonimo. Nel film la storia viene semplificata notevolmente, arrivando addirittura a cambiare il finale e il colpevole; l'arco temporale di narrazione viene ridotto da sette anni a qualche mese, i caratteri dei personaggi sono modificati (quando non stravolti, come nel caso di Jack Vincennes), e parecchie vicende e personaggi rilevanti sono semplicemente espunti. I fan di Ellroy ne sono rimasti delusi.


La promessa





La promessa (1958, che anno ragazzi!) è un romanzo di Friedrich Dürrenmatt (1921-  1990), scrittore, drammaturgo e pittore svizzero. Originariamente Dürrenmatt lo aveva scritto come soggetto cinematografico per il film Il mostro di Mägendorf di Ladislao Vajda. Il tema era incentrato su delicato problema della violenza sui bambini. Successivamente, lo scrittore sviluppò il soggetto fino a farne un romanzo, mettendo da parte l’originaria intenzione pedagogica. Così lo presentò: "Da un caso particolare sono arrivato al caso del detective in genere, alla critica di uno dei più tipici personaggi ottocenteschi; e perciò, necessariamente, sono andato oltre l’obbiettivo che noi nel film dovevamo proporci".
Il sottotitolo dell'edizione Feltrinelli lo indica come il requiem del romanzo giallo, ci manca secondo me un aggettivo a giallo: "classico". Come noir è infatti perfetto,



Dal romanzo, nel 2001, Sean Penn ha tratto un film (piuttosto fedele) interpretato dal grande Jack Nicholson.
Trama
Jerry Black, poliziotto, nel suo ultimo giorno di lavoro prima della pensione, si trova di fronte al brutale omicidio di una bambina.


La polizia arresta un balordo (che prima si autoaccusa dell'omicidio e poi si suicida nel commissariato) e chiude il caso, ma Black, che aveva promesso giustizia ai genitori della piccola, crede che l'omicida sia ancora in libertà e anzi, sospettando la presenza di un serial killer, inizia delle indagini private.



Circoscrivendo l'area dove il killer ha operato, inizia una silenziosa caccia all'uomo: si ritira nella zona, compra un distributore di benzina, sembra rifarsi una vita (entrando in contatto con una barista che ha una figlia dell'età delle bimbe uccise) e aspetta pazientemente che il folle si faccia di nuovo vivo. Black, sempre più ossessionato dall'idea di trovare il killer, non esita a servirsi della bimba (che costringe a vestirsi di rosso!) come esca.



Convincendo faticosamente i suoi ex compagni di squadra ad aiutarlo nell'intento, si apposta ad attendere l'arrivo dell'uomo. Ma in realtà non vi è più nessun pericolo, poiché l'assassino, prima di essere identificato e all'insaputa di tutti, muore in un incidente stradale.
Roba da andarci fuori di testa!
Jerry Black, il personaggio del film mi sembra più complesso e emotivo di quello del romanzo. Da Jack Nicholson non c'era da aspettarsi di meno. Nel libro la tensione (o suspense è soprattutto procedurale), nel film è fortemente emotiva. Stupendo!


 Con questo chiudo. Grazie per l'ascolto!


FINE


 

Nessun commento:

Posta un commento