Romanzi gialli al cinema
influenze della letteratura
sui film gialli e noir
Parte XV
Quel che resta del noir (I)
Gli anni '40 sono stati al cinema l'apice del bianco e
nero.
I film di avventura già si affidavano al colore, i noir no. Negli anni
’50, sul noir prevale invece il colore. La Technicolor invade di prepotenza il
mercato delle pellicole e così uccide il
noir B&W e anche (in certi film) la
suspense. La suspense è figlia dell'arte del togliere, unico modo per
coinvolgere emotivamente il lettore o lo spettatore. Se dici tutto non c'è
suspense e sopravviene la noia, a meno che tu non sia Marcel Proust (ma anche
lui a volte...). Si ricordi che la
tecnica espressionista cercava di scavare le ombre. Le ombre dell'anima nera
dei personaggi.
Il commissario Maigret
In Francia, grazie a uno straordinario Jean Gabin
riscoprono Il commissario Maigret.
Parigi è terrorizzata. Nel quartiere del
Marais sono già state uccise brutalmente tre donne brune e formose, pugnalate
in diversi vicoli da un efferato assassino con una cadenza sempre più
ravvicinata. La polizia non sa cosa fare e il maniaco si permette addirittura
di telefonare a Maigret per informarlo della terza vittima.
Il commissario capisce che l'assassino
sta diventando sempre più tronfio delle sue imprese e decide di organizzare una
trappola...
Il romanzo è famosissimo, molto
stringato e ben dosato... il film è bello, Gabin è bravo, le due attrici
(moglie e madre dell'assassino) perfette, ma... si deve dare di più!
Ascensore per il patibolo
Ascensore per il patibolo (Ascenseur pour l'échafaud),
film noir (B&W) del 1958 è diretto da Louis Malle. È il suo film d'esordio
per Malle, che lo trae dal brutto romanzo con lo stesso titolo del 1956 di Noël
Calef. Ne fa un capolavoro.
Merito di Jeanne Moreau, ma anche di Miles Davis che
inventò suonando da vivo una splendida colonna sonora.
Delitto in pieno sole
Delitto in
pieno sole (Plein soleil) è invece un noir a colori abbacinanti del 1960. Ma
più dei colori abbaglia la presenza di Alain Delon.
Diretto da
René Clément è tratto (con qualche apprezzabile licenza poetica che lo rende più agile econ maggior ritmo) dal romanzo
bestseller Il talento di mister Ripley di Patricia Highsmith pubblicato
nel 1955.
Dal medesimo
romanzo seguirà nel 1999 il film Il talento di Mr. Ripley, diretto da
Anthony Minghella.
Trama
Il giovane
americano Thomas 'Tom' Ripley si trova in Italia in compagnia dell'amico
Filippo Greenleaf, un ricco rampollo dedito alla bella vita, con lo scopo di
farlo tornare negli Stati Uniti per poter ottenere i 5000 dollari che il padre
di lui gli ha promesso come ricompensa. Dapprima, il giovane Greenleaf sembra
rassicurare le speranze di Ripley con false promesse, così intraprende assieme
all'amico e alla fidanzata Marge un viaggio in yacht verso Taormina.
Durante il
viaggio, Filippo confessa a Marge di essere stanco della presenza di Tom, così
dichiara la sua intenzione di farlo sbarcare il prima possibile: infatti,
lascia l'amico sotto il sole cocente per diverse ore, alla fine delle quali
decide di tornare indietro col proprio yacht per recuperarlo...
Credo
che questa prima versione in film del romanzo sia superiore a quella del 1999. La
sceneggiatura taglia (per motivi di durata) qualche parte del romanzo, ma non
ne abbassa l'introspezione psicologica del personaggio di Tom, ambiguo a se
stesso, né la suspense psicologica!
Ritengo
molto più calzante, ambigua e fascinosa la recitazione di Delon: Tom risulta affascinante perché Delon,
volutamente e non per fisicità lo rende
così! Il remake del '99 è forse più fedele (o più lungo?) al libro di Patricia
Highsmith, ma il risultato è parecchio inferiore a quello di Delitto in
pieno sole. Matt Damon potrebbe essere un Ripley credibile, ma solo agli
occhi degli spettatori che non hanno mai visto il Ripley di Alain Delon!.
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