mercoledì 29 gennaio 2020

Librialcinema (XV)

Romanzi gialli al cinema 

influenze della letteratura
sui film gialli e noir 



Parte XV




Quel che resta del noir (I)
Gli anni '40 sono stati al cinema l'apice del bianco e nero. 


I film di avventura già si affidavano al colore, i noir no. Negli anni ’50, sul noir prevale invece il colore. La Technicolor invade di prepotenza il mercato delle pellicole e  così uccide il noir  B&W e anche (in certi film) la suspense. La suspense è figlia dell'arte del togliere, unico modo per coinvolgere emotivamente il lettore o lo spettatore. Se dici tutto non c'è suspense e sopravviene la noia, a meno che tu non sia Marcel Proust (ma anche lui a volte...). Si ricordi che  la tecnica espressionista cercava di scavare le ombre. Le ombre dell'anima nera dei personaggi.

Il commissario Maigret


In Francia, grazie a uno straordinario Jean Gabin riscoprono Il commissario Maigret.
Parigi è terrorizzata. Nel quartiere del Marais sono già state uccise brutalmente tre donne brune e formose, pugnalate in diversi vicoli da un efferato assassino con una cadenza sempre più ravvicinata. La polizia non sa cosa fare e il maniaco si permette addirittura di telefonare a Maigret per informarlo della terza vittima.


Il commissario capisce che l'assassino sta diventando sempre più tronfio delle sue imprese e decide di organizzare una trappola...
Il romanzo è famosissimo, molto stringato e ben dosato... il film è bello, Gabin è bravo, le due attrici (moglie e madre dell'assassino) perfette, ma... si deve dare di più!

Ascensore per il patibolo



Ascensore per il patibolo (Ascenseur pour l'échafaud), film noir (B&W) del 1958 è diretto da Louis Malle. È il suo film d'esordio per Malle, che lo trae dal brutto romanzo con lo stesso titolo del 1956 di Noël Calef. Ne fa un capolavoro.




Merito di Jeanne Moreau, ma anche di Miles Davis che inventò suonando da vivo una splendida colonna sonora.

Delitto in pieno sole




Delitto in pieno sole (Plein soleil) è invece un noir a colori abbacinanti del 1960. Ma più dei colori abbaglia la presenza di Alain Delon.



Diretto da René Clément è tratto (con qualche apprezzabile licenza poetica che lo rende più agile econ maggior ritmo) dal romanzo bestseller Il talento di mister Ripley di Patricia Highsmith pubblicato nel 1955.
Dal medesimo romanzo seguirà nel 1999 il film Il talento di Mr. Ripley, diretto da Anthony Minghella.


Trama
Il giovane americano Thomas 'Tom' Ripley si trova in Italia in compagnia dell'amico Filippo Greenleaf, un ricco rampollo dedito alla bella vita, con lo scopo di farlo tornare negli Stati Uniti per poter ottenere i 5000 dollari che il padre di lui gli ha promesso come ricompensa. Dapprima, il giovane Greenleaf sembra rassicurare le speranze di Ripley con false promesse, così intraprende assieme all'amico e alla fidanzata Marge un viaggio in yacht verso Taormina.  




Durante il viaggio, Filippo confessa a Marge di essere stanco della presenza di Tom, così dichiara la sua intenzione di farlo sbarcare il prima possibile: infatti, lascia l'amico sotto il sole cocente per diverse ore, alla fine delle quali decide di tornare indietro col proprio yacht per recuperarlo...


Credo che questa prima versione in film del romanzo  sia superiore a quella del 1999. La sceneggiatura taglia (per motivi di durata) qualche parte del romanzo, ma non ne abbassa l'introspezione psicologica del personaggio di Tom, ambiguo a se stesso, né la suspense psicologica!
Ritengo molto più calzante, ambigua e fascinosa  la recitazione di Delon:  Tom risulta affascinante perché Delon, volutamente e non per fisicità  lo rende così! Il remake del '99 è forse più fedele (o più lungo?) al libro di Patricia Highsmith, ma il risultato è parecchio inferiore a quello di Delitto in pieno sole. Matt Damon potrebbe essere un Ripley credibile, ma solo agli occhi degli spettatori che non hanno mai visto il Ripley di Alain Delon!.



 




 
 

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