IN MEMORIA DI LEONARDO SCIASCIA
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1960
E' un grande
saggista, Leonardo Sciascia, di successo, ma decide di dedicarsi alla
letteratura scoprendosi anche grande scrittore. Dopo alcune prove di grande qualità,
spinto dall'amico Andrea Camilleri, adotta (ma non la sposa, la prende solo in prestito ricavandone il meglio) la tecnica narrativa del giallo.
A partire
dagli anni sessanta scrive infatti numerosi
romanzi polizieschi (fra cui Il giorno della civetta del
1960 e A ciascuno il suo del 1966). Nei "gialli" di Sciascia
la verità non è mai semplice come sembra all'apparenza e la soluzione
dell'enigma non ha una funzione consolatoria, come avviene quasi sempre nei
gialli classici della tradizione e nel lettore rimane la sensazione di una
"giustizia tradita".
Per questo
sono da considerarsi dei noir. Noir che come aveva dimostrato Franco Enna (suo conterraneo), si potevano
ambientare il provincia, meglio se in quella siciliana.
1966
Il 1966 è l’anno
di svolta nella storia del giallo italiano, il genere diventa maturo, grazie anche aLeonardo Sciascia che ci riprova e scrive il
suo capolavoro: A ciascuno il suo.
Più che un romanzo giallo è un
meraviglioso e ambiguo noir, asciutto e viscido, stringente e rarefatto, buio e
accecante, profondamente amaro.
Il romanzo
di Leonardo Sciascia, pubblicato per la prima volta nel 1966 dalla casa editrice Einaudi, passerà poi ad
Adelphi. Il titolo è la traduzione dal latino di Unicuique Suum, frase
stampata sul retro delle lettere ritagliate da un quotidiano per compitare la
lettera minatoria che compare nel racconto e che è elemento rilevante per
l'indagine.
Il romanzo
di Sciascia ottiene subito un grande successo, influenzerà per molti anni a
venire gli autori di gialli, sia italiani che stranieri.
Anche il film si fa apprezzare, nonostante qualche sbafatura.
1989
1989, Leonardo Sciascia, deluso dalla politica
(ma che ci s'era messo a fare?) e anche da Todo modo (
metafora allegorica o allegoria metaforica della politica, ma non un
giallo!) ci riprova col giallo, quello vero, e risponde, dopo aver
studiato le Lezioni Americane di Calvino (sembra che ne avesse avuta copia in lettura in anteprima), con la leggerezza. Esce Una storia semplice. Il racconto, non è neppure il caso di parlare di romanzo breve, inizia così:
Il telefonista di una stazione di polizia, la sera del 18 marzo alle 21:37, riceve una telefonata di un uomo che chiede di poter parlare col questore. Egli annota:
e trasferisce la chiamata al commissario che però in quel momento si
stava infilando il cappotto per uscire. Così il brigadiere, che era
seduto al tavolo vicino, prende la telefonata. L'uomo al telefono gli
fornisce i propri dati, indica il luogo in cui si trova e chiede
l'intervento di una pattuglia della polizia....
Il telefonista di una stazione di polizia, la sera del 18 marzo alle 21:37, riceve una telefonata di un uomo che chiede di poter parlare col questore. Egli annota:
« L'ora e il nome della persona che telefonava, un certo Giorgio Roccella. Aveva una voce educata, calma, suadente. "Come tutti i folli" pensò il telefonista. » |
Due
anni dopo uscì il film. Secondo me, è più movimentato e forse più esplicativo del libro, che
pure, da molta critica è apprezzato per la sintesi (a me sembra geniale, ma per l'eccessiva brevità, bozzetto).
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