lunedì 1 novembre 2021

Detective, dove? (III)


Repertorio geografico degli investigatori italiani

 

Quasi ogni città (anche piccola) ne ha uno, sicuramente ogni regione, perché l'elemento più importante di un giallo è la location e l'Italia tutta è "provincia"!

Attenzione, dopo i tragici anni del Mostro di Firenze, sono in continua crescita: questo è un elenco in progress!

 

Parte III 


Paese di C. (Sicilia è!)

 

Capitano Bellodi

 


Autore: Leonardo Sciascia Libro: Il giorno della civetta (Einaudi, 1961) Periodo: 1947

 

Trama

Due colpi di lupara uccidono Salvatore Colasberna, presidente di una piccola impresa edile, mentre sta prendendo la corriera che collega il paese di C. (potrebbe essere Castelvetrano o Calatafimi, fate voi) con Palermo. L’omicidio avviene nella piazza principale del paese.

 


Il capitano dei carabinieri Bellodi, emiliano idealista  si scontra con l’omertà mafiosa diffusa.   Il giorno della civetta è uno dei rarissimi polizieschi italiani che mettono in scena la mafia, e non può finire con la punizione del colpevole, nonostante i nomi del mandante e dei suoi protettori romani siano noti. Il dialogo tra il padrino Don Mariano e Bellodi ha inaugurato l’idea che tra gli uomini della legge e quelli della mafia possa esserci rispetto, quasi un virile confronto: «Io ho una certa pratica del mondo», dice don Mariano, «e quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà… Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, ché mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini… E invece no, scende ancor più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi… E ancora più giù: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito… E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre… Lei, anche se mi inchioderà su queste carte come un Cristo, lei è un uomo…».

FIRENZE

Commissario Domenico Arganti, detto Lucertolo

 


Autore: Jarro, pseudonimo di Giulio Piccini Primo libro: I ladri di cadaveri (Treves, 1883) Periodo: 1836

Un proto gallo con proto detective.

 

 

Commissario Bordelli

 


 

Autore: Marco Vichi Primo libro: Il commissario Bordelli (Guanda, 2002) Periodo: 1950-1960 

 


A Firenze è ambientata la prima serie di gialli italiani, pubblicata nel 1888. Il primo dei quattro libri del ciclo di Domenico Arganti, detto Lucertolo, commissario di Santa Maria Novella, inizia con l’apparizione all’alba di un calesse guidato da un uomo decapitato. La notte prima c’era stata rissa all’Osteria del Frate, appena fuori da Porta della Croce. Per riuscirci Lucertolo utilizza il metodo deduttivo e travestimenti in modo da farsi dare informazioni dalla plebaglia cittadina. Un secolo e mezzo dopo Lucertolo, negli anni Sessanta, in città compare il commissario Bordelli di Marco Vichi. Bordelli segue i risultati della Fiorentina, legge la Nazione, ce l’ha a morte con fascisti e nazisti, essendo stato partigiano, e – com’è come non è – gli capita spesso di scoprire che i colpevoli sono ancora loro. Un tempo viveva in via del Leone, in Borgo San Frediano, poi si è trasferito in una vecchia cascina dalle parti di Impruneta. Il commissario è sulla cinquantina e non è sposato, ama mangiare – soprattutto alla trattoria da Cesare – e ha molti amici e aiutanti: Piras e Mugnani, che lo aiutano nelle indagini, un medico legale – il dottor Diotivede – che lo aiuta all’obitorio, ma essendo di sinistra frequenta anche ladri e prostitute, in pensione e in attività. La Firenze in cui si muove ha ancora ritmi e rituali antichi, che il boom economico e l’avvento del turismo di massa avrebbero cancellato.

 

Giornalista Carlo Alberto Marchi

- Giunti Editore - Ben tre inchieste! 2012-2020

 


Non è uno sbirro ed è ironico, tenace, instancabile, Carlo Alberto Marchi divide le sue frenetiche giornate tra il lavoro di cronista al Nuovo Giornale di Firenze e la non facile vita privata di padre d'adolescente. Ma non è facile essere sempre sul pezzo quando le inchieste si susseguono senza tregua, riecheggiando tra le aule dell'avveniristico e inquietante Palazzo di Giustizia.   Un anziano antiquario massacrato con ventitré coltellate in un antico edificio di via Maggio; il dirigente di una casa farmaceutica vittima di un misterioso incidente, mentre un'ondata di morti per overdose colpisce la città; e infine la scomparsa di un bambino di quattro anni che risveglia nei fiorentini la paura del "Mostro". In tutto questo, Marchi e il suo inseparabile collega "l'Artista" devono parare i colpi del direttore del Nuovo, che li marca stretti e non gradisce la loro tendenza all'insubordinazione...  

 


Investigatore privato - Domenico Arturi - 2004- 2010
 
Primo romanzo - L'unico peccato (2006) di Sergio Calamandrei
 


Arturi è un investigatore privato ultracinquantenne. Fiorentino nell’essere e nel sangue: colesterolo e  trigliceridi imperversano, colpevoli le “trippe” di strada, nel suo sistema circolatorio. Grande amante del lampredotto, si muove agile nei bassifondi di Firenze: ha molte inqualificabili e infrequentabili amicizie. E dire che per tanti anni ha fatto parte di una squadra d’élite della questura di Firenze: il pool che si occupava di reati  al patrimonio artistico. Nel ‘69 la salvaguardia dei beni artistici nazionali passa ai Carabinieri, ma la questura di Firenze mantiene attiva, per qualche anno ancora,  una squadra per tenere d’occhio il mercato nero dell’arte. Quando viene sciolta Arturi passa a  altri incarichi, ma se c’è un’indagine sul mondo dell’arte lo chiamano. Per mantenersi all’Università ha lavorato in un’importante libreria antiquaria di Firenze: conosce come le sue tasche il mondo, e il sottobosco, dei mercanti d’arte e di libri antichi della città.

 

(Parte III - segue) 


(Torna alla parte II) 

 


 

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