lunedì 14 marzo 2022

Scrivere gialli. Tecniche, trucchi e stratagemmi (XV)


I trucchi del mestiere

Come imparare le tecniche base per poter diventare scrittori di gialli, noir e thriller. Una cassetta degli attrezzi indispensabili per affrontare la sfida.
 

Revisione del corso qui proposto nel 2019

Quattordicesima lezione 

 
Prima o poi (senza annoiare troppo) si arriva alla resa dei conti: come ottenere le prove.

Qualsiasi sia il modo di concludere la vicenda (processo, uccisione, suicidio, o altro, del colpevole) alla fine, come sostiene Perry Mason,  ci vogliono le prove: non fosse altro che per quietare la fame di sapere del lettore! 
Nel racconto è opportuno far precedere la deduzione (la trasformazione degli indizi in prove che inchiodano il colpevole) da una o più scene che elevino o mantengano alta la suspense della storia. E' anche bene che siano di aiuto a capire le deduzioni finali, in tal modo il lettore si sentirà (anche se è uno stratagemma dell’autore) coinvolto; meglio però se se ne accorge dopo! Come ho già detto, con la deduzione si conclude la storia, poi non ci si può ritornare sopra! E' bene essere a soli due passi dalla fine, la noia e la prolissità sono in agguato!
Questo problema non preoccupa gli autori del Tenente Colombo.
 

Le sue indagini invertite (per lo spettatore) possono essere però didatticamente molto formative per aspiranti scrittori. Vi consiglio di riguardarvi qualche episodio delle prime serie, quelle più acute.
Ma torniamo a noi. Quali  sono i tipi di prove, o meglio, quali i tipi di azioni che le possono produrre?
 
 
Gli indizi, spesso sovrabbondanti, vanno selezionati, quelli rimanenti consolidati in modo da trasformarli in prove. Meno numerose, ma determinanti. Il detective che ha i mezzi (il poliziotto, commissario o ispettore capo) può scatenare i suoi scagnozzi per scandagliare tutte le strade di New York alla ricerca dell’infima lavanderia cinese che ha stirato “quella camicia” insanguinata (prova fisica) o (come fa Maigret) condurre a turno un interrogatorio della durata di 28 ore per portare allo stremo il sospettato (prova psicologica … diciamo così!).
 

Per gli investigatori privati professionisti (priv[at]i di mezzi… facile il giochino di parole!) il discorso è più difficile: solitamente, nelle pagine centrali della seconda metà del romanzo, sono minacciati di morte dal sospettato e anche in rotta con la polizia che minaccia loro il ritiro della licenza. Devono far lavorare il cervello per sfruttare rare situazioni favorevoli che ordiscono (trappole vere e proprie) per cercare di sfuggire e inguaiare il sospettato. 

 

 

Se poi il detective è un dilettante (vedi Miss Marple o Jessica) è minore la minaccia da parte della polizia, ma i mezzi sono ancora più risicati... ma un tè al latte con l’assassino se lo può permettere e il poliziotto di turno, anche se è un po’ tonto, dà amabilmente una mano... Purtroppo anche se ci sono tartine al burro (con terribili cocumber!) o pasticcini le situazioni offrono meno possibilità di successo … ma i dilettanti, si sa, sono sagaci e hanno mille risorse!

 
 
 

 

 

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