I trucchi del mestiere
Come
imparare le tecniche base per poter diventare scrittori di gialli, noir
e thriller. Una cassetta degli attrezzi indispensabili per affrontare
la sfida.
Revisione del corso qui proposto nel 2019
Quindicesima lezione
Questa è una lezione molto tecnica. Ogni tanto, dopo S.S. Van Dine, anche altri autori famosi (vedi Raymond Chandler) si soffermano su come si fa e sul come si dovrebbe... ed anche, se sono buoni con la concorrenza sciatta, sul come "non si deve mai"!
DOSAGGIO DEGLI INGREDIENTI
Io cercherò d'essere più sintetico. artiamo dall'intero prodotto. Cerchiamo di osservare
l’insieme: quando descrivere le varie componenti del racconto? Si consideri il
romanzo composto di tre parti: inizio, centro e finale.
La "scuola di scrittura" USA (esempio Il Codice da Vinci) raccomanda di iniziare con una situazione oscura, pena di angoscia, dove accade un fatto inquietante o un delitto. Non è corretto!
All’inizio è opportuno e gentile (col lettore; sappiatelo voi che
leggete!) descrivere i personaggi. Non è necessario
(come nei romanzi dell’800) raccontare tutto fin dalla loro travagliata, o tormentata,
infanzia, bastano dei tratti (rapide pennellate) per renderli riconoscibili nel nome (attenti ai nomi!), nell’aspetto e soprattutto nel carattere.
I dettagli
(solo quelli funzionali) saranno aggiunti col procedere della storia. In questa prima parte è bene collocare il primo delitto (A parte qualche esagerazione: nei gialli dell'ispettore Barnaby, che arriva sempre tardi, ci sono di solito tre o quattro morti ammazzati!)
Nel centro si comincia a indagare... si doseranno abduzioni e induzioni. Non si
buttino giù ipotesi a caso: pur mantenendo le necessarie ambiguità ("necessarie"
per intrigare e coinvolgere il lettore; sappiate anche questo cari lettori!)
occorre estrema coerenza col carattere, le aspirazioni e la storia personale dei personaggi!
Infine, nel finale,
le deduzioni.
Qui si va a dimostrare qual è l’unica abduzione possibile: più tardi si fa e meglio è!
Nel racconto,
di fatto, si conduce per mano (su percorsi accuratamente tracciati, ma meglio
se non se ne accorge) il lettore lungo un processo di esclusione:
“Se scartiamo l'impossibile, ciò che rimane, sebbene improbabile, deve
essere la verità”
(Sono presuntuose parole di Sherlock Holmes).
Come afferma Raymond Chandler: "La verità
smorza la suspense!". Finita l’attesa, la sospensione e la curiosità, si torna
alla vita reale. Il romanzo ha svolto il suo compito e il lettore, ahimé, cerca
un’altra storia.
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