I mestieri scomparsi
appendice a:
Album fotografico
(III)
(III)
del lavoro nel Valdarno (Montevarchi 1924)
Negli anni '20 del secolo scorso Montevarchi era città fortemente industrializzata . Migliaia di omini e donne lavoravano nelle fabbriche.
Operaie stiratrici nel cappellificio La
Familiare. L'industria del cappello (che aveva sopravanzato le
filande) impiegava, all'epoca, qualche migliaio di persone. Lasciare la
filanda per passare a un cappellificio era considerato un progresso
sociale.
Ovviamente questo generava un indotto. L'indotto era variegato. Vediamo di passare in rassegna mestieri oggi scomparsi.
1. Il tramviere.
Evoluzione tecnologica: La Tramvia del Valdarno. Guardatelo: Ha una marcia in più! Magari suo babbo era ancora vetturino, ma lui era fiero di condurre un
mezzo così veloce e moderno: Allora, sprezzante, guardava "dall'alto in basso" o fischiava forte ai
vetturini o fiaccherai per chiedere strada.
2. Il Vetturino
Come carrozza era in voga il bàghere, la tipica carrozza leggera (trainata da un solo cavallo) del
Valdarno. Nonostante l'avvento della Tramvia Valdarnese, prima e della
SITA poi, sopravvivevano decine di carrozze. Assicuravano il servizio
per i camposanti o per i borghi "traversi" rispetto alla statale 69:
Caposelvi, Ricasoli, Mercatale ...
3. Il barocciao
Nelle campagne niente bàghere! I mezzadri, per gli
spostamenti, con carico pesante, usava il "mezzo proprio": il baroccio trainato da buoi. Un
po' lento, ma capiente e sicuro. Il freno agiva grazie alla
"martinicca", sulle ruote di dietro, da cui il detto "tu sei più
indietro della martinicca!
Il baroccio veniva anche affittato per trasporto merci. (per far più carichi si trasformava in "veloce", facendolo trainare da un
mulo) Serviva anche per il trasporto delle merci: rena, legna da ardere,
mattoni, prodotti agricoli... Qui uno che carica la rena estratta da un renaiolo
sul greto dell'Arno.
4. Renaiolo.
Duro lavoro spalare la rena e poi vagliarla in tre o quattro livelli di grandezza: quella più fina, per l'intonaco, valeva di più!
Operavano lungo i bordi dei torrenti (per l'uso
dell'acqua). Grandi ruote (girate a mano) per torcere le corde.
Nei campi si coltivava canapa, per le fibre delle corde, non per le
"canne"!
Il gesto sapiente e attento del
cordaio. Intreccia le fibre mentre il garzone, più giovane e aitante, ma
inesperto, muove la ruota...
6. L'impagliatore
Le sedie del popolo avevano la seduta di paglia
intrecciata. Piccole strutture artigiane le costruivano e le riparavano.
La paglia richiede manutenzione. Non era un mestiere facile, provare
per credere! Oggi non si trova nessuno capace di rimpagliare una sedia.
7. L'arrotino,
Girava con una bici attrezzata di mola azionata dai pedali. Provvedeva a tutte le lame: falci, forbici e coltello.
8. Il pellaio
Ci sarebbe anche il "pellaio", ma non ho foto. Vi propongo allora questa foto, negli anni '50 questa scena l'ho vista..
La "brava massaia" sta scuoiando un coniglio sotto lo sguardo
attento del gatto (riceverà qualche pezzo d'interiora). Poi infilerà
nella pelle quegli stecchi fino a tenderla e la lascerà seccare al sole.
Due o tre giorni dopo la venderà al pellaio (arrivava al grido di
"donne c'è il pellaio" e offriva due lire e venti, nel '35; ai miei
tempi 125 lire trattabili) che poi la porterà al pelificio... il pelo
finiva poi al cappellificio. La pelle dopo esser stata rasata, veniva trinciata a strisce (vermicelli): serviva per concimare
gli olivi.
9. Il castrino
A Natale era tradizione mangiare il cappone. Per farlo occorreva a settembre castrare dei galletti. Per farlo bene occorreva un professionista dotato di un coltellino affilato come un bisturi. Spesso era una matura massaia, la stessa che sapeva togliere la pipita ai polli.
10. Il maniscalco
Sia cavalli che bovi dovevano essere ferrati. Era il gommista dell'epoca. Lavorava con una struttura in legno adatta a tener fermo l'animale.
11. Il materassaio
A fine estate c'era da ribattere e ripulire le materasse. Dalla mattina a lla sera completava il lavoro. Che bello dormire in un marerasso soffice e accogliente appena ribattuto!
12. Lo stagnino
Pentole, tegami e padelle con un buco o coil manico rotte mica si buttavano. C'era ch i le riparava!
13. Il pesciaolo
La pesca in Arno era spesso abbondante. Lasche, anguille, barbi... la mattina passava il venditore di quel pescato.
14. Il venditore di renino
Nei nostri colli (parlo di Montevarchi e soprattutto del Colombo) c'è rena fine di quarzite (renino). Nel dopoguerra si usava ancora, insieme alla pietra pomice, per rigovernare tegami e scodelle...
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