Dall'A alla Z
miscellanea estemporanea e semiseria sul genere giallo/noir
ovvero il mio Dizionoirio
Parte XX
In questa puntata parleremo solo di lui: lo merita!
Holmes Sherlock
Sì, qui il discorso si fa serio, parecchio serio! Non capite? Facciamo allora, prima, la conta (o l'appello, se preferite!): 4 romanzi, 56 racconti, più di 10 romanzi apocrifi, più di 70 film, 5 serie a fumetti, 4 film d'animazione, 8 video game, più di 5 giochi da tavolo, più di 12 serie TV... per non parlare di radiodrammi, libri game e tantissimi saggi scientifici (Umberto Eco compreso!) sul suo metodo.
Con questi numeri, capirete, prima di cominciare a parlare di Sherlock Holmes bisogna togliersi il cappello e precedere con molto rispetto!
Un amico inglese, non so quanto affidabile (gli inglesi sulle loro glorie nazionali sono un po’ fanatici!), mi ha raccontato che la Regina Vittoria una volta disse: "Vorrei Holmes come Primo Ministro, ma lui non vuole lasciare Baker Street per trasferirsi a Downing Street!". Il n. 221b di Baker Street (ci sono stato anni fa) è per me un antro del Mago Merlino; una sorta di gabinetto del dottor Caligari, pieno di meraviglie, stranezze scientifiche, informazioni pop, riflessioni ardite, aneddoti, immagini, ricordi e polverine sospette.
Quando Sherlock (ma anche il suo partner nelle indagini, il Dr. Watson) rientrava, si toglieva il cappellino di tweed col paraorecchie (Deerstalker per gli inglesi), il soprabito con il copri spalle a mantiglia, la redingote scozzese e si metteva una calda veste da camera di lana di cammello con orlatura di passamaneria.
Roba inventata per far scena, nei film subito fioriti o da Sidney Paget (il più famoso degli illustratori della vita privata di Holmes), nei romanzi, ve lo assicuro, non c'è traccia.
Come del resto della celeberrima frase "Elementare Watson" (Immobiliare Watson è un porcheria intellettuale!), con cui nei film Basil Rathbone tormenta il suo amico Nigel Bruce... quando mai l'ha pronunciata in un romanzo? Se ben ricordo, Holmes usò una sola volta la battuta secca "Elementare!", in risposta all’esclamazione "Eccellente!", altrettanto scca, dell’amico, nel racconto The crooked man (Il caso dell’uomo deforme).
Sherlock inizia a indagare in Uno studio in rosso (1887), storia del ritrovamento di un cadavere in una casa abbandonata.
Poi Il segno dei quattro (1890). Vale la pena di ricordare due saggi italiani.
Il segno dei tre scritto da Umberto Eco (ve l’avevo detto!) in collaborazione con Thomas A. Sebeok e Elementare Wittigenstein di Renato Giovannoli. In entrambi si analizza il metodo d'indagine di Holmes: l'abduzione.
Dalla lettura dei testi traspare, affiora, emerge incondizionata, la fiducia di Conan Doyle nell'intelligenza fondata sull'osservazione e sull'abduzione (Doyle ancora non ne conosceva il nome, ma era usata!). Sherlock Holmes diventa così l'alfiere del positivismo, econtribuisce al Trionfo della Ragione!
Fa da contrappunto un uomo comune, il dottor Watson., lo zimbello (lo zerbino) di Sherlock, il narratore di tutte le avventure del genio. E' un Sancho Panza, meno critico (solo raramente s'impenna!). A volte è un brav'uomo soggiogato dall'amico superuomo, altre volte appare come uno zoticone lento di comprendonio, molto vicino all'idiota, ma forse è solo falsa modestia, visto che è lui che racconta! Per questo Watson è amato da tutti, anche da me!
È
ovvio, è più facile, per noi comuni mortali, identificarsi con lui, impossibile
con Holmes! Sherlock, alla fin fine, è il prototipo del supereroe! Dev'esser così se gli hanno pure fatto un monumento!
Doyle non ha mai amato Sherlock. Lo fece anche morire abbracciato a perfido professor Moriarty, per poi (dieci anni dopo) resuscitarlo dopo le decine di migliaia di lettere di protesta degli affezionati lettori.
Si ricordi che Padre Brown (ne parleremo alla lettera “P”) è l’antagonista ideologico – concettuale di Holmes.
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