Nuovo Dizionoirio (XIX)

Dall'A alla Z

miscellanea estemporanea e semiseria sul genere giallo/noir

ovvero il mio Dizionoirio

Parte XIX

H

Hammet Dashiell

I meriti di Dashiell Hammet sono più che altro letterari. Un grande scrittore innovativo del genere e anche della lingua. I suoi romanzi, ripeto parlo del testo,  del fraseggio e del montaggio, sono ancora godibili e attuali. Le trame sono state rese famose dai film. Ma “questa è un’altra storia!”

Con Sam Spade creò la figura archetipo dell'investigatore privato. Un personaggio da favola, ha detto o scritto qualcuno. Ma ad analizzarlo meglio si potrebbe anche definire avido epure cinico e baro, come il destino!

Tant'è che nel film Il falcone Maltese ha a che fare con una statuetta fatta "della materia di cui son fatti i sogni!" Frase del Grande Bardo.

Poi venne Philip Marlowe (di Raymond Chandler), anche lui un cavaliere errante (con macchia, ma senza paura) alla ricerca del Sacro Graal, ma tra i due ci sono alcune differenze sostanziali. Dipendono dalle diversità caratteriali e stilistiche dei due autori: "La differenza tra Hammett e Chandler è che il primo teme di assomigliare ai suoi personaggi , mentre il secondo ci spera." (Parole di uno che se ne intende: James Ellroy). "Uno scrive romanzi noir, l'altro romanzi grigi", aggiunge il cattivissimo e astioso (per non essere al loro livello!) James.

C'è da ricordare che il solido edificio del genere giallo/noir sta in piedi grazie a solidi pilastri, ma questi due da soli (Hammett e Chandler) lo terrebbero su da soli.

Si stimavano molto. "Ha scritto scene che non erano mai state scritte!" (Raymond a proposito di Dashiell).

 

Hammett comincia anche lui, come altri prima e pure dopo (ad esempio Perry Mason) con dei racconti su riviste "Dime", poi passa al romanzo. Tra il 1929 e il 1934 ne pubblica cinque: Racconto rosso, La maledizione dei Dain, Il falco maltese, La chiave di vetro (Si ricordi che da questo fu tratto un bel film con Alan Ladd e Akira Kurosawa ne trasse lo spunto per La sfida del samurai, da cui Per un pugno di dollari!) e L'uomo ombra.

A questo punto si ferma. Smette di scrivere.

Ritornando ai romanzi mi soffermo solo su Il falco maltese. Vi appare Sam Spade e siamo a San Francisco. Sam è un uomo disincantato e una po' cinico, diciamo con pochi scrupoli. E' pure misogino e, disprezzandola, non esita ad andare a letto con la moglie del suo socio Miles Archer, che viene freddato durante un pedinamento.

Spade, pur coi suoi difetti ha una ferrea morale "Il cliente che paga, va sevito!": decide d'investigare. Incontrerà così la mitica statuetta...

Sam Spade è entrato con forza nel nostro immaginario quando ha assunto il volto e i modi spicci di Humphrey Bogart. Da precisare: Sam Spade veste cappotti di cammello, non usa il Trench tanto caro a Marlowe ed al tenente Sheridan! (Con un trench si risparmiavano soldi per i costumi: ne bastava uno e costava un terzo di un doppiopetto in gessato di lana!)

 

Hitchcock Alfred

Andrea Camilleri sosteneva che aveva imparato a fare lo scrittore scrivendo gialli (affermazione poco credibile visto che aveva fatto lo sceneggiatore capo anche di Maigret con Cervi, ma qualcosa di vero, credetemi, c'è!).

Quando faccio riflettere i miei allievi sul modo di scrivere gialli (ho tenuto corsi di scrittura creativa orientata al giallo) io consiglio sempre di leggere I tre moschettieri e  di rivedere almeno quattro o cinque film di Alfred Hitchcock.

Basilari, fondanti, sono anche le interviste al regista (mentre girava Gli uccelli) da parte di un altro regista famoso: Francois Truffaut, che era un suo ossequioso fan (Si veda il film “Finalmente domenica!”).

 

Nella prefazione del libro che ne è derivato Truffaut afferma che Hitchcock non è un "narratore di storie", ma un "inventore di forme" (Mal tradotto: intendete format... formato). Affermazione troppo limitante; per me Alfred è un incredibile narratore, cattura lo spettatore più con il sapiente sviluppo della storia che con i colpi di scena in essa inseriti ad arte...

 

Ricordate il telefono che passa la palla a un paio di forbici? 

Approfittando della scusa dell'intervista, Truffaut ci presenta alcune regole narrative nate per il cinema, ma che spesso vengono sfruttate nella scrittura di romanzi. Sorvolo sul fatto che né Omero, né Dante o Boccaccio fossero mai andati al cinema!

Ce n'è però una che non si vede, ma che è bene conoscere: correre in avanti come avevi stabilito! Alfred Hitchcock la chiama "run for cover". Funziona così (la tengo sempre presente quando scrivo romanzi): Quando cadi in preda al dubbio (succede anche a quelli bravi come me!) ripiega su ciò che avevi già stabilito fin dall'inizio nella tua mente. Nonostante i personaggi (spesso accade che ti hanno fatto perdere la via maestra) ti abbiano condotto su un altro sentiero narrativo devi riprendere il cammino abbandonato! Se non lo fai la trama si perde e poi rimettere insieme i cocci del vaso rotto è impossibile.

Comunque, parlando di Alfred Hitchcock, sono discorsi velleitari e anche inutili. Il suo genio è così alto che sfugge alle analisi. Ancora oggi i suoi film sono oggetto di studio e di analisi, ma nessun regista pur dotato di talento è riuscito ad avvicinarsi a lui.

 

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