mercoledì 12 aprile 2023

Nuovo Dizionoirio (XXVIII)


Dall'A alla Z

miscellanea estemporanea e semiseria sul genere giallo/noir

ovvero il mio Dizionoirio

Parte XXVIII


Mankell Hennig

 

Che la Svezia, mito degli anni '60 del secolo scorso, covasse un profondo malessere s'era capito da tempo: dall'inizio del nuovo millennio. Nei noir della serie di Wallander (il personaggio) lo si spiega. 

I romanzi di Mankell sono nevrastenici, belli, ma nevrastenici fino a rovesciarti addosso angoscia e tensione. Il suo personaggio, Kurt Wallander, ha  repentini e vistosi mutamenti di umore. Forse è bipolare, ma nessuno, nemmeno lui, l’ha mai detto.  Per questo non si cura, invece lo dovrebbe fare.

Kurt è un poliziotto pieno di complessi e pure taciturno, che lavora al commissariato di Ystad, in Scania (estremo sud della Svezia), un posto che non stimola l’allegria!

 


È molto competente e abile, ma molto irritante: non ama né ridere, né scherzare: è senza humor. Uno parecchio palloso insomma! Una summa clinica di difetti caratteriali: depresso, misantropo, misogino, beve parecchio, mangia malissimo, non fa esercizio fisico (va incontro al diabete). Divorziato, non si occupa dei figli. È a disagio con la società che lo circonda, vetero socialista sinistrorso non ama la socialdemocrazia. E' insomma antesignano del fallimento del sogno svedese.

 


I romanzi sono, più o meno, una dozzina. Alla fine il suo autore lo fa morire! E' la Svezia che cala il sipario, ma non solo, una parte delle illusioni di progresso sociale che condividevamo muore con lui!

 

Markaris Petros

Ho cominciato a scrivere gialli (di rigoroso Soft Boiled) a sessanta anni, per questo motivo mi interessano (curiosità intellettuale) gli scrittori che hanno fatto come me (e con evidenti risultati migliori!).

 


Markaris, nato in Turchia da padre armeno e madre greca, parla meglio in tedesco che in greco! È palesemente atipico (confrontato con un toscano DOC che parla male il viareggino, ma bene il valdarnese)... Però, però ha cominciato anche lui a sessanta anni! Prima aveva fatto cose anche più grandi: sceneggiatore per i film di Theo Angelopoulos (Io, avendo fatto l'ingegnere, gioco con handicap non livellato!)!

 


Crea, passando al giallo, il personaggio di Kostas Charitos. Tutt'altro che "carino" (charitos), Kostas è brutale, maschilista, sboccato, pervicace e rancoroso. Le indagini sono tutte sullo sporco che in Grecia ormai si nasconde sotto il tappeto, e il personaggio pure nostalgico è: rimpiange il regime dei colonnelli. Un gran simpaticone!

 

No, non è di grande simpatia, soprattutto in un momento storico in cui la Grecia era un problema per l’Europa (ma al contrario della Svezia la Grecia crea problemi all'esterno non li cova dentro!). Nonostante questo  incuriosisce;  seguendolo si fa l'anatomia di questo paese morto (è come riesumare un cadavere per tentare di rianimarlo: ma si chiama Charitos non Christos!) e ormai lontano dal mito classico. I romanzi servono soprattutto, seguendo le vicende dei personaggi, ad analizzare le cause dell'interminabile crisi che travaglia e divora le viscere della Grecia.

Interessanti, e coerenti, le storie, ma di una pallosità pesante e plumbea; poco divertenti insomma: letto uno il secondo sa già di "deja vu"! Riletti oggi ti sorge un retropensiero sgradevole: “Ma che m’importa, de sta Grecia!”.

 

(Parte XXVIII - segue)

(Ritorna alla Parte XXVII)

 

 

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