Dall'A alla Z
miscellanea estemporanea e semiseria sul genere giallo/noir
ovvero il mio Dizionoirio
Parte XLIV
Sposa, era in nero (La)
Chissà se la Nemesi (personificazione mitologica della Giustizia) è vestita di nero? A me non risulta: nella maggior parte delle raffigurazione è nuda.
Sì, era raffigurata nuda e alata e, come una poiana, questa Lady Hawke colpiva in picchiata, col modo del falco. Meglio, come quello di Julie!
Julie, donna misteriosa e silente, ma dallo sguardo freddo, semina la morte al suo passaggio. Arriva inattesa, o meglio s'introduce in altre vite assumendo, ogni volta, diversa identità.
Uccide senza esitazione, (sembra cinica assai!) con lucida freddezza (gli occhi!) uomini che sembrano non conoscerla, usando metodi semplici ed efficaci. Non sbaglia colpo e sparisce (senza lasciare tracce) per prepararsi alla prossima esecuzione.
Qualcuno indaga ma non riesce a cogliere legami (né il movente) tra queste morti. Solo alla fine si saprà!
Francçois Truffaut, nel 1968, portò il libro sul grande schermo, con la splendida ed enigmatica Jeanne Moreau nei panni neri di Julie.
Il film rispecchia il romanzo di Cornell Wollrich (ricordiamolo: è l’autore del racconto: La finestra sul cortile!), ma risulta, nel dosaggio della suspense, troppo hitchcockiano (del resto Truffaut era affascinato da Hitchcock che riconosceva come suo inarrivabile maestro) e inverte il meccanismo narrativo... per (rischio spoiler) non parlare di altro. Ma resta un capolavoro!
S.S Van Dine
Non èra un simpaticone: lo ricordano acido e rancoroso! S. S. Van Dine, pseudonimo di Willard Huntington Wright (1887 – 1939), che si definiva scrittore e critico d'arte statunitense, è più noto come autore e ancor più come legislatore del genere giallo.
Creò, e già questo era un evidente sintomo indicativo, il personaggio di Philo Vance. Detective presuntuoso e sprezzante. Addirittura più antipatico di Sherlock Holmes, anche se lo impersonarono attori molto gradevoli! Come William Powell…
Rifacendosi a questi due, si autostimava anche lui, ed era infastidito dal successo degli altri giallisti. Redasse così le famose "Venti regole per scrivere romanzi polizieschi" (Twenty Rules for Writing Detective Stories) che intendevano stilare le tavole della legge per regolare il genere a beneficio di autori e lettori. Lavorò con impegno per The World's Great Detective Stories, una corposa antologia la cui lunga prefazione costituisce ancora oggi un testo fondamentale, seppure datato, nella storia della critica del giallo.
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