A proposito dei Picari Bastardi
Una riflessione di Carmen Claps
III
III
Il primo che entra a far parte della squadra investigativa è proprio Giovanni Martinelli, anche lui figlio illegittimo, quindi bastardo e picaro perché come anticipato per affinare la sua arte si sposta di bottega in bottega, da un maestro all’altro. Proprio perché ritrattista, Giovanni ha dovuto imparare a osservare, a studiare i volti delle persone, quindi ha acquisito la singolare capacità di comprendere dalle varie espressioni se chi gli sta davanti mente o meno. Inutile dire che per questo risulta prezioso per le indagini.
Altro membro molto particolare è Vannino Innocenti; il cognome denuncia senza possibilità di equivoci e di dubbi il suo status di bastardo. E’ un prete con inclinazioni sessuali non canoniche: ha molestato alcuni chierichetti, perciò è nei guai ed è costretto a svignarsela. Si accoda quindi molto volentieri alla banda di Mariotto per mettersi al sicuro.
Nel gruppo c’è anche una donna e la cosa non sorprende che conosce almeno un po' la produzione di Montani: nei suoi lavori la presenza femminile è sempre fondamentale, vittima, carnefice o collaboratrice che sia, la donna è sempre al centro delle vicende narrate dal nostro autore. Qui è il turno di Gerarda degli Esposti, altro cognome inequivocabile. Splendida la narrazione del suo primo ingresso in scena, tutto giocato tra la suspense, l’ansia e l’ironia. A questo punto è indispensabile osservare che l’ironia è una delle cifre più importanti della scrittura di Oscar Montani, un’ironia allo stesso tempo feroce, intelligente, garbata che interviene a sdrammatizzare da una parte e a sottolineare dall’altra la situazione. Anche Gerarda è in fuga a causa delle sue tendenze sessuali. Occorre dire che Montani tratta questo delicatissimo argomento in modo ineccepibile: nessun giudizio, nessuna morbosità (non sarebbe da lui), ma tanta leggerezza, tanta eleganza.
Per
quel che riguarda l’aspetto squisitamente formale Oscar Montani sceglie una
scrittura adeguata al periodo in cui ha ambientato la vicenda. Anche per
ottenere questo ha dovuto sobbarcarsi un gran lavoro preparatorio, cancellare
il linguaggio di tutti i giorni e immergersi a capofitto in quello seicentesco.
Altra cosa importante, l’abilità del nostro autore nel descrivere scene con giochi di luci ed ombre, per esempio un agguato in un vicolo buio oppure certe situazioni notturne in cui lampi di luce squarciano la notte e rendono l’atmosfera ancora più angosciante.
Carmen Claps
FINE
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