martedì 10 marzo 2015

BiblioCOOP 20/03/2015-II


 Venerdì 20 marzo alle ore 17.30 sarò alla Coop
di Montevarchi nella sala dello spazio BiblioCoop 
a presentare il mio romanzo Vetera Tempora.  
Mi introdurrà e commenterà e  il giornalista Paolo Martini   
 In preparazione della serata vi propongo la lettura di una recensione del libro
Vetera Tempora
di Oscar Montani
la recensione di Carmen Claps
 
Parte II
Naturalmente, per far luce sui crimini nei quali gli capita di imbattersi, Niccolò ha a disposizione ben poco: le sue doti di perspicacia, di osservazione minuziosa, qualche nozione interdisciplinare, un po’ di sorveglianza senza parere e, perché no, un po’ di buona sorte che non guasta mai. I crimini in cui Niccolò si imbatte vedono coinvolti dei notabili, in qualità sia di colpevoli che di vittime. Sono tutti delitti organizzati minuziosamente, premeditati, non sono quelli che, in linguaggio giuridico, vengono definiti reati di impeto perché dettati da un impulso improvviso. Coinvolgendo dei potenti è chiaro si tratti di crimini perpetrati principalmente per sete di potere, per avidità e anche per gelosia. Riguardano la sfera pubblica, politica e religiosa e quella privata. Il colpevole, dicevo, è sempre un intoccabile. Niccolò, con l’amaro in bocca, dovrà assistere a sentenze ogni volta edulcorate, con pene assolutamente inadeguate, talora addirittura ridicole. Comunque, con la sua passione di risolvere misteri, Niccolò riesce a farsi dei nemici, come accadrà poi a Bertuccio, che vediamo costretto a una perenne fuga per sfuggire alla vendetta di potenti che gliela hanno giurata per avere scoperto i loro begli scheletri negli armadi. E anche per Niccolò saranno nemici non da poco.
Per rimanere in argomento, c’è da osservare che, come già detto, questi sono racconti di ambientazione storica, quindi c’è da aspettarsi che anche Niccolò, come poi il nipote, abbia la ventura di incontrare personaggi che, ciascuno per quel che gli concerne, hanno lasciato un bel segno nella storia. Non esiste documentazione storica che quei personaggi si trovassero in quella data in quel luogo dove Niccolò li ha incontrati, ma è storicamente documentato che avrebbero potuto esserci. Ad esempio, nella prima storia Niccolò incontra Caterina dei Pitti, grande donna del Rinascimento. la conosce per tramite di  Fulvio da Berna, detto Bernacchione, un abate frutto della fantasia di Oscar, che  figura come famoso autore di cronache. Nelle storie successive  il principe di Salerno Antonio Colonna, Averardo dei Medici e nientemeno che Papa Eugenio IV, Gabriele Condulmer.  Ciascuno di questi personaggi è al centro di ognuno dei quattro racconti. E' cardine, fulcro e bersaglio ( al centro appunto)  di un bello, oscuro intrigo.
I personaggi storici incontrati da Bertuccio, invece, tanto per continuare la contrapposizione tra nonno e nipote, collaborano attivamente alle sue indagini e diventano proprio suoi amici: ricordiamo Marsilio Ficino, Michelangelo, Machiavelli, Copernico e soprattutto, io ritorno sempre lì, Leonardo, protagonista di “Non ci resta che piangere”, un racconto che è un vero e proprio capolavoro, per la vicenda, per la struttura, per la scrittura. E chi, non avendolo letto, pensa che io parli così per l’affetto che mi lega a Oscar vada di corsa a leggerselo e poi mi darà ragione.
Con pochissime pennellate Oscar realizza il ritratto di quei quattro personaggi, ritratto completo, dal punto di vista fisico e psicologico, eseguito sempre con la più intelligente e feroce ironia; questo è naturale, trattandosi di nobili e prelati. Per esempio Caterina dei Pitti, della famiglia dei potenti Pitti di Firenze, risalta per dignità, rigore e autorità rispetto a Bernacchione, un grande cronachista, grande di mente e di fisico, che all’occorrenza, davanti a Caterina, sa mettersi in movimento e, alla fine, con grande intelligenza e acume, riconosce volentieri le capacità di Niccolò e gli rende il giusto riconoscimento. Su Antonio Colonna si appuntano tutti gli strali di Oscar (per bocca di Niccolò, naturalmente). Il principe di Salerno riunisce in sé un po’ tutti gli aspetti negativi dei potenti: la prosopopea, la meschinità, lo stupido, ingiustificato orgoglio di casta, la poca intelligenza. Ma il popolo fiorentino, da sempre eccezionale nella cattiveria sopraffina, dopo aver sopportato troppo a lungo la sua presenza pretenziosa, sa farsi una esilarante, feroce vendetta, escogitata in modo tale da non lasciare possibilità di reazione. Diversa la situazione per Averardo dei Medici: ci è presentato in età già matura, vedovo ormai da anni, quando, per esorcizzare i danni irreparabili degli anni che avanzano inesorabili, per illudersi di fermare il tempo, decide di sposare una nobile giovanissima, in pratica una ragazzina. Ci fa quasi tenerezza nella sua illusione e poi nella sua delusione, ma conserva comunque sempre una malinconica, grande dignità. 
 
Nell’ultimo racconto Niccolò incontra, come detto, niente meno che il Papa di allora, Eugenio IV. Chiaramente il suo ingresso in scena è assolutamente solenne, come si conviene alla massima carica religiosa, ma, una volta entrato in contatto con Niccolò, Eugenio si spoglia metaforicamente e letteralmente degli orpelli della sua carica e rivela la sua vera personalità: la sua umanità, la sua curiosità, la sua disponibilità, la sua ironia. Addirittura per giungere alla verità, Eugenio accetta di travestirsi e proprio quando si spoglia degli abiti pietrini dà il vero e il meglio di sé. E questo, alla fin fine, si rivela essere il ruolo di Niccolò. Mi spiego: certo il nostro vuol far emergere la verità su quei crimini, ma finisce col far emergere anche e soprattutto la più vera, la più intima natura di quei personaggi. Sempre per quel che riguarda il racconto di cui è protagonista Eugenio IV, feroce la descrizione dell’ambiente del Vaticano, denso di intrighi oscuri tutti finalizzati a conquistarsi ricchezze e potere.
Carmen Claps

Nessun commento:

Posta un commento