Venerdì 20 marzo alle ore 17.30 sarò alla Coop
di Montevarchi nella sala dello spazio BiblioCoop
a presentare il mio romanzo Vetera Tempora.
Mi introdurrà e commenterà e il giornalista Paolo Martini
a presentare il mio romanzo Vetera Tempora.
Mi introdurrà e commenterà e il giornalista Paolo Martini
In preparazione della serata vi propongo la lettura di una recensione del libro
Vetera
Tempora
di Oscar
Montani
la recensione di Carmen Claps
Parte III
Rimanendo nell’ambito dei ritratti,
c’è da dire che anche in questo lavoro, come in tutti quelli di Oscar,
compaiono grandi figure di donne. In tutte le opere di Oscar, anche quelle che
hanno per protagonisti gli altri suoi due investigatori, Idamo Butini, il
medico di Montevarchi che vive nel ventennio fascista e Corto, lo skipper
viareggino nostro contemporaneo, le donne ricoprono ruoli fondamentali, nel
bene e nel male. Alcune sono personaggi fissi: per Corto Teddy, la Luisa e
Cinzia, altre vengono incontrate dall’investigatore nei singoli episodi e anche
queste sono indimenticabili, una per tutte la titanica Natalia e poi tutte le
donne di un opera che Oscar non ha ancora pubblicato, ma che io ho già letto e
spero di presentarvi presto, e il titolo dice già tutto: Donne di arcani
minori. In Vetera Tempora c’è un bel campionario di figure femminili. Il
racconto di apertura, come già s'è detto, ci presenta Caterina de’ Pitti,
quindi una nobile ed anche parecchio potente. Non appare chiusa nel proprio
rango, anzi, reagisce al lutto e organizza una dura reazione, ma è anche desiderosa
che venga fatta luce su un crimine che l’ha colpita da vicino.
In “Calici e doppieri d’argento”
compare Corrada, la moglie di un fabbro; sentite com’è descritta: “Una donna
grassa, laida, con capelli arruffati, la faccia sporca di fuliggine, con severo
cipiglio, occhi arrossati”. Ne viene fuori una figura a metà tra una popolana,
una strega, un demone, una figura mitologica, tipo una Gorgona. In “Una pozione
miracolosa” Oscar ci regala non una, ma due grandi donne, completamente diverse
tra loro. La prima è Giovanna, la schiava tartara di Averardo de’ Medici. A
quel tempo per i ricchi nobili era normale averne. Giovanna è una personalità
complessa. Nonostante la sua condizione di schiava, dimostra una dignità da
regina; è consapevole del proprio status, che avverte come un marchio
indelebile, come una prigione dalla quale non può, non deve, ma soprattutto non
vuole evadere. E’ grande anche nella nostalgia per la sua terra che si
manifesta nel canto di una ninna nanna delle sue parti, cantatala dalla sua
nonna e ancora una volta torna il tema del racconto dei nonni, che compare
anche nell’episodio di Corrada. Giovanna ci ricorda da vicino le eroine delle
tragedie greche, schiave del fato e delle leggi umane o, con un bel salto nel
tempo e nello spazio le donne di Verga, da Maruzza alla Lupa. Come tante, per
non dire tutte, le opere di Oscar, anche questa sembra pronta per una
trasposizione cinematografica o teatrale e io avrei già pronta l’interprete
perfetta, Ida di Benedetto, anche se Giovanna è descritta bionda. L’altra donna
di “Una pozione miracolosa” è Beatrice, la giovanissima fidanzata di Averardo.
E’ la classica nobile, viziata, che vuol far pesare, e ci riesce benissimo, il
suo rango, che comanda per capriccio, per sentirsi potente.
Quanto all’aspetto formale, prima
accennavo ai toni da cantastorie ma questa è una osservazione incompleta.
Infatti Oscar fa sicuramente il cantastorie mentre racconta eventi di fantasia,
ma quando ci parla di Storia, la sua scrittura si fa rigorosa, direi
scientifica. E’ necessario sottolineare anche l’importanza e l’efficacia dei
dialoghi; Oscar è maestro di dialoghi spesso ne fa l’ossatura ei suoi lavori
affidando a questi i momenti di maggior intensità. Qui i dialoghi fra Bertuccio
e Lippo aprono ognuno dei racconti; in pratica il dialogo offre lo spunto alla
narrazione e, alla fine, il dialogo la chiarifica, la conclude, sempre con una
zampata di ironia. Raffinata e notevole la sintassi, molto scorrevole, che
costringe il lettore a rimanere inchiodato alla pagina: periodi spesso
brevissimi, fulminanti, tesi a riprodurre, di volta in volta tensione, rabbia,
ironia. Per esempio a me sono parsi efficacissimi, mi hanno entusiasmato
periodi come questi: forse lo giudicava. Male. Oppure: C’era. Lo sapevo che
c’era. Per finire, maliziosi e intriganti i riferimenti ad altre opere di
Oscar, più o meno velati, e i collegamenti tra i vari racconti e in questo modo
Vetera Tempora assume una struttura circolare.
(Fine)
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