lunedì 9 marzo 2015

BiblioCOOP 20/3/2015 - I

 Venerdì 20 marzo alle ore 17.30 sarò alla Coop
di Montevarchi nella sala dello spazio BiblioCoop 
a presentare il mio romanzo Vetera Tempora.  
Mi introdurrà e commenterà e  il giornalista Paolo Martini   
 In preparazione della serata vi propongo la lettura di una recensione del libro
Vetera Tempora
di Oscar Montani
la recensione di Carmen Claps

Parte I
“Vetera tempora”, quattro racconti strutturati a romanzo della saga di Bertuccio, il fabbro di Montevarchi della seconda metà del 1400 con l’hobby, anzi, il vizio di “disvelar misteri”. Ma definire in questo modo questi racconti è fortemente riduttivo e soprattutto inesatto. Mi spiego: la situazione è questa. Bertuccio, con il suo fido giovane allievo Lippo, sta tornando a Pietrasanta dopo una visita fulminea, piena di rischi e angosce, a Montevarchi, dove, neanche a dirlo, ha risolto un caso di crimini efferati. Lungo la strada, stimolato da Lippo e dalle varie situazioni contingenti, racconta al suo aiutante episodi che hanno visto come protagonista il suo mitico nonno Niccolò, che gli ha lasciato in eredità il mestiere, ma soprattutto il talento investigativo. In questo modo, passato e presente si fondono in maniera davvero intrigante: mentre noi seguiamo Bertuccio nelle sue svariate vicende, veniamo a conoscere episodi della vita del nonno. C’è di più: certi accadimenti del presente offrono a Bertuccio lo spunto per raccontare avvenimenti del passato. E’ necessario rilevare l’importanza che in quest’opera riveste il racconto, la trasmissione orale. Infatti vediamo che Bertuccio racconta a Lippo cose che gli erano state raccontate dal nonno, al quale alcune erano state raccontate a loro volta. Bellissima questa catena, questa forma di comunicazione, molto più coinvolgente, molto più formativa di quella realizzata dai moderni mass media, così freddi e soprattutto così a senso unico, con poca possibilità di contraddittorio.
Quanto ai racconti di Bertuccio, Oscar li struttura in modo davvero raffinato: Bertuccio veste i panni di Niccolò, fa finta di essere Niccolò, così la narrazione viene condotta in prima persona, come del resto in ogni opera di Oscar e ne acquista in immediatezza. Il lettore ha l’impressione di trovarsi di fronte ad un abile cantastorie che calamita la sua attenzione, quasi lo ipnotizza. E, stupito, fa sua l’osservazione di Lippo: mentre ascolta, non riesce a distinguere se il narratore sia Bertuccio o Niccolò.
I racconti di Bertuccio si completano in un arco di tempo alquanto limitato, ma riguardano eventi accaduti dal 1421 al 1439. Questa precisione cronologica non stupisce chi conosce, almeno un po’, Bertuccio, o meglio, come Oscar tratta questo suo personaggio. I lavori di cui è protagonista Bertuccio sono non storici, ma pur sempre di ambientazione storica. La vicenda personale, privata viene inquadrata nel contesto storico dell’epoca; Oscar intreccia la storia con la esse minuscola, quella della gente comune, diciamo pure della povera gente, la storia di cui purtroppo nei manuali scolastici non resta traccia o quasi con la storia con la esse maiuscola, quella dei grandi fatti epocali e in un certo qual modo l’una getta luce sull’altra. I quattro episodi raccontati da Bertuccio segnano quattro momenti importanti nella vita di Niccolò e, nello stesso tempo, nella storia d’Italia.
Ma chi è, com’è Niccolò? Una prima definizione del nostro, quanto mai sintetica, ma assolutamente esauriente, è quella data dallo stesso Bertuccio: era più bravo con le parole che con gli attrezzi del mestiere. A riprova, il ricordo più intenso che Bertuccio ha del nonno sono degli splendidi tardi pomeriggi trascorsi sulle sue ginocchia ad ascoltarlo incantato. Niccolò ha iniziato il mestiere come ambulante: aveva un carretto per gli arnesi tirato da un mulo abbastanza vecchio e malandato. Solo in seguito è riuscito a metter su bottega, grazie ai fiorini ricevuti in ricompensa proprio per aver risolto un caso di omicidio. In seguito ha potuto ampliare la bottega, fornendola di una comoda tettoia, sotto la quale potevano ripararsi uomini e animali che avevano bisogno delle sue prestazioni di fabbro armaiolo; al piano superiore ha costruito poi una casa di tre stanze che, a quel tempo, per un fabbro era qualcosa di davvero notevole. E tutto questo sempre grazie ai fiorini guadagnati con la sua abilità investigativa.
Niccolò è intelligente, acuto osservatore, arguto, concreto, curioso, capace di prendere decisioni nei momenti critici, profondamente onesto tanto che non teme nessuno proprio come chi è conscio di agire nel modo più corretto. Una delle sue caratteristiche più rilevanti è la sua diffidenza verso i preti e i potenti: “coi prelati e coi potenti bisogna sempre essere prudenti” scandisce a mo' di proverbio e di ritornello e, guarda caso, vedremo che di preti e di potenti ne incontra parecchi e di che rango! Li vede come impegnati ossessivamente solo nell’accumulare ricchezze e nell’accrescere il proprio potere. Tra l’altro, anche questa è un’eredità che passa al nipote.
Niccolò, come Bertuccio, sa leggere e scrivere, conosce l’Alighieri e molto bene, tanto è vero che lo cita con grande padronanza. Detto tutto questo è facile immaginare che anche le sue avventure, come poi quelle del nipote, siano accompagnate da quella spiritosa colonna sonora che denota, di volta in volta, stupore, scherno, ammirazione: “ma siete sicuro di voler fare solo il fabbro?”.
Niccolò investigatore: a parte la predisposizione naturale, si sente quasi in dovere di far luce sui misteri in cui incappa, soprattutto per un profondo senso di giustizia: non tollera che vengano accusati e condannati degli innocenti, quasi sempre dei poveracci, per scagionare degli intoccabili. Fra le sue investigazioni e quelle del nipote intercorre più o meno una settantina d’anni, in teoria non moltissimi eppure sono anni densi di eventi che hanno cambiato il mondo. Per questo Niccolò e Bertuccio, come uomini e come investigatori, sono profondamente diversi. Bertuccio è il prototipo perfetto dell’uomo di passaggio tra Medio Evo e Rinascimento, si sente con un piede ancora invischiato nel vecchio mondo, ma è altrettanto consapevole del nuovo che avanza inesorabile, ne è curioso, aspira a conquistarlo, addirittura ad anticiparlo, se possibile. Vive in gruppo, è il leader tacitamente riconosciuto del suo gruppo e in gruppo conduce le sue indagini. Non riusciamo nemmeno a immaginare Bertuccio detective senza i suoi amici, che lo affiancano lealmente, anche se può capitare che non comprendano o non condividano le sue iniziative. Ognuno di loro ha i suoi incarichi specifici in base alle personali capacità, inclinazioni e competenze. Invece Niccolò svolge le sue indagini da solo. E' un po' come Frate Guglielmo da Baskerville, anche lui un solista.  E' our vero che Niccolò, talora gode dell’aiuto di un qualche collaboratore occasionale, ma è sempre marginale e, risolto il mistero, nonostante la stima e la simpatia reciproca che possono essere scattate, ognuno va per la sua strada. Niccolò infatti è ancora tutto uomo del Medio Evo.
Carmen Claps

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