Città
italiane in noir
Un giro
turistico tra le città italiane
che hanno
accolto storie gialle o noir
(II)
Milano ricca metropoli
Meno male che il
viaggio non sarà lungo. Lasciamo Torino a bordo di una balilla, macchina pop ed
economica che nel 1933 ha messo d'accordo la Fiat, il mercato e il Regime.
Ci aspetta Milano,
la città del commissario De Vincenzi. Il commissario De Vincenzi è un
poliziotto atipico, uno sbirro s'elite. Non fa il duro all’americana, non
deduce come Sherlock Holmes, non è un rigoroso razionalista modello Poirot.
Semplicemente indaga, con profonda umanità, come il suo collega Maigret, nel
mondo variegato e cosmopolita della Milano anni Trenta del secolo scorso. De Angelis, l'autore, s'era proposto di scrivere
romanzi polizieschi in cui le persone vivevano "secondo natura".
Naturalismo verista, così nacque il
primo poliziotto del giallo all’italiana, così morì il suo autore: il regime lo
accusò di rappresentare la società dell'epoca in modo troppo realistico.
Passiamo davanti al
Teatro alla Scala; è mattina, ma davanti ci sono parcheggiate alcune scintillanti
macchine di lusso. Sono quelle dei cantanti, c'è la prova generale, non dirige Arturo
Toscanini, costretto all'espatrio dalle aggressioni (famoso lo schiaffo a Bologna) dei fascisti, ma l'evento è importante lo stesso. Roba d'altri tempi.
Il banchiere assassinato è il primo romanzo della serie con
protagonista Carlo De Vincenzi, poliziotto originale, fuori dagli schemi, riflessivo,
pacato, intellettuale, musicista e poeta; non un uomo d’azione. Un uomo di
testa e con la testa.
Nell’appartamento del suo vecchio amico Giannetto
Aurigi è trovato il cadavere di un banchiere. Tutto congiura contro Aurigi, ma
De Vincenzi sa scrutare come pochi la scena del delitto e l’animo umano.
Milano, non fa da
sfondo, è il coagulo di tensioni, passioni e delitti. Anche se i personaggi,
per accontentare il Regime (che, però, contento non fu) sono perlopiù stranieri
è una Milano veritiera, realistica e la chiave di lettura (una vena di critica
e di sarcasmo) di grande qualità stilistica. A Milano c'era già allora un gran
giro di soldi e, si sa i criminali, come i pesci, si raggruppano intorno alla
pastura.
Andiamo avanti, con
calma, il traffico è aumentato, s'arriva in Piazza del Duomo. Non è come poco
prima, lo scenario è cambiato: la Balilla s'è trasformata in una 1100 Fiat e ci
sono tante Alfa Romeo. Siamo nella Milano degli anni '60, quella di Re Giorgio
e del suo Duca, Duca Lamberti.
Venere
privata, primo romanzo con Duca
esce nel 1966. Duca Lamberti è un ex medico radiato dall'ordine colpevole di
eutanasia. Condannato a tre anni di carcere quando viene finalmente scarcerato
il suo amico, il commissario Càrrua gli chiede aiuto per disintossicare il
figlio di un potente industriale dalla dipendenza dall'alcol. Durante le
vicende Duca si troverà ad affiancare l'amico poliziotto nelle indagini sulla
morte di una giovane donna.
La donna non è morta
a Milano, o almeno, il cadavere viene ritrovato da un ciclista lungo la strada
per Rogoredo. Non è proprio l'Appia
Antica quella strada lì! Rogoredo, desolato e squallido agglomerato di
"casermoni" cresciuti come funghi intorno a un piccolo paesino.
Vicino c'è
Metanopoli. Il nome è tutto un programma. A un dipresso Lambrate, paese natio
della Lambretta. Nella zona vi alligna, e vive, la delinquenza comune e anche
quella organizzata.
Delinquenti che,
imitando i "marsigliesi" stanno diventando cattivi. Scerbanenco ce lo
racconta, un paio d'anni dopo, con crudo realismo in Milano calibro 9. Da cui il film omonimo
germe del genere Poliziottesco!
Anche in
Scerbanenco, come in De Angelis, Milano
non è uno sfondo. Milano è la protagonista,
con le sue vie, i personaggi che la animano e abitano, gli oscuri intrecci
della malavita organizzata. Milano è l’inizio e la fine di ogni paragrafo di
Scerbanenco. Come nel racconto “Stazione Centrale Ammazzare Subito“, un
pugno nello stomaco di poche pagine, che si svolge per intero all’interno dell'allora
fastosa Stazione Centrale e che ruota attorno al commercio di diamanti. Nelle opere di Scerbanenco ritroviamo,
più cruda e incattivita, la stessa autenticità, la stessa promiscuità tra bene
e male. De Angelis era forze più manicheo, nei romanzi di Re Giorgio il bene non è mai del
tutto bene e il male non è mai del tutto male. Anche Duca Lamberti, il protagonista, compie
atti che sconvolgono il lettore.
Altri autori
(Olivieri, Genna, Bucciarelli, Riccardi, Giuttari,...), negli anni, hanno
raccontato Milano, senza però l'incisività e l'acuta analisi di Scerbanenco.
Intrigante è la rievocazione in Milano Pastis di Davide Pappalardo, della rapina dei Marsigliesi, in via Montenapoleone nel 1964. Due anni prima di Venere Privata. E' per questo che, convinti di aver visto abbastanza, la mattinapresto attraversiamo una coltre di nebbia lungo i navigli alla volta di Venezia.
Intrigante è la rievocazione in Milano Pastis di Davide Pappalardo, della rapina dei Marsigliesi, in via Montenapoleone nel 1964. Due anni prima di Venere Privata. E' per questo che, convinti di aver visto abbastanza, la mattinapresto attraversiamo una coltre di nebbia lungo i navigli alla volta di Venezia.
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