Come si uccideva nel ‘400
Le lame
(parte III)
Il fuoco di spade
Il fuoco di spade avrebbe affascinato mastro Bertuccio, ma non poteva saperlo (non aveva la parabola) e quindi non entrò mai in competizione con altri fabbri a costruire spade e pugnali. La trasmissione (su Sky da un paio d'anni) è la cronaca di una gara tra maestri del ferro nel costruire armi medioevali o rinascimentali. Questo testimonia quanto ancora sia fulgido il fascino delle lame!
Spada da lato e daga
Osservate bene l'immagine riportata sotto: è tratta da un albo della Bonelli ed è filologicamente corretta (non come quella esagerata di copertina!).
Si tratta di Dago (guarda caso!) uno spadaccino: porta due lame, una breve (la daga) e una lunga. Il
gentiluomo, quello vero, era "sempre" spadaccino. Non per vocazione, faceva parte della sua cultura di classe. Quelli che ci si appassionavano, avevano preso lezione da illustri maestri, che gestivano palestre d'armi. Quasi fossero accademici, pubblicavano anche dei trattati ricchi d'immagini.
Per ottimizzare difesa e offesa, lo spadaccino, usava negli scontri tutte e due le mani. Lo stesso, se non poteva colpire alle spalle, o a tradimento, la vittima, faceva il sicario. Era pagato anche per questo! Rischiava la morte, ma uccidere in duello era "quasi" legittimo e, se dimostravi d'esser stato offeso, non comportava condanne.
Per ottimizzare difesa e offesa, lo spadaccino, usava negli scontri tutte e due le mani. Lo stesso, se non poteva colpire alle spalle, o a tradimento, la vittima, faceva il sicario. Era pagato anche per questo! Rischiava la morte, ma uccidere in duello era "quasi" legittimo e, se dimostravi d'esser stato offeso, non comportava condanne.
Ma vediamo la tecnica. A destra si brandiva la spada da lato. Con questo termine s’intende la spada leggera detta “a una mano”. Cominciò a essere diffusa nel Rinascimento, in tutte le sue varianti di forma (in figura due tipi: leggero e pesante), perché era consentito portarla in ambito civile a chi ne aveva facoltà. I nobili e i militari l'avevano. I sicari erano spesso ex militari: anche loro potevano.
A Castiglion del Lago (Castello dei della Corgna sul Trasimeno) si può ammirare il duello di Ascanio della Corgna. Rappresenta abbastanza bene (a parte, enfasi poetica, la lunghezza della daga e anche della spada) una sfida mortale tra due spadaccini.
La lunga spada da lato era utilizzata principalmente per difesa personale. Tra la difesa e l'offesa il passo era breve e discutibile! Di grande importanza l'utilizzo di quest'arma in coppia con la daga (impugnata a sinistra) che era soprattutto di difesa.
Daga
Elemento
fondamentale dell'equipaggiamento di ogni uomo d'arme, la daga negli scontri di
scherma rinascimentali una delle armi più utilizzate, sia da sola che in associazione
con la spada da lato. Le tecniche di spada e daga s’imparavano nelle
scuole di scherma. Famose quelle dei Maestri Manciolino e Marozzo. Insegnavano al combattente a destreggiarsi con
abilità in qualsiasi scenario di duello, poiché la coordinazione necessaria
alla gestione delle due armi portava a un automatismo nella difesa così come
nell'attacco che aggiunge emozione e spettacolarità al duello.
La daga doveva essere a lama larga ed elsa in grado di
reggere i colpi della spada avversaria.
Un tipo particolare è la cinquedea o cinquedia, che però
era arma singola. Il nome deriva della misura della larghezza della lama
("cinque dita") nella parte più vicina all'elsa: tale dimensione,
maggiore del consueto se rapportata alla modesta lunghezza (circa 45–55 cm), si
restringe notevolmente verso la punta conferendo alla lama una forma
triangolare.
Talvolta la lama molto pesante presenta una o più
scanalature profonde (sgusci) utili per facilitare la fuoriuscita del sangue in
conseguenza dell'infilzo. Era anche arma da cerimonia e da parata. Conservando la
sua potenziale pericolosità aveva delle decorazioni di gusto tipicamente rinascimentale
realizzate mediante le tecniche dell'ageminatura e della damaschinatura. La
decorazione spesso ricopriva anche l'elsa e l'impugnatura, che potevano essere
ugualmente in metallo o anche in legno o avorio.
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