mercoledì 31 ottobre 2018

Tedeschi a Hollywood (II)


Berlino-Hollywood solo andata
ovvero
La grande fuga 
I maestri, grandi registi,  tedeschi emigrati in USA
Chi aspetta quel signore col cappello seduto infreddolito sulla banchina? Probabilmente un amico fuggito da Berlino per mettersi in salvo dai nazisti. Un amico da portare Hollywood!
(Parte II)
Sensibilità, premonizione o semplicemente senso dell'opportunità? Ernst Lubitsch era, in tutte le sue manifestazioni umane e artistiche, un precursore;  aveva anche molto senso della realtà. 
Attraversò l'Atlantico quando ancora le camicie brune erano in numero sparuto. Poche ma minacciose, lui l'aveva inteso.





Si può dire che la "diaspora" del cinema iniziò proprio con  Lubitsch. Emigrò negli Usa nel '22, quando la Germania era ancora una capitale del cinema e della cultura; in America fu l'inventore della commedia leggera, quella che viene chiamata "americana", ma che in realtà è fortemente debitrice del teatro "boulevardier" (Quel particolare spirito, tra il mondano e l'arguto, proprio dell'ambiente teatrale leggero, o più genericamente letterario, della Parigi della belle Èpoque), ma anche dell'operetta viennese o del teatro brillante della Mitteleuropa.

Talmente permeato dalla cultura europea che uno dei suoi capolavori, Ninotscka, è ambientato a Parigi e racconta (in tempi non sospetti: la Guerra Fredda non c'è ancora), con toni umoristici e paradossali, il contrasto tra il grigiore del "mondo nuovo" (quello dei soviet) e la gioia di vivere della vecchia Europa. 



Il secondo a partire fu Murnau,  seguirà Lubitsch nel 1927. Morì nel 1931, in un incidente stradale: in USA potè esprimersi poco, ma già aveva detto tanto e bene, non solo col suo terribilmente angosciante tenero vampiro. 

Terzo fu Fritz Lang, che aveva lasciato il segno con "M", il mostro di Düsserldorf  (1931), portò a Hollywood autorità, competenza e rigore estetico. 


Era il nume tutelare del cinema tedesco, lo diventò anche di quello  americano. 


E' l'inventore del "noir" (che ancora non esisteva come termine) negli Usa, dopo essere stato il massimo esponente del cinema fantastico in Germania. Fu uno dei primi "veri" esuli: abbandonò infatti la Germania poco prima dell'arrivo di Hitler al potere; dietro di lui Murnau e si creò una lunga fila sulle scalette dei piroscafi. In fila si notavano anche tipi strani vestiti in modo bizzarro!
Dopo queste necessarie premesse è il momento di evidenziare,  con pochi semplici spots, alcune delle opere "noir" più famose.

Fritz  Lang, pseudonimo    di Friedrich Christian Anton Lang (Vienna 1890 - Beverly Hills 1976) è stato regista, sceneggiatore,e scrittore.  Lui, sul piroscavo, si notava per eleganza nel vestire e nei modi.
Il suo ruolo nella storia del cinema è unanimemente considerato di primaria importanza: un maestro assoluto. Uno dei maestri universalmente riconosciuti del cinema,  il più grande regista del cinema tedesco, il simbolo stesso del cinema. Magistralmente consapevole anche nei modi e nei rapporti con i collaboratori. 
Dalla lunga lista della filmografia di Lang ho scelto quattro film che amo in modo particolare. Due sono stati diretti nella prima metà degli anni '40, gli altri due  in quella degli anni '50. C'è un'evoluzione, sempre mantenendo stilemi narrativi e mezzi estetici, dall'espressionismo (fantasioso e surreale) al realismo quasi documentaristico. Ne Il grande caldo, la suspense è angosciante e stringente (alla gola dello spettatore): siamo a quello che la critica ha, per il noir, definito "Realismo postbellico".
La donna del ritratto (1944)
Il professore di criminologia Richard Wanley rimane solo in città dopo aver accompagnato alla stazione moglie e figli in partenza per le vacanze. Si reca al club per una serata con gli amici e vede in una vetrina il ritratto di una donna affascinante. ...

La strada scarlatta (1945)
Cristopher Cross è un cassiere di mezz'età, apprezzato dal suo principale e stimato dai colleghi, la cui vita è però amareggiata da un matrimonio infelice. Da qualche anno infatti, spinto dalla solitudine, ha sposato Adele, una donna bisbetica ed egoista, vedova di un poliziotto annegato mentre cercava di salvare una donna, il cui corpo non è mai stato trovato....
Gardenia blu (1953)
Los angeles: il giorno del suo compleanno, Norah, appena lasciata per lettera, dal fidanzato combattente in Corea, cerca di consolarsi accettando l'invito a cena in un locale esotico chiamato "Gardenia blu" da parte di Harry Prebble, pittore donnaiolo e assiduo frequentatore della centrale telefonica in cui essa lavora insieme a due amiche con cui condivide l'appartamento. ...
Il grande caldo(1953)
Indagando sul suicidio di un collega, nonostante le pressioni dei superiori affinché non se ne occupi, il sergente Dave Bannion scopre una fitta rete criminale che avvolge nelle maglie della corruzione gran parte della città.
Un poliziesco incalzante e violento, che già guarda al futuro tenente Callaghan!


Già da qui si comprende come i Nazisti abbiano perso la guerra del cinema prima ancora di aver iniziato quella sui campi di battaglia.
 
Ma non dimentichiamoci di Rancho Notorius anche se  la sua incursione nel western è un po' melò, con Marlene Dietrich che ispira il personaggio "paperoniano" di Doretta Doremì!
 
 

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