Delitti a porte chiuse
non spiare a quella porta!
Parte 2
Questi enigmi della stanza inaccessibile, tanto apprezzati
nella seconda metà dell'ottocento, vengono da molto più lontano! Ecco alcuni
dei primi "vecchi assai" esempi di misteri misteriosi della Camera
Chiusa.
Molto prima che Edgar Allan Poe pubblicasse nel 1841 I
delitti della Rue Morgue, il delitto impossibile, commesso all’interno
di una stanza sigillata e impenetrabile, aveva affascinato scrittori e lettori
per la “magia” e il “mistero” che lo circondano.
Perché si sviluppò, e crebbe, intenso, il morboso interesse per tale forma
di giallo? Credo sia per il fatto che la stanza chiusa evoca il mistero ancestrale,
ovvero il mistero della magia, stimola l'amigdala. Nel leggere un giallo
impostato su una stanza chiusa, il lettore entra in un mondo che rievoca un possibile
fantastico spettacolo magico: esseri umani passano attraverso le pareti, si
infilano attraverso il buco della serratura e svaniscono, come bolle di sapone mentre
si librano leggere nell'aria. E non solo: si apprendono e si sperimentano
effetti magici e si prova pure soddisfazione ad essere ingannati da metodi
magici.
Era il tempo dei grandi illusionisti. Si ricordi che in quegli anni una delle magie più apprezzate
del "mago" Harry Houdini era uscire da un baule ferrato chiuso (dall'esterno)!
Vale allora la pena citare, come antenati dei delitti
commessi in camere chiuse dall’interno, due famosi esempi antichi.
Daniele e i sacerdoti di Bel (dalla Bibbia)
I Babilonesi veneravano il dio Bel e gli offrivano una
quantità esorbitante di cibo: nella fattispecie: dodici sacchi di fior di
farina, quaranta pecore e sei barili di vino.
Daniele, il profeta, abituato a sfidare il pericolo (leoni
ad esempio!), irride pubblicamente questa credenza, sostenendo che una statua
non può mangiare.
Ciro il Persiano, re dei babilonesi, gli risponde che Bel è
vivo, e la dimostrazione è il fatto che mangia e beve le offerte che vengono
lasciate nel tempio.
I sacerdoti, sfidati da Daniele, propongono di sigillare il
tempio e di porre dentro le vivande per il Dio Bel. Se al mattino esse saranno
state consumate, Daniele sarà messo a morte altrimenti saranno uccisi tutti e
settanta i sacerdoti (Settanta: ex ladri di galline affamati!). Daniele, dopo che i sacerdoti si
sono allontanati, alla presenza del re, fa spargere dai servi della cenere sul
pavimento (Lo stratagemma è usato anche da Paperino per smascherare i nipotini Qui,
Quo, Qua!). Il mattino dopo, quando il tempio viene aperto le offerte sono
sparite. Daniele fa, però, osservare che sul pavimento ci sono le impronte di
uomini, donne e pure ragazzi (I sacerdoti dunque tenevano pure famiglia!).
Viene così scoperto un passaggio segreto, attraverso il quale i sacerdoti
accedevano al tempio.
Questo plot di racconto, in cui il crimine sembra sia stato
commesso da esseri soprannaturali e incorporei (in questo caso il Dio Bel),
sarà sviluppato soprattutto da John Dickson Carr, Clayton Rawson e Hake Talbot.
Il ladro con la testa mozzata (Novella di
Erodoto)
Il faraone Rampsinito si fa costruire una camera di
sicurezza in pietra per la sua immensa ricchezza.
Il costruttore disonesto, però, dispone uno dei massi di pietra in modo che
possa essere rimosso con facilità. Prima di morire, il costruttore rivela il
segreto della pietra mobile ai suoi due figli, i quali iniziano a rubare parte
dell’enorme tesoro. Rampsinito, accortosi di essere derubato, fa disporre delle
trappole. Quando uno dei due fratelli viene catturato da un laccio, l’altro
convince l'accalappiato a farsi tagliare la testa, per evitare che possano
risalire anche a lui.
Il fratello si lascia convincere e l'altro, cinicamente, si
allontana portando via la testa. Il faraone scopre così nella stanza sigillata
un cadavere senza testa. Cadavere che poi viene sottratto con destrezza alla
gogna pubblica. Il Faraone decide allora di mandare la propria figlia in un
postribolo dove deve chiedere a tutti i
clienti di raccontarle la loro azione più intelligente e scellerata. Dovrà
bloccare quello più coinvolto nei fatti. Il ladro, intuita la trappola, taglia
il braccio ad un morto e si reca dalla figlia del re. La ragazza, dopo aver
ascoltato il racconto di quanto accaduto nella stanza sigillata, cerca di
trattenerlo, ma lui le fa afferrae il braccio del cadavere e fugge.
Il re colpito dall’intelligenza del ladro, gli promette, se
si costituirà, non solo l’impunità ma anche grandi doni. Rampsinito, ormai
rincoglionito, gli da anche in moglie la figlia!
A questo antico racconto si ispirerà Robert Arthur Jr. per
il suo piccolo capolavoro La 51a stanza sigillata (The 51st
Sealed Room fu pubblicato per la prima
volta sull'E.Q.M.M. - Ellery Queen Mistery Magazine - nell'ottobre del 1951),
in cui ritroviamo sia la testa mozzata che l’espediente (simile) per uscire da
un luogo ermeticamente chiuso.
Credo che abbiate già un'idea sul motivo che non mi fa
gradire questi racconti, ma c'è altro: alla prossima!
Nessun commento:
Posta un commento