domenica 29 dicembre 2019

Porte chiuse (2)


Delitti a porte chiuse
non spiare a quella porta!
 Parte 2

Questi enigmi della stanza inaccessibile, tanto apprezzati nella seconda metà dell'ottocento, vengono da molto più lontano! Ecco alcuni dei primi "vecchi assai" esempi di misteri misteriosi della Camera Chiusa.



Molto prima che Edgar Allan Poe pubblicasse nel 1841 I delitti della Rue Morgue, il delitto impossibile, commesso all’interno di una stanza sigillata e impenetrabile, aveva affascinato scrittori e lettori per la “magia” e il “mistero” che lo circondano.
Perché si sviluppò, e crebbe,  intenso, il morboso interesse per tale forma di giallo? Credo sia per il fatto che la stanza chiusa evoca il mistero ancestrale, ovvero il mistero della magia, stimola l'amigdala. Nel leggere un giallo impostato su una stanza chiusa, il lettore entra in un mondo che rievoca un possibile fantastico spettacolo magico: esseri umani passano attraverso le pareti, si infilano attraverso il buco della serratura e svaniscono, come bolle di sapone mentre si librano leggere nell'aria. E non solo: si apprendono e si sperimentano effetti magici e si prova pure soddisfazione ad essere ingannati da metodi magici.


Era il tempo dei grandi illusionisti. Si ricordi che in quegli anni una delle magie più apprezzate del "mago" Harry Houdini era uscire da un baule ferrato chiuso (dall'esterno)!
Vale allora la pena citare, come antenati dei delitti commessi in camere chiuse dall’interno,  due famosi esempi antichi.

Daniele e i sacerdoti di Bel (dalla Bibbia)
I Babilonesi veneravano il dio Bel e gli offrivano una quantità esorbitante di cibo: nella fattispecie: dodici sacchi di fior di farina, quaranta pecore e sei barili di vino.



Daniele, il profeta, abituato a sfidare il pericolo (leoni ad esempio!), irride pubblicamente questa credenza, sostenendo che una statua non può mangiare.
Ciro il Persiano, re dei babilonesi, gli risponde che Bel è vivo, e la dimostrazione è il fatto che mangia e beve le offerte che vengono lasciate nel tempio.
I sacerdoti, sfidati da Daniele, propongono di sigillare il tempio e di porre dentro le vivande per il Dio Bel. Se al mattino esse saranno state consumate, Daniele sarà messo a morte altrimenti saranno uccisi tutti e settanta i sacerdoti (Settanta: ex ladri di galline  affamati!). Daniele, dopo che i sacerdoti si sono allontanati, alla presenza del re, fa spargere dai servi della cenere sul pavimento (Lo stratagemma è usato anche da Paperino per smascherare i nipotini Qui, Quo, Qua!). Il mattino dopo, quando il tempio viene aperto le offerte sono sparite. Daniele fa, però, osservare che sul pavimento ci sono le impronte di uomini, donne e pure ragazzi (I sacerdoti dunque tenevano pure famiglia!). Viene così scoperto un passaggio segreto, attraverso il quale i sacerdoti accedevano al tempio.

Questo plot di racconto, in cui il crimine sembra sia stato commesso da esseri soprannaturali e incorporei (in questo caso il Dio Bel), sarà sviluppato soprattutto da John Dickson Carr, Clayton Rawson e Hake Talbot.

Il ladro con la testa mozzata (Novella di Erodoto)
Il faraone Rampsinito si fa costruire una camera di sicurezza in pietra per la sua immensa ricchezza.




Il costruttore disonesto, però,  dispone uno dei massi di pietra in modo che possa essere rimosso con facilità. Prima di morire, il costruttore rivela il segreto della pietra mobile ai suoi due figli, i quali iniziano a rubare parte dell’enorme tesoro. Rampsinito, accortosi di essere derubato, fa disporre delle trappole. Quando uno dei due fratelli viene catturato da un laccio, l’altro convince l'accalappiato a farsi tagliare la testa, per evitare che possano risalire anche a lui.
Il fratello si lascia convincere e l'altro, cinicamente, si allontana portando via la testa. Il faraone scopre così nella stanza sigillata un cadavere senza testa. Cadavere che poi viene sottratto con destrezza alla gogna pubblica. Il Faraone decide allora di mandare la propria figlia in un postribolo  dove deve chiedere a tutti i clienti di raccontarle la loro azione più intelligente e scellerata. Dovrà bloccare quello più coinvolto nei fatti. Il ladro, intuita la trappola, taglia il braccio ad un morto e si reca dalla figlia del re. La ragazza, dopo aver ascoltato il racconto di quanto accaduto nella stanza sigillata, cerca di trattenerlo, ma lui le fa afferrae il braccio del cadavere e fugge.
Il re colpito dall’intelligenza del ladro, gli promette, se si costituirà, non solo l’impunità ma anche grandi doni. Rampsinito, ormai rincoglionito, gli da anche in moglie la figlia!




A questo antico racconto si ispirerà Robert Arthur Jr. per il suo piccolo capolavoro La 51a stanza sigillata (The 51st Sealed Room fu pubblicato per la prima volta sull'E.Q.M.M. - Ellery Queen Mistery Magazine - nell'ottobre del 1951), in cui ritroviamo sia la testa mozzata che l’espediente (simile) per uscire da un luogo ermeticamente chiuso.
Credo che abbiate già un'idea sul motivo che non mi fa gradire questi racconti, ma c'è altro: alla prossima!


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