Romanzi gialli al cinema
influenze della letteratura
sui film gialli e noir
Parte IX
Fanciulle in rosa e spose in nero
Cornel
Woolrich era già famoso quando Alfred Hitchcock si accorse di lui. Nel 1942
aveva scritto, sulla rivista dime Detective magazine il racconto It
had to be Murder. In tutto una diecina di pagine.
Il regista
lo legge nel 1953 e l'anno dopo esce con Rear Window: uno dei capolavori del
cinema di tutti i generi. In questo caso parlare di letteratura che si
trasferisce sullo schermo mi sembra improprio. Il racconto è come un albero di
Natale privo dell'addobbo. Hitchcock lo decora di palle dense di significato e
di suspense.
Piccola
trama
Un fotoreporter di successo, L.B. "Jeff" Jeffries, è costretto su una sedia a rotelle da una frattura alla gamba sinistra riportata in un incidente sul lavoro.
Un fotoreporter di successo, L.B. "Jeff" Jeffries, è costretto su una sedia a rotelle da una frattura alla gamba sinistra riportata in un incidente sul lavoro.
Immobilizzato
nel proprio appartamento e annoiato per la forzata inattività, Jeff inizia a
osservare i suoi vicini di casa, servendosi di un binocolo e della propria
macchina fotografica dotata
di potente teleobbiettivo. Alla
fine della storia, dopo aver rischiato
d'essere ucciso, di gambe rotte ne avrà due! Giusta punizione per un guardone.
Un gioco, un
divertissement per non annoiarsi. Coinvolge nel voyeurismo
anche la fidanzata e la governante, che lo asseconda, ma sbotta: "Siamo diventati una razza di guardoni!".
La battuta che da molto significato al film. Poi nasce il sospetto e allora non
è più un gioco.
Per quasi
tutto il film, quando c'è in ballo la maledetta finestra, gli attori non
guardano "in macchina". gli spettatori allora la "vedono" riflessa
nei loro occhi!
Il romanzo The
Bride Wore Balck (La sposa era in nero) è del 1940. Narra di uno
sciocco delitto colposo vendicato in modo spietato dalla prematura vedova.
Solo nel
1968 esce il film di Truffaut La mariée etait en noir. Truffaut stranamente lo attribuisce a William Irish, eppure è a firma Cornell!!!
Una folgorante e letale (perfetta dark lady) Jeanne Moreau interpreta l'inesorabile vedova vendicatrice.
Una folgorante e letale (perfetta dark lady) Jeanne Moreau interpreta l'inesorabile vedova vendicatrice.
Il film inizia con un mirino telemetrico che
vaga per una piazza alla ricerca di un bersaglio, questo invece l'incipit del
romanzo.
"Julie, Julie mia." Le
parole seguirono la donna giù per le quattro rampe di scale. Era il sussurro
più tenero, il grido più potente che potesse uscire da labbra umane. Non
valsero a fermarla, né a farla esitare. Quando Julie uscì nella luce del
giorno, il suo viso era di un pallore mortale. E questo fu tutto...
Il film
viene subito dopo Fahrenheit 451 e ne porta avanti lo stile essenziale, i costumi
minimalistici e l'atmosfera rarefatta. Le scene scarne e moderniste non mi
sembra giovino al racconto gotico. Ne esce un film ambiguo che ora mostra tutta
l'età che ha.
Una
riflessione sul doppio (carta-pellicola). Nel romanzo è sfuggente impalpabile e
di conseguenza straniante (per il lettore). Nel film invece domina la scena,
incombe: la sposa è la Morte che cavalca in cerca delle sue vittime! Jeanne Moreau è
brava, ma si muove troppo veloce (è una regola, al cinema, se si vuole sembrare
giovani!). Dieci anni prima (Ascensore per il patibolo) andava
più lenta, l'avevamo seguita di notte per le strade di Parigi accompagnata dalle
note dolenti di Miles Davis. Camminava lentamente, come per far scorrere
più lento il tempo e fermare la gioventù e la vita che se ne va.
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