Case maledette
ovvero: "casa
dolce casa!"
Parte II
Lomello: la Villa degli Amanti Maledetti
Lomello (Lumé in dialetto lomellino) è un comune italiano di poco più di
2000 abitanti. Posto nella provincia di Pavia in Lombardia, si trova nella
Lomellina centrale, alla destra dell'Agogna.
La storia
Spoiler: la Villa
esiste, la storia meno: è molto inverosimile, ma vale la pena di sentirla...
Personaggi principali:
una moglie fedifraga trovata a letto con lo stalliere (una specie di Lady
Chatterly de noantri!) e un marito impazzito di gelosia. Sembra ne sia seguito
un brutale omicidio-suicidio consumato a colpi di fucile.
Da quel fatto (1912),
la villa sarebbe stata infestata da fantasmi così cattivi da far
scappare a gambe levate tutti i proprietari.
Precisazioni
Cerchiamo di far
chiarezza. Innanzitutto "la casa" non è Villa De Vecchi (come erroneamente alcuni siti citano. Della
"casa rossa" ne parleremo in altra puntata!) ma Villa Cerri. La
cartolina è del 1931: lo si tenga presente. Ritrae la villa appena costruita!
Secondo la leggenda,
nota a Lomello, invece, si racconta che
un brutto giorno di fine estate del 1912 il proprietario di questa tenuta
eretta in mezzo ai campi di riso tornò da una battuta di caccia. Ad attenderlo,
sulla porta d’ingresso, avrebbe dovuto esserci la bella e giovane moglie
sposata pochi mesi prima. Invece no, la sposina era all’ultimo piano della
torretta della villa in compagnia di un giovane stalliere.
Il proprietario,
visto che il suo fucile era ancora carico, lavò nel sangue il tradimento con
due colpi di fucile, più un terzo per se stesso. Ovviamente ci prende il dubbio che ci sia ben
poco di vero.
Ma se anche non si
tratta del mostro del Loch Ness, la leggenda della Villa di Lomello affascina e
attira persino curiosi dall’estero: soprattutto d’estate, in periodo di
vacanze, capita sovente di vedere ferme sul prato della tenuta auto o moto con
targhe straniere alla ricerca di un selfie col brivido.
A mettere un po’ di
ordine in questa selva di dicerie è stato un investigatore d’eccezione, che ho
avuto la fortuna di conoscere mentre conducevo l’inchiesta sulla Villa. Si
tratta di Gian Franco Magenta, 82 anni, originario di Lomello, autore assieme
alla moglie Tina di alcuni libri di storia locale. Gian Franco e la moglie
hanno ricostruito la storia della Villa con una indagine a ritroso nel tempo,
arrivando a un colpo di scena finale che ha dissolto in un attimo leggende e
maledizioni.
Il punto di partenza
dell’indagine è stata la villa. Si trova,
in vista dalla strada, lungo la provinciale 193 bis, vicino a cascina Boragna.
È abbandonata da oltre 30 anni, ma la proprietà, acquisita negli anni Settanta
dal re del riso, Francesco Sempio, si è data da fare per limitarne il degrado e
le incursioni di spiritisti, predatori e semplici curiosi. La tenuta non è in
buone condizioni, il passare degli anni si sente, ma a differenza di Villa De
Vecchi, dove invece le incursioni di fanatici di croci capovolte, graffitari e
tossici si sono moltiplicate negli anni, non cade a pezzi. Il tetto è stato
rifatto da poco e gli infissi, le serrande e i vetri sono quasi tutti integri,
in modo particolare la grande vetrata della torretta.
Per dissolvere in un
attimo qualsiasi voce, a Magenta è bastata tuttavia una cartolina, una vecchia
cartolina ingiallita che lo studioso ha conservato nel suo archivio personale.
La foto è datata 1931, ritrae in maniera nitida Villa Lomello molto
probabilmente pochi giorni dopo la sua inaugurazione e, in piedi fermo avanti
all’ingresso, si vede un uomo. Si tratta di Pietro Cerri, il proprietario, che
la fece costruire alla fine degli anni Venti e la ribattezzò, appunto, Villa
Cerri. La cartolina fu spedita dalla Cerri al padre di Gian Franco Magenta e
come appare evidente, c’è qualcosa che non torna nelle date. Insomma, se la
Villa venne costruita nel 1931, non poteva certo esistere 1912, anno in cui
viene fatto risale l’omicidio-suicidio che avrebbe dato avvio alla maledizione,
e se il proprietario era vivo e vegeto davanti all’ingresso nel 1931, non
poteva certo essersi suicidato nel 1912.
A questo punto,
chiarito che Villa Cerri non fu teatro di alcun fatto di sangue, c'è da capire
come si sia potuta sviluppare la leggenda degli amanti maledetti. Tina, la
moglie di Gian Franco, ha citato due vicende che potrebbero avere stimolato la fantasia
degli appassionati di storie nere. Una soprattutto, ancora molto viva nei
ricordi della gente del posto, è la storia del “Vecchio Mulino”. Una brutta
vicenda che vide un’intera famiglia sterminata a colpi di coltello da un
rapinatore, anche se alcuni dicono che ci fosse di mezzo una storia di corna.
Alla fine, comunque, il colpevole venne preso e giustiziato nel fiume Agogna,
una delle ultime esecuzioni capitali della Lomellina. La vicenda risale ai
primi dell’800, quasi 100 anni prima della leggenda su Villa Cerri, ma forse,
mescolata con un altra storia di tanti anni fa che parla di una tresca amorosa
fra due ex dipendenti della tenuta, potrebbe essere stato l'innesco della
leggenda.
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