martedì 25 febbraio 2020

Casemaledette (2)


Case maledette
ovvero: "casa dolce casa!"

Parte II


Lomello: la Villa degli Amanti Maledetti

Lomello (Lumé in dialetto lomellino) è un comune italiano di poco più di 2000 abitanti. Posto nella provincia di Pavia in Lombardia, si trova nella Lomellina centrale, alla destra dell'Agogna.


La storia
Spoiler: la Villa esiste, la storia meno: è molto inverosimile, ma vale la pena di sentirla...
Personaggi principali: una moglie fedifraga trovata a letto con lo stalliere (una specie di Lady Chatterly de noantri!) e un marito impazzito di gelosia. Sembra ne sia seguito un brutale omicidio-suicidio consumato a colpi di fucile.
Da quel fatto (1912), la villa sarebbe stata   infestata da fantasmi così cattivi da far scappare a gambe levate tutti i proprietari.



Precisazioni
Cerchiamo di far chiarezza. Innanzitutto "la casa" non è Villa De Vecchi  (come erroneamente alcuni siti citano. Della "casa rossa" ne parleremo in altra puntata!) ma Villa Cerri. La cartolina è del 1931: lo si tenga presente. Ritrae la villa appena costruita!



Secondo la leggenda, nota a Lomello, invece, si  racconta che un brutto giorno di fine estate del 1912 il proprietario di questa tenuta eretta in mezzo ai campi di riso tornò da una battuta di caccia. Ad attenderlo, sulla porta d’ingresso, avrebbe dovuto esserci la bella e giovane moglie sposata pochi mesi prima. Invece no, la sposina era all’ultimo piano della torretta della villa in compagnia di un giovane stalliere.
Il proprietario, visto che il suo fucile era ancora carico, lavò nel sangue il tradimento con due colpi di fucile, più un terzo per se stesso.     Ovviamente ci prende il dubbio che ci sia ben poco di vero.


Ma se anche non si tratta del mostro del Loch Ness, la leggenda della Villa di Lomello affascina e attira persino curiosi dall’estero: soprattutto d’estate, in periodo di vacanze, capita sovente di vedere ferme sul prato della tenuta auto o moto con targhe straniere alla ricerca di un selfie col brivido.
A mettere un po’ di ordine in questa selva di dicerie è stato un investigatore d’eccezione, che ho avuto la fortuna di conoscere mentre conducevo l’inchiesta sulla Villa. Si tratta di Gian Franco Magenta, 82 anni, originario di Lomello, autore assieme alla moglie Tina di alcuni libri di storia locale. Gian Franco e la moglie hanno ricostruito la storia della Villa con una indagine a ritroso nel tempo, arrivando a un colpo di scena finale che ha dissolto in un attimo leggende e maledizioni.
Il punto di partenza dell’indagine è stata  la villa. Si trova, in vista dalla strada, lungo la provinciale 193 bis, vicino a cascina Boragna. È abbandonata da oltre 30 anni, ma la proprietà, acquisita negli anni Settanta dal re del riso, Francesco Sempio, si è data da fare per limitarne il degrado e le incursioni di spiritisti, predatori e semplici curiosi. La tenuta non è in buone condizioni, il passare degli anni si sente, ma a differenza di Villa De Vecchi, dove invece le incursioni di fanatici di croci capovolte, graffitari e tossici si sono moltiplicate negli anni, non cade a pezzi. Il tetto è stato rifatto da poco e gli infissi, le serrande e i vetri sono quasi tutti integri, in modo particolare la grande vetrata della torretta.


Per dissolvere in un attimo qualsiasi voce, a Magenta è bastata tuttavia una cartolina, una vecchia cartolina ingiallita che lo studioso ha conservato nel suo archivio personale. La foto è datata 1931, ritrae in maniera nitida Villa Lomello molto probabilmente pochi giorni dopo la sua inaugurazione e, in piedi fermo avanti all’ingresso, si vede un uomo. Si tratta di Pietro Cerri, il proprietario, che la fece costruire alla fine degli anni Venti e la ribattezzò, appunto, Villa Cerri. La cartolina fu spedita dalla Cerri al padre di Gian Franco Magenta e come appare evidente, c’è qualcosa che non torna nelle date. Insomma, se la Villa venne costruita nel 1931, non poteva certo esistere 1912, anno in cui viene fatto risale l’omicidio-suicidio che avrebbe dato avvio alla maledizione, e se il proprietario era vivo e vegeto davanti all’ingresso nel 1931, non poteva certo essersi suicidato nel 1912.


A questo punto, chiarito che Villa Cerri non fu teatro di alcun fatto di sangue, c'è da capire come si sia potuta sviluppare la leggenda degli amanti maledetti. Tina, la moglie di Gian Franco, ha citato due vicende che potrebbero avere stimolato la fantasia degli appassionati di storie nere. Una soprattutto, ancora molto viva nei ricordi della gente del posto, è la storia del “Vecchio Mulino”. Una brutta vicenda che vide un’intera famiglia sterminata a colpi di coltello da un rapinatore, anche se alcuni dicono che ci fosse di mezzo una storia di corna. Alla fine, comunque, il colpevole venne preso e giustiziato nel fiume Agogna, una delle ultime esecuzioni capitali della Lomellina. La vicenda risale ai primi dell’800, quasi 100 anni prima della leggenda su Villa Cerri, ma forse, mescolata con un altra storia di tanti anni fa che parla di una tresca amorosa fra due ex dipendenti della tenuta, potrebbe essere stato l'innesco della leggenda.




 

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