martedì 18 febbraio 2020

Delitti e veleni (III)


5 veleni mortali famosi


parte III

4. Aconito



L'aconite è una pianta che cresce nei luoghi ombreggiati delle zone montuose e collinari e fiorisce nei mesi di maggio e giugno. Viene coltivata anche come pianta ornamentale nei nostri giardini.
Il principio attivo della pianta è l'aconitina, che si può ridurre facilmente in una polvere di color bianco-giallo. Il suo sapore è molto pungente e aspro. E' solubilissimo nell'alcool, ma risulta poco solubile in acqua.
È uno dei veleni più potenti che si conoscano. La dose letale per l'uomo è di 5mg/kg di massa corporea e la morte avviene in poche ore dopo crampi violenti e perdita completa della coscienza e non si conoscono antidoti.




Nella mitologia greca si narra che Cerbero, il cane che custodiva gli Inferi, portasse nella bava i semi di aconite. E quando Ercole l'ha rapito per portarlo sulla Terra, la rabbia del cane era tale che, la sua saliva a contatto col suolo, ha fatto nascere la pianta di aconite.
Questa pianta viene anche conosciuta come "l'erba del diavolo" perché è tanto bella quanto velenosa. Pensate che il suo veleno può essere assorbito dalla pelle, tenendo semplicemente un mazzo di aconite in mano: per cui se andate in motagna non raccoglietela, contentatevi di qualche amanita falloide!.



Con l’olio, ottenuto tramite un processo di distillazione, lungo ed elaborato (vedi la fornace sotto) si poteva preparare anche l'unguento. 


Con unguenti di aconito particolarmente densi e appiccicosi si umettavano i pugnali (gli stiletti): una garanzia sull’esito della pugnalata! Anche i dardi di balestra, a volte, venivano umettati! L’aconitina viene rapidamente assorbita dopo ingestione orale o (come nel caso del pugnale) per contatto dermico, meglio se direttamente nel sangue. L’ingestione di 3 grammi di droga fresca può portare alla morte un uomo in poche ore. Gli alcaloidi dell’aconito colpiscono principalmente il cuore, il sistema nervoso centrale e periferico.

5. Belladonna



La Belladonna è una pianta che cresce sui muri e nei vecchi ruderi e fiorisce nei mesi estivi. Tutte le parti della pianta sono velenose.

La parte più tossica, sono i frutti (bacche), che costituiscono un veleno altamente letale e, vista la loro somiglianza con le ciliegie, combinato con il loro sapore dolciastro, hanno indotto molte persone a consumarli, ignari del pericolo mortale.

La dose letale per un adulto è  di  100mg (ma ne basta circa la metà per essere letale ad un bambino). La belladonna agisce specialmente sul cervello e i sintomi dell'avvelenamento insorgono molto rapidamente, e la morte avviene per paralisi generalmente in 24-36 ore.

Nell'antica Roma, nel Medioevo e pure   nel Rinascimento veniva usata diluita come collirio dalle donne per dare colorito al viso e per rendere le loro pupille più dilatate e l’occhio più vistoso. In Germania viene conosciuta sotto il nome di “ciliegia della pazzia” in quanto veniva utilizzata contro i nemici come un metodo di confessione.



Le streghe nel medioevo la usavano per effettuare i famosi voli con la loro scopa. O almeno loro pensavano cosi. In realtà, uno degli effetti collaterali principali che può produrre il consumo di belladonna sono le allucinazioni. Si iniziava con una paralisi a causa della perdita di sensibilità e l’effetto allucinogeno faceva in un certo senso da “contorno”, dando la sensazione di “alzarsi in volo” e di aver compiuto un viaggio.


FINE
 

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