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veleni mortali famosi
parte
III
4. Aconito
L'aconite è una pianta che cresce nei luoghi ombreggiati
delle zone montuose e collinari e fiorisce nei mesi di maggio e giugno. Viene
coltivata anche come pianta ornamentale nei nostri giardini.
Il principio attivo della pianta è l'aconitina, che si può
ridurre facilmente in una polvere di color bianco-giallo. Il suo sapore è molto
pungente e aspro. E' solubilissimo nell'alcool, ma risulta poco solubile in
acqua.
È uno dei veleni più potenti che si conoscano. La dose
letale per l'uomo è di 5mg/kg di massa corporea e la morte avviene in poche ore
dopo crampi violenti e perdita completa della coscienza e non si conoscono
antidoti.
Nella mitologia greca si narra che Cerbero, il cane che
custodiva gli Inferi, portasse nella bava i semi di aconite. E quando Ercole
l'ha rapito per portarlo sulla Terra, la rabbia del cane era tale che, la sua
saliva a contatto col suolo, ha fatto nascere la pianta di aconite.
Questa pianta viene anche conosciuta come "l'erba del
diavolo" perché è tanto bella quanto velenosa. Pensate che il suo veleno
può essere assorbito dalla pelle, tenendo semplicemente un mazzo di aconite in
mano: per cui se andate in motagna non raccoglietela, contentatevi di qualche
amanita falloide!.
Con l’olio, ottenuto tramite un
processo di distillazione, lungo ed elaborato (vedi la fornace sotto) si poteva
preparare anche l'unguento.
Con unguenti di aconito particolarmente densi e appiccicosi si umettavano i
pugnali (gli stiletti): una garanzia sull’esito della pugnalata! Anche i dardi
di balestra, a volte, venivano umettati! L’aconitina viene rapidamente
assorbita dopo ingestione orale o (come nel caso del pugnale) per contatto
dermico, meglio se direttamente nel sangue. L’ingestione di 3 grammi di droga
fresca può portare alla morte un uomo in poche ore. Gli alcaloidi
dell’aconito colpiscono principalmente il cuore, il sistema nervoso
centrale e periferico.
5. Belladonna
La Belladonna è una pianta che cresce sui muri e nei vecchi
ruderi e fiorisce nei mesi estivi. Tutte le parti della pianta sono velenose.
La parte più tossica, sono i frutti (bacche), che
costituiscono un veleno altamente letale e, vista la loro somiglianza con le
ciliegie, combinato con il loro sapore dolciastro, hanno indotto molte persone
a consumarli, ignari del pericolo mortale.
La dose letale per un adulto è di
100mg (ma ne basta circa la metà per essere letale ad un bambino). La
belladonna agisce specialmente sul cervello e i sintomi dell'avvelenamento insorgono
molto rapidamente, e la morte avviene per paralisi generalmente in 24-36 ore.
Nell'antica Roma, nel Medioevo e pure nel
Rinascimento veniva usata diluita come collirio dalle donne per dare colorito
al viso e per rendere le loro pupille più dilatate e l’occhio più vistoso. In
Germania viene conosciuta sotto il nome di “ciliegia della pazzia” in
quanto veniva utilizzata contro i nemici come un metodo di confessione.
Le streghe nel medioevo la usavano per effettuare i famosi
voli con la loro scopa. O almeno loro pensavano cosi. In realtà, uno degli
effetti collaterali principali che può produrre il consumo di belladonna sono
le allucinazioni. Si iniziava con una paralisi a causa della perdita di
sensibilità e l’effetto allucinogeno faceva in un certo senso da “contorno”,
dando la sensazione di “alzarsi in volo” e di aver compiuto un viaggio.
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