Il gufo giallo
recensioni di romanzi gialli
recensioni di romanzi gialli
Giudizio n. 127
Ah l'amore l'amore
Antonio Manzini
Sellerio
Indagine al tempo del ricovero
Rocco, oltre all'operazione,
è costretto all'introspezione. L'ambiente dell'ospedale (l'ospedale di Aosta ha qualche somiglianza con l'Hotel Overlook! Soprattutto nei meandri sotterranei...) l'aiuta, ma lo deprime.
«Lì dentro il tempo era sospeso, a regolare
l’esistenza e la cadenza temporale erano i dolori, le piccole, analisi e
prelievi. E le visite. Mogli, mariti, fratelli e fidanzati che ogni giorno si
presentavano nelle stanze, un traffico continuo di bottiglie d’acqua, dolcetti,
giornali e riviste che cercavano di nascondere l’ansia e la paura. Turnazioni
di amici o parenti con lo stesso sorriso a mezza bocca e le stesse notizie di
chi è fuori e prosegue nella sua quotidianità. ...»
Rocco,
il ribelle apatico, tarda ad adeguarsi, ad adattarsi, anche se lo sapeva benissimo.
Sapeva anche che le notti negli ospedali sono molto più lunghe dei giorni; sono
tempo ininterrotto, interminabile.
È
il 26 dicembre e il "vicequestore" (ci tiene a farsi chiamare così!)
Schiavone ha appena subito un importante intervento chirurgico atto a salvargli
la vita ma che gli è costato un rene. Quasi contemporaneamente alla medesima
operazione, una nefrectomia radicale, è sottoposto Roberto Sirchia (stesse
iniziali!), il quale, non riesce però a sopravvivere alle procedure mediche
attuate. Nei confronti di Filippo Negri, primario del reparto, scatta una
denuncia per presunto errore medico: Sirchia, possessore del gruppo sanguigno 0 Rh
negativo ha subito una trasfusione errata. Ma com’è possibile se nel
sacco trasfusionale proprio quello era il gruppo contenuto?
Per
Rocco qualcosa non torna: sente puzza di bruciato, in effetti c’è un odore
strano, uno strano olezzo, ma stimolante. Troppi sono i tasselli che non vanno
al loro posto soprattutto se si considera che l'operazione doveva essere
effettuata già un mese prima al tragico evento e che era stata rimandata
esclusivamente a causa di un peggioramento delle condizioni di salute del
paziente.
«
Dottor Negri, io e lei in fondo lavoriamo
nello stesso campo. Lei deve evitare che una persona diventi un cadavere, io
devo capire chi quel cadavere l’ha prodotto. Due anelli di una stessa catena.
Le sue mani mi hanno salvato la vita, ora tocca a me.»
Con
Ah
l’amore l’amore torna in
libreria Rocco Schiavone, il cinico antieroe eroe di Antonio Manzini. I fatti ripartono
esattamente dal dove li avevamo lasciati e cioè da quella sparatoria sul
piazzale della ditta Roversi, quando, il vicequestore, insieme alla sua
squadra, aveva portato a termine l’arresto della banda di falsari e rapinatori
responsabili di un duplice omicidio a Saint-Vincet.
Enigma
non ancora risolto riguardava quella pallottola sparata da non si sa chi, che aveva gravemente ferito il vice questore di polizia.
Pallottola che lo ha costretto ad una degenza natalizia. Sebbene
provato, a digiuno e stanco non solo fisicamente, si riporta in prima linea con
un’indagine che solo in apparenza può essere ricondotta ad un caso di malasanità.
La
trama che si sviluppa pagina dopo pagina
è solida, stringente e intrigante, il giallo ben orchestrato così come la linea
narrativa che è logica e ben costruita. C'è poi la meta trama, gli amici
romani, il turpe Baiocchi e altro. Ma è una Roma che non c'è più, che vive solo
nei ricordi, un luogo della memoria ormai non recuperabile.
Manzini,
propone anche altre riflessioni banali sulla odierna realtà ospedaliera sempre più ridotta ad una
gestione amministrativa di un’azienda più che ad un luogo all’interno del quale
curare le persone.
La burocrazia, cioè, impera sovrana e detta regole
imprescindibili e insindacabili per ogni membro del personale e della degenza.
ma è solo contorno, la sostanza, come negli altri romanzi è nella mitizzata, da
Rocco, Roma del passato. La Roma com'era dei fratelli Alinari!
E'
lì che l’autore si interroga e ci interroga sui valori umani, sui principi,
sulla forza della memoria e sul denaro che è una costante che spesso può
portare a compiere gesta di dubbia moralità.
Per
concludere: un coerente seguito della
serie, un libro piacevole e scorrevole (più stringato ed essenziale del solito)
che non mancherà di conquistare il cuore degli appassionati. Ma non è tutto.
Ribadisco, c'è la ricerca, attraverso gli amici romani (amici di gioventù),
della Roma che non c'è più! Nostalgia, senso di abbandono, tristezza per i
ricordi? La tristezza che li avvolge come miele... chissà?
«
Quando uno ha un rapporto esclusivo,
tende a cacciare tutto e tutti, il mondo intero. È quello che abbiamo fatto.
Solo che il mondo poi rientra da una finestra, e te la fa pagare. Ti ricordi?
».
Piacevole
ritorno, consiglio di leggerlo, vi divertirete, ma non riderete, il sottofondo,
il retrogusto,... è amaro!
Voto
****/5
Indagine al tempo del ricovero
Rocco, oltre all'operazione,
è costretto all'introspezione. L'ambiente dell'ospedale (l'ospedale di Aosta ha qualche somiglianza con l'Hotel Overlook! Soprattutto nei meandri sotterranei...) l'aiuta, ma lo deprime.
«Lì dentro il tempo era sospeso, a regolare
l’esistenza e la cadenza temporale erano i dolori, le piccole, analisi e
prelievi. E le visite. Mogli, mariti, fratelli e fidanzati che ogni giorno si
presentavano nelle stanze, un traffico continuo di bottiglie d’acqua, dolcetti,
giornali e riviste che cercavano di nascondere l’ansia e la paura. Turnazioni
di amici o parenti con lo stesso sorriso a mezza bocca e le stesse notizie di
chi è fuori e prosegue nella sua quotidianità. ...»
Rocco,
il ribelle apatico, tarda ad adeguarsi, ad adattarsi, anche se lo sapeva benissimo.
Sapeva anche che le notti negli ospedali sono molto più lunghe dei giorni; sono
tempo ininterrotto, interminabile.
È
il 26 dicembre e il "vicequestore" (ci tiene a farsi chiamare così!)
Schiavone ha appena subito un importante intervento chirurgico atto a salvargli
la vita ma che gli è costato un rene. Quasi contemporaneamente alla medesima
operazione, una nefrectomia radicale, è sottoposto Roberto Sirchia (stesse
iniziali!), il quale, non riesce però a sopravvivere alle procedure mediche
attuate. Nei confronti di Filippo Negri, primario del reparto, scatta una
denuncia per presunto errore medico: Sirchia, possessore del gruppo sanguigno 0 Rh
negativo ha subito una trasfusione errata. Ma com’è possibile se nel
sacco trasfusionale proprio quello era il gruppo contenuto?
Per
Rocco qualcosa non torna: sente puzza di bruciato, in effetti c’è un odore
strano, uno strano olezzo, ma stimolante. Troppi sono i tasselli che non vanno
al loro posto soprattutto se si considera che l'operazione doveva essere
effettuata già un mese prima al tragico evento e che era stata rimandata
esclusivamente a causa di un peggioramento delle condizioni di salute del
paziente.
«
Dottor Negri, io e lei in fondo lavoriamo
nello stesso campo. Lei deve evitare che una persona diventi un cadavere, io
devo capire chi quel cadavere l’ha prodotto. Due anelli di una stessa catena.
Le sue mani mi hanno salvato la vita, ora tocca a me.»
Con
Ah
l’amore l’amore torna in
libreria Rocco Schiavone, il cinico antieroe eroe di Antonio Manzini. I fatti ripartono
esattamente dal dove li avevamo lasciati e cioè da quella sparatoria sul
piazzale della ditta Roversi, quando, il vicequestore, insieme alla sua
squadra, aveva portato a termine l’arresto della banda di falsari e rapinatori
responsabili di un duplice omicidio a Saint-Vincet.
Enigma
non ancora risolto riguardava quella pallottola sparata da non si sa chi, che aveva gravemente ferito il vice questore di polizia.
Pallottola che lo ha costretto ad una degenza natalizia. Sebbene
provato, a digiuno e stanco non solo fisicamente, si riporta in prima linea con
un’indagine che solo in apparenza può essere ricondotta ad un caso di malasanità.
La
trama che si sviluppa pagina dopo pagina
è solida, stringente e intrigante, il giallo ben orchestrato così come la linea
narrativa che è logica e ben costruita. C'è poi la meta trama, gli amici
romani, il turpe Baiocchi e altro. Ma è una Roma che non c'è più, che vive solo
nei ricordi, un luogo della memoria ormai non recuperabile.
Manzini,
propone anche altre riflessioni banali sulla odierna realtà ospedaliera sempre più ridotta ad una
gestione amministrativa di un’azienda più che ad un luogo all’interno del quale
curare le persone.
La burocrazia, cioè, impera sovrana e detta regole
imprescindibili e insindacabili per ogni membro del personale e della degenza.
ma è solo contorno, la sostanza, come negli altri romanzi è nella mitizzata, da
Rocco, Roma del passato. La Roma com'era dei fratelli Alinari!
E'
lì che l’autore si interroga e ci interroga sui valori umani, sui principi,
sulla forza della memoria e sul denaro che è una costante che spesso può
portare a compiere gesta di dubbia moralità.
Per
concludere: un coerente seguito della
serie, un libro piacevole e scorrevole (più stringato ed essenziale del solito)
che non mancherà di conquistare il cuore degli appassionati. Ma non è tutto.
Ribadisco, c'è la ricerca, attraverso gli amici romani (amici di gioventù),
della Roma che non c'è più! Nostalgia, senso di abbandono, tristezza per i
ricordi? La tristezza che li avvolge come miele... chissà?
«
Quando uno ha un rapporto esclusivo,
tende a cacciare tutto e tutti, il mondo intero. È quello che abbiamo fatto.
Solo che il mondo poi rientra da una finestra, e te la fa pagare. Ti ricordi?
».
Piacevole
ritorno, consiglio di leggerlo, vi divertirete, ma non riderete, il sottofondo,
il retrogusto,... è amaro!
Voto
****/5
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