Commedia nera n.1
Francesco Recami
Sellerio
Che fretta c'era?... doveva fermarsi e tornare alla
ringhiera!
Avevo
apprezzato Recami quando raccontava dalla ringhiera. Ora che, fin dal titolo,
"pretende" di propinarci una black comedy all'inglese mi dichiaro
profondamente deluso.
So
per esperienza (maneggio un po' il mestolo) che per fare una buona zuppa della
nonna non basta la ricetta che si è ritrovato in un cassetto di un vecchio comò
in soffitta... occorre averla vista, la nonna, "romenare" l'impasto dentro la
pentola e averne assaggiato con lei, work
in progress, il sapore.
Recami sembra non saperlo infatti, senza averle digerite, ha preso alcune frattaglie de La signora omicidi (il
film), spezzoni di cartoni animati (Will Coyote e Beep Beep), qualche
rimasuglio dai racconti di Gogol (soprattutto quelli di San Pietroburgo).
Per
dar sapore: un vecchio dado stantio di doppio brodo Star e sale sciapo di salgemma. Risultato: un petardo di
polvere bagnata a miccia lunga: non si ride mai. Tutto è tristemente
prevedibile e la reiterazione degli eventi anziché da Bolero di Ravel è come il
ronzio di un moscone intrappolato dietro la tenda. Fastidioso insomma.
La
storia poteva anche esser carina: un marito progressivamente vessato dalla
moglie. Il mite che pian piano matura istinti omicidi... ma tutto accade senza
ritmo e gli esiti delle sue azioni anziché sorprendere irritano.
Purtroppo
inglesi si nasce, non si diventa, come abbiamo imparato da Alberto Sordi (Fumo di Londra). Recami è di Firenze: ha due possibilità. O
segue la strada di Malvaldi che fa il pisano a Pisa dimostando d'esser pisano o fa
l'italiano con nostalgia del Bargello. Come fa Manzini che fa l'italiano ad
Aosta ma parla di Roma con tanta nostalgia di Roma. Per dirla con Carosone "Tu vo' fa l'anglicano... anglicano,
anglicano, Siente a me chi t''o ffa fá?". Insomma la black comedy non
è per lui.
Ultima
cosa, ma non per questo meno importante: l'editing. Non è responsabilità
dell'autore, ma di qualcuno che non conosco. Un editor della gloriosa casa Sellerio non può
consentire ad un autore frasi e forme verbali così sciatte. Anche se lui è nativo di Enna e l'autore (come nel nostro caso) è di Firenze, patria ingrata di Dante! Lo dico perché ce ne sono troppi di queste disattenzioni paralessicali. Il
timore reverenziale è giusto ci sia, e pure il rispetto per il lavoro dell'autore,
ma un editor deve proporsi come miglioratore non come zerbino... alla Sellerio poi! Della serie "Chi controlla il controllore?".
Leggerò
ancora Recami, ma su altri temi, le altre due commedie nere non mi attraggono
per niente.
Voto
**/5
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