(libero sviluppo da una nota di Giorgio Galli)
Nella puntata precedente si parlava di Ed McBain, l'autore più rappresentativo dell'epoca post hard boiled.
L'inventore del giallo "procedurale", anche se piuttosto misogino (vedi Fulmini sull'87° distretto) e quindi indietro coi tempi, era in sintonia con la valutazione della democrazia rappresentativa come "sistema di procedure", sistema nel quale, lui purtroppo intendeva che il momento della conservazione dovesse prevalere su quello dell'innovazione.
Ben diverso il contributo di Ruth Rendell ancora nostalgicamente legata agli stilemi e alle logiche sociali del giallo classico all'inglese. Il suo ispettore Wexford è indubbiamente più umano di Poirot o di Philo Vance, ma il mondo che evolve è da lei visto con occhio severo e giudizio negativo, quando non dispregiativo!
Lo stile di vita dei giovani, le idee del '68 e altre "novità" sono poco tollerate. I "figli dei fiori", nelle sue righe, sono solo figli degeneri!
Due big a cui si contrappongono con minor successo (di vendite non per fortuna di idee) degli autori minori.
Parlo soprattutto di Robert B. Parker col suo colto personaggio, il detective Spenser. I romanzi di Parker si leggono con soddisfazione, ma evidenziano anche una crisi del giallo: quando i personaggi sono colti, la trama risulta fragile e il plot moscio!
W. J. Burley col sovrintendente del Dipartimento criminale di Scotland Yard Charles Wycliffe, trovandosi a corto d'idee, viola addirittura le regole auree di S.S Van Dine: il mistero si spiega con manifestazioni di pazzia!
E' l'evidente crisi del giallo classico: se le trame sono buone, manca l'enigma; se il finale è a sorpresa, è solo perché la psicopatia si sostituisce alla logica.
Gli autori che ne sono consapevoli si vestono di noir! Svolta che, come si è detto viene da lontano, da un mezzo secolo prima!
Durante questi gloriosi cinquanta anni fa scuola David Goodis l'autore che si merita la fama di aver aperto e chiuso la stagione del Noir.
Il merito è però anche di Humphey Bogart interprete del fil (La fuga in Italia) tratto dal romanzo di Goodis.
In verità la stagione del Noir, ogni tanto, da dei colpi di coda: sì, a volte ritorna, come i "non morti"! Il noir è una delle linee evolutive del giallo (non la sola, come abbiamo già detto), che come genere letterario si trova in una fase difficile: mancanza di nuovi spunti! Col noir si hanno maggiori possibilità che col giallo classico.
Arriva così una valanga di nuovi autori: James Ellroy, Elmore Leonard, Andrew Vachss, Joe Gores... Soprattutto Ellroy: i suoi personaggi non hanno niente di soprannaturale, sono dannati resi mostri dalla loro stessa esistenza.
Ellroy esaspera ed enfatizza anche la tradizione reazionaria del giallo: Dalia nera segna il passaggio dalla breve stagione della mostruosità soprannaturale a quella naturale. Di questa svolta ne paghiamo ancora le conseguenze, pure in Italia: Io uccido, Almost Blue e via a seguire!
Nonostante questo, accanto all'ipotesi che ciò sia il frutto avvelenato nato dalle contraddizione del "capitalismo maturo" e parallelamente al trionfo della disperazione del noir si nota un rifiorire del giallo sociale, di nuovo aperto alla speranza: conseguente reazione post Reaganiana?
Sembrerebbe di sì, se si va a rileggere il romanzo La città che scotta di John Douglas. Il libro è infatti caratterizzato da riferimenti politici che non sono né casuali, né disimpegnati, ma appaiono di aperta critica agli anni del presidente Reagan, presentati come anni di difficoltà e crisi.
Per concludere devo sottolineare un fatto. Anche se le sintonie tra il romanzo giallo come genere e il contesto sociale nel quale si sono sviluppate le diverse modalità narrative (classico, poliziesco, procedurale, noir ...) sembrano indubbie (e forse lo sono) sarebbe eccessivo vedervi sempre e comunque un specchio della realtà. Gli autori sono spesso abili nello sfruttare sfumature o paradossi del contesto sociale (anche del passato, per loro fini commerciali, per tale motivo non sempre sono sinceri.
Con questo ho chiuso, mi ritiro in disparte, perché anch'io come autore, nel mio piccolo, ho qualche colpa!
FINE
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